By Luisa Zambrotta Blog

(Qui la prima e la seconda parte)

L’Imperatore bizantino Michele III, costretto al matrimonio con la basilissa Eudokia Decapolitissa, non era mai stato felice con lei, che non riusciva neppure a dargli un erede. Quindi, dopo l’allontanamento della madre Teodora e la sua reclusione insieme alle figlie in convento, riprese la relazione con Eudokia Ingerina, la donna che amava e che avrebbe desiderato sposare. Ma non voleva né rischiare scandali né inimicarsi il clero, quindi decise di non divorziare dalla legittima moglie, ma di trovare una soluzione più soddisfacente. Costrinse il suo consigliere Basilio a divorziare dalla moglie Maria dalla quale aveva avuto anche dei figli e a sposare la sua Ingerina. In tal modo avrebbe potuto averla a corte, vicino a sé. Per ricompensarlo, gli concesse le attenzioni e la disponibilità della sorella Tecla, che venne pertanto fatta uscire dalla clausura.

Basilio, amico e confidente di Michele, divenne sempre più ascoltato e influente, fino a riuscire a convincerlo che lo zio Barda, divenuto troppo potente, mirasse al trono. Una volta eliminato l’ingombrante cesare, ottenne di essere associato al trono come co-imperatore, al posto del defunto, e di essere anche adottato (e dunque reso erede).
Una mossa strana, quell’adozione, anche se sembra che il piccolo Leone, ufficialmente figlio di Basilio e Ingerina, fosse in realtà figlio di Michele III. Con quell’atto l’imperatore si assicurava che l’Impero sarebbe passato prima o poi a suo figlio naturale. Se avesse invece riconosciuto ufficialmente Leone come figlio, avrebbe creato uno scandalo e messo a rischio non solo il suo potere imperiale, ma anche la vita del piccolo. Non era infatti raro che i pretendenti scomodi venissero accecati o castrati, poiché il trono veniva precluso a ciechi ed eunuchi.

Quando sembrò che Michele volesse cambiare atteggiamento nei confronti di Basilio, questi, timoroso di fare la stessa fine che lui aveva orchestrato per Barda, ordì una congiura.
Offrendogli un banchetto. passò la serata a gozzovigliare con quello che lo considerava un amico fidato e lo fece ubriacare . Quando l’imperatore si ritirò a riposare, Basilio lo accompagnò, addirittura baciandogli la mano in segno di rispetto. Una volta certo che Michele fosse addormentato, entrò nel suo appartamento, di cui aveva fatto manomettere le serrature, accompagnato da otto congiurati. L’imperatore che giaceva stordito nel suo letto fu trucidato: gli vennero mozzate di netto entrambe le mani e in seguito , non essendo ancora morto, fu finito con un colpo al ventre .
Il cadavere venne lasciato sul pavimento, con le budella di fuori e ricoperto di sangue. Solo più tardi gli fu buttata addosso la coperta di un suo cavallo.
Michele morì all’età di 27 anni, dopo 25 anni di regno, e Basilio, impadronendosi dell’impero, diede inizio a una nuova dinastia : la dinastia macedone.

Michele III ebbe una fama peggiore di quanto meritasse e il suo abuso di alcool divenne l’oggetto di una campagna denigratoria di ampia portata.
Denominato l’Ubriacone, fu accusato di lasciare il governo nella mani dei suoi favoriti, di aver dissipato tutto il tesoro imperiale, fino a mettere in vendita i preziosi ornamenti del palazzo e delle chiese.
Tuttavia le moderne rivalutazioni storiche ne hanno delineato un profilo abbastanza positivo, sia dal punto politico che finanziario e religioso.
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A bollarlo facendolo apparire come un essere spregevole, dedito al vizio e al vino, era stata non solo la storiografia ecclesiastica, ma anche la dinastia macedone che manipolò la memoria storica in una vera e propria ‘damnatio memoriae’ per togliere ogni colpa al proprio fondatore, Basilio I  il Macedone .

(3. Fine)

Immagine: Michele III incorona Basilio co-imperatore (Michael III Crowns Basil Co-emperor by Unknown Artist – Public Domain)

Una replica a “Michele III l’Ubriacone (parte 3)”

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