
Guido
Quindi oggi sono stato indotto in tentazione
Tutto è iniziato quando i miei compagni di collegio mi hanno sfidato a seguirli in una scorribanda sulla spiaggia.
Avrei dovuto capire subito che stavamo contravvenendo alle regole intransigenti inculcateci dei nostri sacerdoti: il dito puntato dell’enorme statua di marmo bianco nel cortile sembrava incombere più del solito, quasi a volermi mettere in guardia
Ero l’ultimo del gruppo, un po’ arretrato perché l’ avventura mi faceva sentire inquieto, turbato, già in colpa. Mi sono fermato, indeciso se proseguire o tornare; gli altri non se ne sono neppure accorti e hanno continuato a correre incoscienti, così ho ceduto anch’io e li ho raggiunti
Sulla spiaggia, in riva al mare, c’era il casolare in rovina, una specie di fortino con del fumo nero che usciva dal comignolo. Il gruppo si è fermato a una certa distanza e si è ricompattato: eravamo tutti eccitati e spaventati.
Qualcuno ha osato chiamare « Saraghina ! Saraghina ! » ma non è giunta nessuna risposta.
La donna era nella baracca, lo sapevamo, ma non dava segno di volersi mostrare. Allora abbiamo aggiunto di aver portato del denaro e, come per incanto, sulla soglia è apparsa una creatura maestosa nella sua immensità, scarmigliata, con un seno enorme e fianchi possenti.
Ci ha osservati minacciosa, ci ha urlato di andar via. Eravamo fermi, esitanti, io mi sentivo impaurito da quella donna , così diversa da tutte quelle che conosco, dalle sue minacce, dal peccato che stavo per commettere, ma non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Dal suo sguardo di sfida, dagli stracci che indossava, ma soprattutto da quelle carni generose.
Quando le abbiamo mostrato il denaro, lei si è addolcita, l’ha afferrato e si è messa a contarlo, così lentamente da infliggere una lunga tortura ai nostri animi focosi e affascinati .
La Saraghina, dopo averlo infilato in una tasca, ha lanciato un’occhiata tutt’intorno, come per accertarsi che la spiaggia fosse tranquilla. Il silenzio era teso, rotto solo dallo sciabordio del mare, pieno di attesa per un rito misterioso e proibito. E lei, con movimenti quasi solenni, ha celebrato la sua danza, quella rumba che la faceva ondeggiare sulla sabbia in modo provocante, sinuoso, con i fianchi che si agitavano sensualmente, e le sottane scure che si alzavano sempre più. Mentre fissavo quello spettacolo vivo e conturbante un gran calore ha preso a divamparmi dentro e, quando quella creatura mi ha teso la mano, ho cominciato a ballare con lei, dimentico di tutto e di tutti
Avrei voluto che l’incantesimo durasse in eterno, ma all’improvviso, si sono materializzati da dietro una duna due dei nostri preti, due corvi neri venuti a derubarmi di quello squarcio di vita e di felicità.
Saraghina
Quando li ho visti sulla spiaggia, dalla finestra del mio casolare, ho deciso di non prestar loro ascolto. Se erano venuti per deridermi, come fanno in molti, non mi sarei prestata al loro gioco.
Ma non si sono arresi: hanno continuato a chiamare, hanno detto di avere portato i soldi, ed allora sono uscita. Dopo tutto era lavoro
Mi sono dilungata a contare il denaro per scrutarli, uno ad uno. I loro occhi erano così pieni di attesa, di domande, di desiderio che ho deciso di dare il meglio di me. Ho offerto a tutti la rumba più sensuale in cui mi fossi mai cimentata.
Dapprincipio mi hanno osservato immobili, quasi impauriti, scioccati, ma poi è stata un’esplosione di gioia e di risa. Ho teso la mano a uno di loro, quello più silenzioso, e lui ha danzato con me. Ero tornata anch’io ragazzina, e stavo condividendo qualcosa di bello e vitale.
…fino all’arrivo di quei guastafeste che hanno fatto apparire tutto sporco e lascivo. Esseri asessuati, invidiosi a tal punto di chi gusta la vita, da condannare ogni piacere come peccato mortale. Una subdola e prepotente dittatura sulla coscienza dell’umanità.
Guido
Sono stato punito per la mia trasgressione, e sono stato umiliato: ho dovuto portare in testa un cappello da somaro, sulla schiena un cartello con la parola vergogna e stare inginocchiato davanti a tutti. Anche mia madre è stata convocata: non mi ha rivolto la parola ma è rimasta seduta rigidamente, indignata e in lacrime, sotto al ritratto di un giovane puro e santo. Ma quello che mi ha sconvolto è stata la rivelazione del mio confessore «Ma non lo sai che la Saraghina è il diavolo?».
Allora è così: mi sono lasciato indurre in tentazione, ho commesso un atto impuro, andrò diritto all’inferno. Mi hanno spiegato che cos’è il peccato: quella donna con le sue movenze erotiche e la sua sensualità debordante. Con le sue carni generose, l’esatto contrario della reliquia scarnificata della nostra santa, con il nero del suo trucco e delle sue vesti, opposto al bianco splendore delle nostre statue e delle nostre sale.
Perché allora da lei mi è venuto un messaggio di vita, ben più efficace di quello sulle labbra dei miei professori, con le loro regole pietrificate, le punizioni, la loro sterilità astratta?
Ho deciso: domani tornerò sulla spiaggia perché voglio capire se Saraghina è davvero il diavolo
(Luisa Zambrotta




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