Storia originariamente pubblicata sul loro sito personale: https://elenaelaura.home.blog/2020/04/28/la-storia-di-Teresa-seconda-parte-di-elena-canepa-e-laura-canepa/

I tedeschi non ne volevano sapere di andarsene. C’era perfino qualcuno che si era seduto su sgabelli improvvisati e continuava a sbiascicare parole che per lei erano senza senso.

Teresa continuava a rimanere ferma immobile ad osservare la scena. D’un tratto il cuore cominciò a batterle all’impazzata: uno dei soldati, un po’ barcollante, ma molto più in forze di tutti gli altri, le andò pericolosamente contro. Teresa si tappò nuovamente la bocca trattenendo il fiato, restando nascosta dietro il cespuglio.

Il tedesco aprì i pantaloni e cominciò ad urinare proprio a fianco della ragazza. Quando l’uomo ebbe terminato si risistemò la cintura e fece per tornare dai compagni.

Teresa stava per tirare un sospiro di sollievo quand’ecco che, in una frazione di secondo, una grossa mano la afferrò per il braccio tirandola su di peso.

Il tedesco la guardò negli occhi parlandole in modo incomprensibile e ridendo.

«Du bist wunderschön» ripeté il soldato guardandola con desiderio.

Teresa cercò di liberarsi dalla presa dell’uomo che però era troppo forte rispetto a lei, fragile e indifesa.

Il soldato si girò verso i compagni ubriachi, mostrandola come un trofeo e ottenne risate e cenni di approvazione.

Iniziò a trascinarla con sé, lontano dalla locanda verso il bosco, mentre Teresa cercava di liberarsi colpendo l’uomo col braccio libero.

A nulla valsero i suoi tentativi, perciò prese tutto il fiato che aveva in corpo e si mise ad urlare più forte che poté.

Il tedesco bofonchiò qualcosa in modo duro e autoritario mentre la ragazza continuava a dimenarsi e ad urlare. Poi si fermò, la mise a terra e iniziò a prenderla a pugni e ad insultarla finché non cadde priva di forze.

Il soldato si sbottonò nuovamente i pantaloni, le tirò su violentemente la gonna e si approfittò di lei.Teresa, stremata, subì quell’atto osceno senza riuscire ad opporre resistenza, immobile e con le lacrime a rigarle il volto. Dopo attimi che parvero ore, il soldato si alzò, si sistemò i pantaloni e la lasciò a terra svenuta.

Quando Teresa si svegliò, con la testa che le girava, provò ad alzarsi a fatica. Le gambe erano come paralizzate ed ogni nervo del suo corpo era teso. Prese un fazzoletto di stoffa dalla tasca e si pulì la bocca dal sangue secco che le era uscito copiosamente. La faccia gonfia e dolorante era umida di lacrime che scendevano dagli occhi vuoti e spenti.

I soldati se n’erano andati, la locanda era chiusa e attorno a lei si udivano soltanto dei grilli e il gracchiare di qualche rana. Teresa era sola con sé stessa e non poteva far altro che tornare a casa.

Entrò dalla porta in lacrime. La madre, che aveva smesso da tempo di parlare, la fissò con sguardo assente. Teresa raccontò singhiozzando ciò che le era capitato. La madre, con gli occhi lucidi, non riuscì a pronunciare alcuna parola ma la abbracciò forte.

Le settimane si susseguirono e anche i mesi.

La guerra continuava a mietere vittime e a terrorizzare ogni città con continui bombardamenti aerei. Teresa notò un ritardo nel ciclo mestruale e ne parlò con la madre che, nel frattempo, aveva ricominciato a parlare. La donna, piangendo, rivelò alla figlia che, con tutta probabilità, il tedesco l’aveva messa incinta.

Per giorni Emilia e Teresa pensarono sul da farsi: esistevano alcune erbe che avrebbero potuto provocare un aborto.

CONTINUA…

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