By Pina Bertoli

Date: luglio 8, 2022Author: ilmestieredileggereblog 4 Commenti
Il più illustre autore straniero che ha ambientato le sue opere in Italia è senz’altro William Shakespeare: tragedie, commedie… gli esempi non mancano… Romeo e Giulietta, La Tempesta, Il Racconto d’Inverno, La bisbetica domata, Il Mercante di Venezia, l’Otello, Molto rumore per nulla…
Il drammaturgo inglese, in realtà, non aveva mai visitato il nostro Paese – o almeno così risulta dalle sue biografie ufficiali, ma nelle sue opere ci accompagna a Verona con Romeo e Giulietta, a Venezia con Il mercante di Venezia, anche l’Otello è ambientato, nella sua prima parte, in quella che all’epoca era la Repubblica di Venezia, a Padova con La bisbetica domata; ne I due gentiluomini di Verona i protagonisti provengono dalla città veneta, ma si recano in viaggio a Milano e qui si innamorano della giovane Silvia, la figlia del duca. Ed è un altro duca di Milano, Prospero, ad essere al centro di un’altra opera di Shakespeare: stiamo parlando de La tempesta. L’opera è ambientata in un’isola nel Mediterraneo ma nel corso del racconto compaiono altre città italiane. Una di queste è Napoli. Lungo le rive dell’Arno, seguiamo le vicende di Elena e Bertram nell’opera Tutto è bene quel che finisce bene: infatti a Firenze che ha luogo uno degli eventi cardine della storia. Anche la Sicilia, nelle opere di Shakespeare, ha un ruolo molto importante: ne La commedia degli errori infatti troviamo una bellissima Siracusa. Ne Il racconto d’inverno è invece Palermo ad essere protagonista. Il Palazzo dei Normanni, uno dei simboli del capoluogo siciliano, è perfettamente rappresentato all’inizio dell’opera, dove ha luogo l’incontro tra i re di Boemia e di Sicilia. Infine, Messina fa da sfondo alla commedia Molto rumore per nulla, un’opera leggera che ci trascina in una rocambolesca avventura durante la quale ci catapulta tra le vie del centro storico di una splendida città.
Il fascino del Bel Paese ha irretito torme di visitatori fin dai tempi del Gran Tour: il lungo viaggio nell’Europa continentale intrapreso dai ricchi dell’aristocrazia europea a partire dal XVIII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere, con partenza e arrivo in una medesima città. Aveva una durata non definita e di solito aveva come destinazione l’Italia. Il termine turismo e più in generale il fenomeno dei viaggi turistici odierni come cultura di massa ebbero origine proprio dal Grand Tour.
Di conseguenza molti autori stranieri, oltre a visitare nel passato e nel presente il nostro Paese, hanno deciso di ambientarvi le proprie opere.
L’Italia con la sua eredità della Roma antica, con i suoi monumenti, divenne uno dei posti più popolari da visitare e non a caso, dunque, molte delle opere di autori stranieri ambientate in Italia sono romanzi di ambientazione storica. Ma non solo: come vedremo, infatti, ci sono molte opere che si svolgono nell’Italia di oggi.
Partiamo da uno dei capostipiti:

Il castello d’Otranto è considerato il primo romanzo gotico. Ambientata nella città salentina di Otranto, è l’opera che diede l’avvio al genere letterario poi diffusosi tra il tardo Settecento e l’inizio dell’Ottocento e che ne dettò il canone: ambientazione arcaicizzante, castello, labirinto, sotterranei, scene notturne, damigelle in pericolo, fughe, minacce sessuali, elementi di soprannaturale, presenza pervasiva del doppio, il sogno infilato all’interno della trama.
Si suppone che gli avvenimenti si svolgano nel Duecento. Manfredo, signore di Otranto, nipote dell’usurpatore del regno che ha avvelenato Alfonso, il legittimo sovrano, vive sotto l’incubo di una profezia, secondo cui la stirpe dell’usurpatore continuerà a regnare, finché il legittimo sovrano non sia divenuto troppo grosso per abitare il castello e finché i discendenti maschi dell’usurpatore lo occupino. Quando la profezia sembra avverarsi, Manfredo atterrito confessa il modo dell’usurpazione e si ritira in un monastero con la moglie. Il romanzo fu pubblicato nel 1764 e, nella prima edizione, era descritto come una versione dall’italiano.

Corinna o l’Italia è un romanzo di Madame de Staël pubblicato nel 1807. Ambientato qualche anno prima, descrive l’incontro in Italia tra un giovane britannico e una poetessa italiana, Corinna, ispirata sia alle proprie vicende autobiografiche, sia alla biografia della Corilla Olimpica (Maria Maddalena Morelli). Corinna è ritenuto il primo romanzo della letteratura femminile dell’Ottocento: vero e proprio best seller europeo, preparò lettori, artisti e scrittori alla nuova estetica del Romanticismo.
Protagonista è sì Corinna, l’improvvisatrice che si ispira alla poetessa greca, ma anche l’Italia stessa. Non mancano infatti brani meno narrativi e più propriamente teorici inseriti tra i dialoghi dei protagonisti, che restituiscono un affresco del Bel Paese a cavallo fra i due secoli, nonché le idee estetiche dell’autrice. Le città che maggiormente spiccano sono Roma e Napoli.
Corinna è stato per tutto l’Ottocento un romanzo discusso (per i contenuti politici e culturali, per il ruolo anticonformista che vi gioca la donna) e amatissimo, tradotto e ristampato in tutta Europa, da cui sono state tratte edizioni illustrate, libretti d’opera, musiche, balletti, vere e proprie mode. Narrazione dell’ideale romantico di amore, fulgido esempio di una sensibilità totalmente nuova, già contemporanea, destinata a cambiare per sempre il modo di concepire l’arte e la figura dell’artista.

