Simon James Terzo:
Ciao Juan,
Ti faccio una semplice domanda, che forse a ben guardare invece sono TR3, e che forse alla fine potrebbe non essere nemmeno così semplice.
Se ti fosse possibile tornare indietro, rivivere qualcosa, un solo periodo del tuo passato,
Dove ritorneresti
Con chi
E per fare cosa?
J re crivello:
Le decisioni sono il risultato di una moltitudine di fattori. Se scegliessi di tornare al passato, e di addentrarmici, qualora fosse possibile farlo, sceglierei la figura di mio padre. Forse la prima cosa a poter attirare l’attenzione è che mio padre ha sempre vissuto in piccoli paesi in mezzo alle montagne. In quei paesi la vita era una routine che si interrompeva quando gli abitanti parlavano riguardo ai litigi o alle difficoltà.
Perché scelgo di ritornare in quegli ambienti o luoghi?
Per la semplicità e per i paesaggi. Lì attraversavamo, ad esempio, un fiume veloce e capriccioso che, se non facevi attenzione poteva essere molto pericoloso, sotto le sue pietre infatti, le vipere erano le padrone di ogni più piccolo spazio.
Evitarle era una sfida giovanile, e forse anche un gioco. Al termine di una curva o di un ristagno della sorgente, si allargava una fossa, lì si faceva il bagno. Lì abbiamo nuotato circondati da grandi alberi che ci riservavano ogni grammo d’ombra. Lì abbiamo pescato. Lì siamo scappati dalla scuola cittadina all’età di 10 anni.
Le conversazioni con mio padre erano banali. Sorrideva sempre. Alto, forte, capelli col gel. Avevo timore e rispetto di quella bocca coperta dai grossi baffi. I sonnellini allietavano la vita di tutti i giorni, dato che la televisione non era ancora arrivata nelle case, la si poteva guardare solo al bar. Un posto pieno di bottiglie di vetro e nel cui patio alcune scatole custodivano i tappi delle bottiglie della Coca Cola. Ero sorpreso da quanti di questi tappi ci fossero li dentro e da quanto, e come, questi ci permettessero di inventare e interpretare storie.
Ritornando in quegli spazi, lontani dalla tecnologia, dalla civiltà dell’io, dall’istantaneità superficiale, rifletto: In questa intervista ritorno a quegli spazi dove la vita delle persone era tranquilla e in relazione e sintonia con la natura, nelle piccole città, torno in tutte quelle cose che oggi ci sembrano uno stile di vita superato, a cospetto della civiltà dei “mi piace”, della velocità, della frenesia, della vita del solo presente e dell’abbandono della vita rurale, cosa che, nel caso della Spagna, è ogni giorno più reale.
Abbiamo costruito una civiltà dell’istantaneo dove ogni secondo sembra essere solamente l’effimero nutrimento in attesa del successivo.
Lì, in quell’antico territorio chiamato Tulumba, ogni centimetro aspettava sì, solo che noi lo conquistassimo, ma, allo stesso tempo, una volta conquistato, ci sarebbe appartenuto per tutta la vita.





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