
Charlotte raggiunse la sua vecchia abitazione. Non era cambiato nulla, la casa era identica a come la ricordava. Prima di entrare, controllò se per caso tenevano ancora la chiave sotto la cesta. Non trovandola, si decise a bussare. Una giovane donna, qualche anno più grande di lei, apparve sull’uscio. Senza avere nemmeno il tempo di pensare a chi potesse essere, la donna la accolse: «Ciao, tu devi essere Charlotte, la sorella di James. Sei identica a tua madre. Scusa, è che ho fatto appena in tempo a conoscerla. Comunque accomodati.»
Charlotte, nonostante fosse certa della scomparsa della madre, quando la ragazza glielo ricordò, sentì venirle un nodo allo stomaco. «Grazie, sei molto gentile. Non ho avuto il tempo di avvisare nessuno, spero di non essere di disturbo. Immagino che tu sia…»
«La moglie di James, sì. Linda, piacere. Ci siamo sposati sei anni fa. »
«Sono felice per voi. Immagino cosa pensiate tutti voi di me. Lo comprendo, sai. Otto anni fa sono sparita con mio padre credendo di poter girare il mondo e vivere quella vita che avevo fino ad allora solo potuto sognare. Io sono nata in un paesino di montagna. Non ho nulla a che vedere con lo stile di vita della città.»
«Credo che tu abbia fatto la scelta giusta. Forse non ci siamo incrociate per poco. Io ho conosciuto James qualche mese prima della morte di Elena. È stato un periodo duro sia per lui che per Noah. Per un po’ Noah non ha voluto toccare cibo e James, beh lui ha deciso di costruire la sua famiglia per cercare di sotterrare il dolore della perdita.»
Charlotte non la stava più ascoltando. Un fiume di lacrime le rigava ormai tutto il volto. Non aveva ancora potuto piangere la madre. Ma adesso che si trovava nel luogo della sua infanzia, che sentiva la storia di Linda e il rimorso di non averle dato un ultimo saluto quando ancora poteva, nulla ostacolava più i suoi sentimenti. Finalmente, dopo molti anni, riapriva di nuovo il lucchetto del suo cuore al mondo intero.
Linda, sentendosi in colpa per aver detto qualcosa di sbagliato, si preoccupò subito di consolare Charlotte e la fece accomodare sulla sedia del piccolo soggiorno.
La stanza era arredata con mobili in larice e le pareti risplendevano dei quadri di Elena. Ogni singolo mobile era perfettamente levigato e allo stesso modo le cornici dei quadri. Un piccolo tavolo, sempre in larice, era collocato al centro della stanza. La luce solare penetrava dalla finestra di fianco alla poltrona. Per tanti anni Charlotte e i suoi fratelli si erano divertiti a fare scherzi e a spaventarsi l’un l’altro comparendo inaspettatamente da quella finestra quando o lei era immersa nella lettura di un libro o quando James e Noah giocavano con il nuovo modellino di aeroplano. Ma la cosa che sorprese di più Charlotte fu la vista del quadro della camera da letto della madre, quello che per anni lei aveva fissato giorno e notte senza dare alla figlia alcuna spiegazione. Lo conosceva perfettamente tanto che, se fosse stata brava a dipingere, lo avrebbe potuto riprodurre ad occhi chiusi. La cosa strana fu che solo dopo un po’ Charlotte se ne rese conto. È come se il quadro avesse deciso di nascondersi ai suoi occhi per un po’ o come se la madre avesse voluto accoglierla senza farla immergere subito nei ricordi del passato. James aveva recuperato tutti i dipinti della madre e ne aveva appesi alcuni alle pareti di casa sua, altri, per questione di spazio, li conservò nel magazzino.
«Posso offrirti qualcosa Charlotte? Ho preparato dei biscotti al miele per Chris, mio figlio. Aspetta che vado a preparare un piccolo vassoio.»«Grazie mille! In effetti non ho avuto modo di toccare cibo stamattina e il viaggio mi ha messo un certo appetito.»
«Arrivo subito» Linda andò in cucina e per qualche minuto lasciò Charlotte da sola in quella stanza a contemplare nuovamente quel posto che per dieci anni era stato casa sua. In qualunque angolo della stanza Charlotte posasse gli occhi, rivedeva scene di famiglia e questo le strappò un fugace sorriso.
Continua…
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