Stendhal fu un profondo conoscitore e ammiratore dell’Italia. Vi frequentò principi, militari, dame famose, poeti e artisti. Questo romanzo racconta il nostro paese (in parte reale, in parte di fantasia) attraverso le vicende del giovane Fabrizio del Dongo, incerto tra sogni d’amore e di gloria.
La Certosa di Parma fu pubblicato nel 1839. Racconta la storia di un nobile italiano durante l’Età napoleonica e il successivo periodo della Restaurazione. L’ispirazione gli venne dal ritrovamento di un manoscritto inautentico – L’origine delle grandezze della famiglia Farnese, una “cronaca” rinascimentale e per molti aspetti fantasiosa – sulla dissoluta giovinezza di Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III, e alter ego del protagonista del romanzo, Fabrizio del Dongo. Il titolo dell’opera si riferisce al monastero dell’Ordine certosino, il quale curiosamente è menzionato solo nell’ultima pagina dell’opera e non figura come luogo significativo nel romanzo. Le località italiane che compaiono nel romanzo sono Milano, Bologna e Parma.

Ambientato nella Venezia decadente di fine Ottocento, Il carteggio Aspern (1888) di Henry James narra i tentativi del protagonista, un critico letterario americano di cui non viene mai precisato il nome, di impadronirsi di una raccolta di documenti, per lo più lettere, scritti dal defunto poeta americano Jeffrey Aspern, al quale è totalmente devoto e che considera il miglior poeta di tutti i tempi. È una storia, James scrisse al suo editore, che «non può non piacervi: è brillante, e di un interesse che fa rabbrividire»: vi trionfano duplicità e ambivalenza tra complicità e raggiri, avidità e miseria, violazioni e morte.

Dallo splendore notturno di Firenze all’incanto magico della campagna romana, dal “crepuscolo veneziano illuminato dalla luce dei lampioni” all’arcana atmosfera della Roma archeologica; e poi, ancora, i freschi paesaggi alpini e la canicola estiva di Milano. Nove racconti in cui l’Italia ed i suoi monumenti ed il suo fascino, ma anche la sua gente ed i suoi vizi, sono allo stesso tempo comparse e protagonisti dell’arte narrativa di Henry James. Un vero e proprio tour italiano, singolarissimo, che segue il percorso narrativo del grande romanziere in un arco di tempo che va dal 1870 al 1900.

Ed eccoci ad uno dei romanzi in cui la “vista” è quella offerta dalla città di Firenze: scritto da E.M. Forster nel 1908, Camera con vista è rimasto nell’immaginario collettivo grazie al film del 1985 diretto da James Ivory.
L’opera narra la storia di una giovane donna nella cultura sessualmente repressa dell’Inghilterra dell’Età edoardiana. Nello scenario lussureggiante di una primavera italiana, l’incontro di Lucy Honeychurch, timorata signorina della buona borghesia inglese in viaggio in Italia, con George Emerson, giovane schietto e anticonformista, infrange le norme del perbenismo imperante e suscita l’indignazione di una società ostinatamente attaccata ai propri pregiudizi e alle convenzioni tacitamente accettate. Ma il richiamo alla vita e all’amore, propiziato dalla trasfigurata campagna toscana e dalla città di Firenze, è in Lucy troppo forte perché la morale del suo tempo possa averne ragione.

La morte a Venezia di Thomas Mann è una novella pubblicata nel 1912. Considerata come una delle opere più significative di Mann, è certamente una delle più note al grande pubblico, anche grazie all’omonimo film del 1971 per la regia di Luchino Visconti. È opinione diffusa che il personaggio di von Aschenbach si ispiri in parte al compositore Gustav Mahler. Il film di Luchino Visconti è infatti fortemente legato a questa identificazione, influenzando diverse parti originali della sceneggiatura che si sono andate a integrare sulla trama del racconto.
Gustav von Aschenbach cinquantenne scrittore di Monaco, raggiunte ormai fama e rispettabilità, sente improvvisamente una strana inquietudine e il desiderio di viaggiare. Parte per Venezia dove alloggia all’Hotel des Bains al Lido, frequentato dall’alta società internazionale. Qui incontra un bellissimo adolescente polacco dai capelli biondi e dagli occhi grigio-crepuscolo verso il quale prova un’irresistibile e morbosa passione. Tra Aschenbach e il giovane Tadzio nasce un rapporto fatto di sguardi e gesti, mai di parole, alimentato nell’animo dello scrittore da reminiscenze classiche. Segue Tadzio per le calli e i canali veneziani, cerca di apparire più giovane tìngendo i capelli e utilizzando cosmetici. Intanto a Venezia, in un’atmosfera disfatta e decadente, si manifestano i primi casi di colera, che le autorità tentano di nascondere. Aschenbach se ne accorge, ma non avverte la famiglia polacca nel timore che Tadzio parta. Il giorno in cui la famiglia lascia Venezia, Aschenbach, malato, muore sulla spiaggia con negli occhi l’ultima immagine di Tadzio che gli appare come Ermete psicagogo (colui che guida l’animo nel regno dei morti).

La scena in cui si svolge questo romanzo pubblicato nel 1941 è una nobile villa sulle colline fiorentine dove una giovane vedova inglese cerca di dimenticare i danni dell’amore, in scelta compagnia di suoi compatrioti giramondo. La attende un nuovo matrimonio, con un uomo maturo e posato, di solidissima posizione. Ma l’improvvisa tragedia di un uomo misterioso – non è un omicidio, ma poteva esserlo, soprattutto ogni cosa si dispone perché lo sembri – viene come la tempesta che sconvolge un panorama falsamente terso.




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