1a – Maria Hardouin
“Or così fu; pe ‘l bosco andavamo. Sottile
ella era e tutta bionda; …
……
Così, vinta, si stese. Un irrigidimento
di piacere le prese il corpo; semispento
l’occhio le naufragava ne l’onda de ‘l piacere.”
Dopo averla sedotta, nel 1883, il novello sposo compose il “Peccato di maggio”, descrivendo per filo e per segno l’amplesso consumato nel boschetto. Questa creazione poetica, ovviamente, non fu ben accolta dalla famiglia, ma piuttosto considerata come un ulteriore affronto, un’intollerabile provocazione da parte di “un maiale inverecondo”. Il duca Giulio Hardouin di Gallese si infuriò a tal punto da ripudiare la figlia, che si era fatta mettere incinta da quell’ avventuriero installatosi nel palazzo di famiglia.
Solo maman, la duchessa-madre, Natalia, sembrava apprezzare il giovane D’Annunzio, che, dopo il primo figlio concepito nel corso di quel “Peccato di Maggio”, ne generò altri due.
La passione iniziale però si smorzò e contemporaneamente intensificarono le scorrerie di quel lupo marsicano nei letti di altre giovani donne, fino al tradimento più squallido, quello che colmò la misura.
Quasi stentai a credere alle mie orecchie quando udii donna Maria trovare una sorta di giustificazione al marito fedifrago. Forse spinta dalla rassegnazione nell’interesse dei figli, si lasciò sfuggire: “ Il mio carissimo Gabriele è un marito fisicamente incapace di essere fedele “.
Si rammaricava anche per la sua giovanile sventatezza: “a quel tempo amavo la poesia, ma avrei fatto bene a comprare un libro, che mi sarebbe costato assai meno.”.
L’ultimo affronto, però, fu così doloroso da provocare la separazione.
Era un pomeriggio d’inverno e Maria stava rientrando con i figlioletti nel suo appartamento al piano nobile di Palazzo Altemps a Roma, un gradito dono di maman. Erano andati a far visita a una sua cara amica, ma stavano rientrando prima del previsto perché il piccolino, Ugo Veniero, si era messo a piagnucolare senza sosta.
“Non correte, bambini!”, si era raccomandata donna Maria prima di entrare in casa, “Non fate confusione! E andate subito dalla bambinaia a farvi cambiare! Anzi, no, andate prima in salotto, vi faccio preparare una bella cioccolata calda.”
Un’offerta davvero golosa che i bambini accettarono gioiosamente.
Mentre la madre si recava in cucina a impartire l’ordine, attraversarono l’ampio vestibolo e il corridoio, con veloci passi ovattati sui morbidi tappeti e la spessa passatoia.
Aperta la porta del salotto, si trovarono davanti a uno spettacolo inaspettato.
Videro il padre che sembrava stesse giocando, sdraiato sui cuscini di uno dei grandi divani…
continua





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