L’appuntamento è alle 19.00. Troppo presto per ubriacarsi ma so che per lui non sarà un problema. In questo bar di periferia ci sono solo io e un paio di ragazzi già brilli, credono di essere divertenti nel molestare la ragazza al bancone. Una nera bellissima.

– Cosa le porto?

– Aspetto un amico.

Ha anche dei denti favolosi. A certe donne capitano tutte le fortune. Io me ne sto appollaiata su questo sgabello scomodo, sono le 19.27 e di lui ancora nessuna traccia.

Alla ragazza ordino una vodka tonica quando entra il mio amico, trafelato. Indossa ancora gli abiti di ieri sera.

– Hai fatto almeno una doccia?

– A che scopo?

Con una sola mossa scomposta prende lo spazio accanto a me.

– Voglio solo bere, senza parlare.

Non ho certo voglia di ascoltare la sequela di seghe mentali che pare pronto a vomitarmi addosso da un momento all’altro. Va bene così, un altro giro per me e il primo per lui.

– Sei più bella stasera.

– Il sole non è ancora tramontato…

– Allora tra qualche ora sarai fantastica.

– Tra qualche drink mi amerai.

Ride. Le parole sembrano volergli fare esplodere almeno dieci denti. Schiocca la lingua, il caricatore dei pensieri è pronto.

– Ok. Parliamo, la situazione altrimenti diventa strana. Sai che oggi stavo per bruciare l’ufficio con tutti gli stronzi dentro?

– Sarebbe stato un gran bello spettacolo… mezzogiorno di fuoco.

– Non usare citazioni a casaccio. Sarebbe stata una scena più all’inferno di cristallo…

– Come sei noioso.

– Sarà… come ti dicevo, la gente non sa fare un lavoro in cui riuscirebbero anche le scimmie con il giusto addestramento. Ho litigato con Barbara. Vorrei che ogni tanto mi capisse. Come succede con te.

– Per me è più semplice. Ci incontriamo e beviamo. Lei è costretta a subirti di giorno e a guardarti dormire la notte. Per noi c’è il pomeriggio inoltrato… sii tollerante.

– Tollerante? Con una che sta sempre a chiedermi cosa c’è che non va? Tu non ti preoccupi, per questo ti voglio bene.

– Tu hai bisogno di me.

– Io credo sia il contrario.

– In che senso?

– Ci ho riflettuto penso che in un certo qual modo tu ti nutra del mio malessere. Sei annoiata e ti diverto.

– Hai ragione a metà.

Beviamo un terzo vodka tonic, mi ha raggiunta in fretta.

– Pensi davvero di divertirmi?

– Alcune donne hanno bisogno degli uomini come me. Prima o poi finiremo a letto assieme e allora sì che mi amerai, tu. Io ti odierò. Com’è stato con Katia.

– Lo confessi finalmente di aver tradito Barbara?

– Lo sa. Ha solo troppa paura di buttare all’aria dieci anni per dirmelo.

– Sei fiducioso circa il fatto che le donne abbiano bisogno di te. Specchiati, davvero pensi di essere indispensabile?

– E tu?

– Io lo sono, ma arrivo solo quando mi chiamano…

– Sei la Mrs Wolf di noi poveri maschietti?

– Ancora con questo cinema! E poi tra le righe starai mica dandomi della puttana?

– Mi leggi nella mente. Vorrei baciarti, sta spuntando anche il primo spicchio di luna.

– Non puoi.

– Non vuoi? Se è per la doccia guarda che lo capisco.

– Sarebbe strano e lo sai.

– Ne beviamo un altro?

– Se insisti.

Al quarto giro, l’uomo che mi siede accanto vacilla con le gambe a penzoloni e anche con gli occhi lungo le braccia della barista. Potrei prenderlo per un braccio o lasciarlo cadere.

– Non provarci hai il doppio dei suoi anni.

– Lasciami fantasticare…

– Perché non vai a casa?

– A che scopo?

– Chiama Barbara almeno. Glielo devi.

– Non devo niente a nessuno, neanche a te se ci stai pensando.

– Non sono qui per questo.

– Perché sei qui allora?

Come lo spiego che io arrivo e mi nutro ogni qual volta che un uomo ha bisogno di me e di compagnia? Non sono una prostituta se ve lo state chiedendo. In realtà il corpo che abito, quello seduto accanto all’uomo in questo bar di periferia è semplicemente un ospite. Io sono altrove.

Un nome ce l’ho: Depressione.

Abbraccio e cullo i cervelli stanchi degli uomini da ogni tempo e in ogni posto della Terra. Papà, quello che voi chiamate MORTE mi invia da un capo all’altro del pianeta per valutare l’indice di tristezza e malinconia che affligge la popolazione maschile. Questo è quanto, del resto – quando capita – se ne occupa lui.

– Per farti compagnia, ma la luna ormai è quasi alta. Torna a casa.

– A domani?

– Se ti servirà parlare.

– Se avrai bisogno di bere…

– Ho già pagato tutto. Sei malfidente.

– Quindi ciao.

– Chiama Barbara. 

– Lo farò…

Non le telefonerà. Con ogni probabilità ci proverà con la bellissima barista nera, facendo confusione nella notte tra ciò che è lecito e quello che è passibile di denuncia.

La ragazza non ci starà.

Da lei c’è passato mio fratello Orgoglio. Siamo in tanti in famiglia e ci prendiamo cura, a modo nostro, di ognuno di voi.

[ BlogLink : Volevo essere un’astronauta ]

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