«Spazio, fate spazio per favore!». Le squadre di ricerca tornarono con numerosi feriti trasportati su barelle improvvisate. Tra di loro, fortunatamente, c’erano anche i genitori di Valion, ma in pessime condizioni: la madre aveva il corpo completamente ustionato, muoveva a stento gli occhi; il padre respirava, ma purtroppo era privo di conoscenza.

«Tua madre ha bisogno di riposo e di medicine» disse il dottor Braker, «appena sarà possibile farò raccogliere delle erbe magiche nel bosco e preparerò un unguento che sanerà le sue ustioni e quelle degli altri feriti. Per quanto riguarda tuo padre… mi dispiace ragazzo, ma solo il tempo potrà dirci qualcosa.»

Valion sarebbe andato stupidamente ad affrontare da solo il drago se Feiria e Ireo non lo avessero fermato. Poco dopo, Zeiden prese nuovamente parola: «Ci troviamo di fronte a una catastrofe. Non voglio allarmarvi, ma i nostri antenati hanno lasciato un’unica soluzione: per uccidere questo drago esiste una spada. Questa spada si trova, però, nel regno delle fate e, come ben sapete, per arrivarci bisogna oltrepassare la terra degli orchi. Chi sarà così coraggioso da intraprendere questo viaggio?» chiese con rammarico.

Silenzio. Nessuno degli elfi si fece avanti. Dopo poco, una voce si levò urlando «Io!». Era Valion.

«Vaneggi, per caso, ragazzo?» urlò un anziano dalla folla.

«No, lo devo fare per i miei genitori!»

«Allora verrò anche io!» esclamò Ireo.

«E anche io!» aggiunse Feiria.

Ci furono molte proteste, soprattutto dal padre di Feiria, ma alla fine i ragazzi la spuntarono.

«Le fate non vi daranno la spada per nulla. Sono buone, ma molto gelose delle loro cose. Esiste un oggetto nella terra degli orchi che potrete dare loro in cambio: si tratta di un anello, capace di ingrandire o rimpicciolire le cose se girato tre volte su se stesso. Appartiene all’orco Gruck che lo porta sempre con sé».

I tre, dopo aver posto in uno zaino qualche provvista, si misero in marcia.Tutti gli altri elfi li osservarono in silenzio, ammirandoli per il loro coraggio.I saluti con i genitori furono rapidi perché i ragazzi assicurarono loro che sarebbero tornati presto, sani e salvi.Mentre si allontanavano, Zicro li fermò per dare loro una mappa con alcune importanti annotazioni: «L’ho ricopiata dal gran librone, vi sarà utile. E, cosa fondamentale, distinguerete Gruck dagli altri orchi per la grossa cicatrice che ha sull’occhio».Feiria ripose la mappa in una tasca e i tre ringraziarono e salutarono l’amico.

La prima destinazione era la terra degli orchi: la mappa indicava un passaggio. Giunti sul posto, trovarono una sgrammaticata scritta incisa nel legno della porta: “ELFI NON GRADDITI, GIRRATE AL LARGO”.

«Molto rassicurante» commentò Ireo.

Nonostante l’avvertimento, la mappa indicava di passare proprio di lì.

Entrarono senza apparenti difficoltà ma, fatti pochi passi, udirono un urlo agghiacciante.

«Un corvo sentinella!» esclamò Feiria, «sanno che c’è un intruso!».

Decisero di muoversi con più cautela, ma gli orchi erano in allarme e appena i tre si voltarono si ritrovarono faccia a faccia con un mastino inferocito. La bestia iniziò a ringhiare e, in un attimo, un orco fu su di loro. Gli elfi corsero via, mentre l’orco impazzito chiamava a raccolta i suoi compagni. Ben presto, tutti furono alle loro calcagna, comprese le orchesse che brandivano clave e mazze chiodate.

«Ho io qualcosa per rallentarli!» disse Ireo tirando fuori dalla tasca una manciata di polvere urticante. «Non so nemmeno io perché l’ho portata» disse ridendo. Si voltò e soffiò la polvere: ad uno ad uno gli orchi iniziarono a grattarsi come impazziti. «Andate! Io resto a tenerli impegnati» sogghignò Ireo.

CONTINUA…

Originariamente pubblicata sul sito: https://elenaelaura.home.blog/2020/06/02/belabard-seconda-parte-di-elena-canepa-e-laura-canepa/

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