
Mentre Linda stava tornando dalla cucina con un piccolo vassoio di biscotti in mano, qualcuno bussò alla porta. Linda fece segno a Charlotte di andare ad aprire dato che lei aveva le mani impegnate. Sull’uscio si presentò una figura familiare, piccola e sorridente. Christoph era suo nipote e probabilmente tutti lo chiamavano Chris.
«Ciao Charlotte, come mai sei qui? Sei un’amica della mamma?»
«Vi conoscete?» chiese Linda stupita.
«Ho incontrato Chris mentre venivo qui che andava nella direzione opposta» disse Charlotte rivolgendosi alla cognata.
«Da papà nei campi. Solo che mi ha detto che sono ancora troppo piccolo per dargli una mano, che preferisce che badi alla mamma» aggiunse Chris.
«Ha ragione papà. Che ne dici di aiutarmi a preparare il pranzo? Vuoi?»
«Sì» disse Chris «ma solo se ci aiuta anche Charlotte»
«Per te va bene?» chiese Linda rivolgendosi a lei.
«Ovvio, sempre se non creo disturbo. Mi piace cucinare»
«Evviva!» urlò Chris, poi si avvicinò a Charlotte e la strinse in un tenero abbraccio. «rimani qui fino a stasera?»
«Se non ha altri programmi potrebbe rimanere qui anche questa notte. Nella tua cameretta, Chris, c’è un letto vuoto per quando arriverà il fratellino, giusto?»
«Non voglio essere di disturbo. Siete già in tre. Pensavo di fermarmi qualche giorno visto che non metto piede su questa terra da otto anni, ma…»
«Niente ma, Charlotte! Tu dormi da noi. Un po’ di compagnia femminile mi fa piacere e poi non vorrai dispiacere il piccolo Chris. Sembra proprio adorarti»
Chris, che in quel momento si trovava vicino a sua zia, la strinse nuovamente in un un abbraccio. Allora Charlotte, sentendosi improvvisamente attivata il suo istinto materno, lo prese in braccio e gli stampò sulla guancia un dolce bacio.
«Ti voglio già tanto bene, Chris. Io sono tua zia Charlotte, la sorella minore di papà»
Dopo aver preparato tutti e tre insieme il pranzo, Charlotte e Chris apparecchiarono la tavola e Linda stese il bucato sullo stendino appeso alla finestra, in attesa che il marito tornasse.
Al sentire bussare alla porta, madre e figlio concordarono con un gioco di sguardi che toccasse a Charlotte presentarsi a suo fratello. Volevano vedere la faccia di James in preda allo stupore.
Così Charlotte tentò, un secondo prima di aprire, di ricordarsi i lineamenti del volto del fratello, poi aprì la porta. Non riuscì a trattenere le lacrime e lo abbracciò con una stretta così forte che contagiò anche lui. Per James fu più difficile riconoscerla, dato che l’ultima volta lei era una bambina. Ma gli occhi, quelli sì, li ricordava proprio bene.
«Dai venite, il piatto si fa freddo. Comunque papà, la zia vuole più bene a me e poi è bravissima. Hai visto cosa ha portato. Una chitarra…»
Chris in preda alla gioia aveva detto parole su parole. Sia Linda che James erano contenti che il figlio parlasse tanto. A tre anni ancora non riusciva a scandire bene le sillabe e molte volte si bloccava. Per fortuna era stata sopo una questione di tempo, perchè ora, a cinque anni, il loro bambino era come tutti gli altri, anzi, più sveglio e forte!
A tavola, Charlotte raccontò il motivo per cui era tornata. Parlò di Lisa a James, ma il fratello non sapeva nemmeno chi fosse. Però le suggerì di controllare nelle vecchie cose della mamma, che erano rimaste per tutti questi anni nello scatolone sotto il letto della sua camera.
«Era proprio buona questa pasta, amore. E poi con il formaggio fresco di capra che ti porto io, è il condimento perfetto» disse James dopo aver svuotato il piatto.
«È vero, Linda. Sei una bravissima cuoca» aggiunse Charlotte.
«Che sono tutti questi complimenti? Fate come mio figlio. Mangia e sorride senza dir nulla e mi riempie di profonda soddisfazione» rispose Linda, strappando a tutti una dolce risata. Poi si rivolse esclusivamente a Charlotte: «Com’è Parigi? Intendo, la vita di città, la Torre Eiffel, il Louvre, la Senna?»
