Percorrevamo un’alba sterrata

che confinava con pozze di bruma

e sentivamo le urla del mare

che si acquattava dietro la duna.

Un sangue chiaro colava dal cielo,

come un martirio di vergine bruna,

carni straziate e seni di latte

e veli azzurri a coprire la luna.

Qualunque cosa avessimo dentro

l’eterno sbranava in voraci silenzi.

E fu così che perdemmo l’amore

fra gigli di sabbia e taciute parole

e stupefatte ferite nel cuore.

Lascia un commento

arcipelago di cultura

Scopri di più da MasticadoresItalia

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere