Blog di Marisa

Mi piace Annie Ernaux. Mi piace il suo modo di raccontarsi, oggettivo, quasi freddo, mi piace che parli di qualsiasi cosa, dalle più importanti alle più quotidiane, mi piace come sia capace di descriverci epoche diverse attraverso minimi particolari: le canzoni suonate al juke-box, la lunghezza delle gonne, le pile di barattoli di fagioli nella drogheria di sua madre. In questi giorni ho letto l’ultimo dei suoi libri, Una donna gelata: come tutti gli altri, mi sembra di capire che attinga a materiale autobiografico per farne materia universale. In questo caso è la storia in prima persona di una bambina che diventa ragazza e poi donna; che vorrebbe crearsi una vita sua, indipendente e piena, ma finisce per aderire alle convenzioni del tempo, a sposarsi e a mettere al mondo due bambini rinunciando in virtù di progressivi compromessi a tutta la sua libertà, a tutti i suoi sogni. A leggere le note biografiche su Wikipedia, si direbbe che il racconto sia del tutto aderente alla realtà.

Annie Ernaux ha 15 anni in più di me, è nata nel 1940, io nel ’55. Per età è più vicina a mia madre, nata nel 1933, che a me. Eppure leggendo le sue pagine ho ritrovato moltissimi elementi che potrebbero tranquillamente riferirsi a me, alla mia giovinezza, alle mie aspirazioni: nonostante tra me e lei ci sia il grande spartiacque del ’68, che tanto grande, almeno per certe cose, si vede che non lo è stato. Mi ha colpito la sua descrizione del rapporto di coppia, del matrimonio, della maternità. L’insorgere e il consolidarsi della differenza (la differenza tra uomo e donna) pur all’interno di una coppia che si reputa moderna, aperta e priva di pregiudizi. In un mondo, il suo, metà degli anni ’60, che pure dovrebbe star iniziando a cambiare; il mio, primi anni ’80, che certe cose avrebbe dovuto averle acquisite già da qualche anno. E invece ritrovo, identiche: le sollecitazioni rivolte alla donna perché metta su famiglia, la gestione della casa completamente accollata sulle sue spalle, idem per l’allevamento dei figli, con l’eccezione dei primi mesi di vita del primogenito, quando il padre, preda di un entusiasmo che farà presto a sbollire, collabora nella gestione del neonato; i consigli delle donne più esperte, tra saggezza a buon mercato e condiscendenza; le altre madri, più brave, più dedite, più pazienti e capaci; persino, da parte di qualcuna, la rinuncia al lavoro. In fin dei conti il lavoro della donna è meno importante di quello dell’uomo, no? Può anche essere un “lavoretto” per arrotondare, che lasci spazio alla cura della casa e dei figli. E queste donne che vogliono essere chissà chi, quando non c’è nulla di più bello che essere mamma…

Intendiamoci: io non rinnego la mia vita dedicata in larga parte alla famiglia, facendo acrobazie per conciliare vita domestica e lavoro. Ho amato e amo i miei figli, non è questo il punto. Il punto, come dice Ernaux, è la differenza. La donna, ai miei tempi come ai suoi, ha sempre in mente la casa, la spesa, i figli. La donna trascorre lunghi anni senza avere tempo per sé. La donna lavora in casa e fuori, l’uomo, se è bravo, “aiuta”.

«Mio marito mi aiuta»: il mio era un marito che aiutava, ma io provavo difficoltà a pronunciare questa frase, sentivo una invincibile ripugnanza: “mio marito mi aiuta” vuol dire che l’incombenza è mia, e che se vuole lui può dare una mano.

«Vai in gita con la scuola? E a tuo marito chi gliene fa, da mangiare?»

«Oh, senti, preferisco non averlo tra i piedi in cucina, non fa che pasticci, faccio molto prima da sola.»

«Come, li mandi al nido?»

«Non preferiresti stare a casa, se tuo marito guadagnasse abbastanza da mantenerti?»

No: non volevo essere mantenuta, solo la parola mi faceva venire i brividi. E ancora adesso, quando mi chiedono come sia nata la mia passione per la scrittura, rispondo: scrivo da quando ero ragazza, ma poi il lavoro e la famiglia mi hanno tolto tutto il tempo, ho ripreso solo quando ho avuto più tempo per me. Già, in fondo, per un piccolo, insignificante hobby, che importanza ha?

3 risposte a “Una donna gelata Di Marisa Salabelle”

  1. Io sono nata 12 anni dopo di te, ma in tante cose mi ritrovo. E ritrovo frasi dette anche da donne più giovani…

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  2. Concordo con Alexandra, anche per noi donne nate negli anni 60 la situazione è la stessa 🤨

    Piace a 1 persona

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