«Tutto stupendo, tranne la prima cosa. La vita di città può sembrare entusiasmante ad un turista, ma io, già dopo un mese trascorso in mezzo al traffico di gente, ai ritmi rigidi e ai mille appuntamenti giornalieri, volevo tornare a casa. Poi non l’ho fatto un po’ per nostro padre, un po’ perchè sapevo che solo lì avrei potuto realizzare il mio sogno, ovvero la musica.»
«Charlotte ha una voce angelica. Quando era bambina e viveva ancora qui la chiamavamo tutti, angelo di stella o qualcosa del genere. La sua voce riusciva a risvegliare anche i fiori secchi»
«Mio fratello è troppo gentile»
Proprio in quel momento arrivò Noah che trovandosi di fronte la sorella inaspettatamente, corse incredulo ad abbracciarla. «Lilly, che ci fai qui?»
«Lo stavo spiegando proprio ora. Sono tornata perché l’ha voluto la mamma, o meglio, la mamma mi ha lasciato questa lettera» e mentre lo diceva, Charlotte tirò fuori dalla tasca la lettera un po’ stropicciata della madre. Poi continuò «Qui c’è scritto che una certa nostra parente, molto vicina alla mamma, custodisce un segreto per me o qualcosa del genere. Dice che devo cercarla. Così, ho deciso di tornare a casa per vedere se effettivamente tra le vecchie cose della mamma trovo qualche indizio in più»
«Come hai detto che si chiama?» chiese Noah.
Charlotte prima di rispondergli si rese conto di quanto il fratello fosse cresciuto. A differenza di James, che alla sua partenza era già sviluppato, Noah era ancora in fase di crescita. Doveva ammettere che aveva subito un grande cambiamento e ora doveva essere circondato da belle ragazze dato il suo aspetto davvero affascinante. «Si chiama Lisa Durant, questo nome ti dice qualcosa?»
«Durant era il cognome della mamma. Ma non so proprio chi fosse questa Lisa» affermò Noah.
«Beh, credo tocchi scoprirlo a te, Lilly» disse James alzandosi da tavola.
«Se mi chiamate Lilly sembra quasi che non sia passato un solo istante dall’ultima volta.» disse sorridendo Charlotte ai fratelli. «James, Noah…Io, voglio chiedervi scusa. Scusa per essere sparita e scusa per aver preso il posto da prescelta, nonostante fossi la più piccola»
James si impegnò subito a rispondere «Non hai nulla di cui scusarti. Il fatto è che sei l’unica che ha un vero talento. Ci sei mancata, quello è vero, ma noi non abbiamo mai smesso di credere in te. Pensa, quando raccontavo di te a Chris, gli dicevo che tu ci avresti resi tutti famosi un giorno e che avremmo girato il mondo su un aereo privato.»
«James ha ragione. Io so fare il falegname, mi è sempre piaciuto realizzare piccoli modellini di legno e ora preparo i giochi per i bambini della scuola.»
«Hanno aperto una scuola in paese tre anni fa, Linda insegna lì come maestra di Italiano»
«Mi è sempre piaciuto insegnare. Essendo la maggiore, quando erano piccoli, ho insegnato ai miei fratelli. Ho risparmiato ai miei genitori i costi di due rate per la scuola. Poi, quando sono morti in un incidente, allora lì ho avuto bisogno di un aiuto, che solo James mi ha saputo dare.»
«Che storia triste, mi dispiace tanto» disse Charlotte, sconvolta da quella notizia terribile.
«Ma ora è trascorso un po’ di tempo e io ho ritrovato la mia serenità.»
«Biscotti?» azzardò una vocina.
«Sì Chris, ma basta che non li mangi tutti.»
In quel momento Charlotte si ricordò una cosa, anzi una persona, che avrebbe voluto tanto sapere in che condizioni fosse. Aveva paura però di ricevere una brutta notizia circa il suo stato attuale. Si fece coraggio e domandò a Noah: «Come sta il nonno Will?»
«Non molto bene. Il nonno è gravemente malato e il medico gli ha garantito un paio di mesi di vita. Credo che tu sia arrivata giusto in tempo per vederlo un’ultima volta.»
«Vado a trovarlo, abita ancora lì, giusto?»
«Sì» rispose Noah.
«Va bene, grazie. Torno tra poco, salutami tu gli altri.»
«Lilly aspetta…» Noah aspettò che la sorella si voltasse «Il nonno non ha mai smesso di pensare a te. Suonava per te ogni singolo giorno.»
A quelle parole il cuore di Charlotte si riempì di una fortissima sensazione. Non vedeva l’ora di riabbracciarlo e cantare con lui.
Continua…
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