Feiria e Valion si diressero alla capanna di Gruck con passo spedito.

Si inoltrarono nel bosco e, seguendo la mappa, arrivarono vicino ad un fiumiciattolo dalle acque nere. Sull’altra sponda si vedeva la capanna illuminata da una luce flebile. Attraversarono un ponte scricchiolante avvicinandosi a una finestra dalla quale si vedeva Gruck sonnecchiare, ignaro del trambusto nel villaggio. Teneva le mani intrecciate sulla pancia e l’anello scintillava al suo dito. Approfittando della disattenzione dell’orco, i due entrarono nella capanna e, senza un piano preciso, si avvicinarono per sfilargli l’anello. L’orco non si mosse, ma Feiria sentì che qualcosa non andava: alzò lo sguardo e vide Gruck che li stava fissando.

L’elfa fece un balzo all’indietro.Valion afferrò prontamente una mannaia e mozzò di netto il dito all’orco. Mentre quest’ultimo imprecava, i due acchiapparono il grosso anello e Valion lo girò tre volte a sinistra. Un lampo di luce investì l’orco che diventò piccolo quanto una formica.

«Come facevi a sapere che dovevi girare verso sinistra?» chiese stupita Feiria.

«Ho improvvisato!» rise Valion.

Scapparono dalla casa e videro correre verso di loro l’amico Ireo, seguito da una mandria inferocita di orchi: la polvere urticante aveva esaurito l’effetto.

Feiria consultò rapidamente la mappa e disse agli altri due di seguirla. C’era un passaggio che li avrebbe condotti fuori dalla terra degli orchi e direttamente nel regno delle fate.

Era un tunnel buio e gocciolante che sembrava senza fine. Ad un certo punto il passaggio si riempì di luce ed ecco apparire ai loro occhi il regno delle fate.

Un profumo dolce di fiori li pervase e tutte le fate nei paraggi volarono verso di loro con le piccole e luccicanti ali: «Vi aspettavamo! L’albero magico lo aveva predetto! Non dovete perdere alcun tempo! Il vostro villaggio non resisterà ancora per molto. Avete l’anello con voi?» chiese una delle fate vestita di un arancione scintillante.

«Sì, eccolo!» rispose Feiria.«Bene! Gli orchi ce lo avevano rubato molti anni fa e, purtroppo, la nostra magia all’interno della loro terra è inefficace» singhiozzò la fata. «Possiamo però spedirvi indietro in men che non si dica.» Fece un cenno ad un’altra fata dagli abiti verdi che sollevò in alto la magica spada. La porse a Valion che la impugnò con sguardo serio.

«Useremo la polvere magica!»

Si misero in cerchio sollevando le bacchette e una polvere di luce colorata sollevò i tre elfi che ringraziarono e salutarono con la mano.

Oltrepassarono la terra degli orchi in un baleno e, dopo poco, si ritrovarono di fronte alla grotta elfica. Gli altri uscirono dal nascondiglio gioiosi.

«Ce l’avete fatta!» gongolò Zicro.

I giovani elfi furono subito rifocillati. Intanto, la gente si accalcò attorno alla spada; Keriol, un elfo spocchioso, la prese in mano vantandosi, ma la spada sparò scintille luminose e dovette gettarla a terra per il dolore che gli aveva procurato.

«Attenzione! Solo un elfo può toccare la spada! Valion? Hai portato tu la spada fin qui?» urlò Zeiden.

«Sì!» fece lui.

«E allora, mio caro ragazzo, solo tu potrai salvare le sorti di Belabard!» sentenziò grave il bibliotecario.

La mattina seguente Valion si preparò a partire sotto gli occhi di tutti. All’apparenza era intrepido, ma provava un po’ di timore. Dopo pochi passi udì un sussurro. «Ehi» fece una voce proveniente da un cespuglio, «siamo noi!» dissero Feiria e Ireo. «Non ti lasceremo solo! Non potremo impugnare la spada, ma abbiamo comunque i nostri poteri magici.»

«Non dovevate venire» disse Valion «Non posso nascondervi, però, di essere sollevato.»

Il loro villaggio era irriconoscibile. Un’asfissiante puzza di fumo impregnava l’aria e la cenere creava una nebbia inquietante.Ecco il drago in lontananza, scuro e con gli occhi gialli.

Valion fece un passò in avanti, ma Feiria lo fermò. «Dobbiamo riflettere! Non possiamo buttare tutto all’aria.»

«Feiria ha ragione» confermò Ireo, «intanto armiamoci di questi!» e con un gesto fece comparire magicamente uno scudo in mano a ciascuno.

«Per tutti i folletti!» esclamò Feiria.

«Sentite, ho un piano» incominciò Valion. «Il drago, in questo momento, è fermo sotto la torre dell’orologio mistico. Dobbiamo essere veloci e approfittare della situazione. Non voglio mettere ulteriormente in pericolo le vostre vite» spiegò l’elfo. «Lo scudo è magico, vi proteggerà, dovrete solo fare attenzione a usarlo bene. Mentre io salirò in cima alla torre dell’orologio, voi dovrete distrarre il drago e portarlo sotto di me. Poi io mi butterò su di lui e lo trafiggerò con la spada…».

«Mi sembra molto difficile, Valion» disse Feiria «Hai considerato le possibilità che ci sono?» domandò poi.

«Abbiamo solo questa» rispose lui.

Feiria e Ireo comparvero dinnanzi al drago deglutendo spaventati. D’un tratto Ireo prese da terra una grossa pietra e la scagliò contro il nemico. L’essere si voltò, fece roteare i cattivi occhi gialli e li puntò sulle due figure che aveva davanti. Del fumo uscì ferocemente dalle sue narici e fece fuoco.

Una fiammata raggiunse Ireo, ma il giovane elfo la schivò e iniziò a far volare magicamente le macerie colpendo alla testa il drago.

Feiria, intanto, creò dei dardi magici e li scagliò contro le zampe della bestia.,

Valion nel frattempo, era giunto sulla cima della torre che era pericolosamente instabile a causa degli eventi degli ultimi giorni.

«Sbrigati, Valion! Non resisteremo ancora per molto!» urlò Ireo riparandosi dietro lo scudo da un’altra fiammata.

In quel momento udirono un urlo. Era Feiria, colpita dalla coda del drago e scagliata in mezzo alle rovine.

«No!» gridò Valion e si lanciò sul drago mozzandogli un orecchio.La bestia emise un ruggito feroce e si voltò verso l’elfo che lo aveva ferito.Valion, con un movimento fulmineo gli affondò la spada dritta nel cuore.Il nemico cadde rovinosamente a terra, morto.

Ireo e Valion, feriti ma vittoriosi, corsero dall’amica che ancora non si rialzava: riuscirono a svegliarla, ma lei non si mosse. Probabilmente Feiria aveva molte ossa rotte, così la riportarono in braccio, molto delicatamente, verso la grotta.

Tutti gli elfi, che erano in attesa, corsero verso di loro congratulandosi per l’impresa compiuta.

«Tuo padre si è risvegliato, Valion! Si è spezzato qualche sorta di incantesimo! Ah! Veleno di drago!» urlò Zicro in preda all’emozione.

La madre di Valion, invece, era in via di guarigione.

Adesso non restava che rimboccarsi le maniche e ricostruire il magico villaggio di Belabard.

Storia originariamente pubblicata sul sito: https://elenaelaura.home.blog/2020/06/04/belabard-terza-e-ultima-parte-di-elena-canepa-e-laura-canepa/

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