Montenegro, 19 giugno ’23

Sei viva? Sto ancora dormendo e sono in ritardo. È sempre tutto così veloce. Dove andiamo? Voglio godermi il vento, le ginocchia che mi fanno male, i Balcani. I passi sui binari di un treno sono duri, le suole spingono sulle rocce e le piante dei piedi fanno male. Giro la testa ma non passa nessun treno. Corriamo. Lo zaino rimbalza sulle spalle e la felpa ciondola insieme al vento. Hai sentito? No, non ha parlato nessuno, è il vento. E se il treno parte prima di noi? Se, poi, tu parti prima di me. Sono le cinque e mezza e l’autista non è ancora arrivato. Bevo un caffè che ha il sapore dei pullman che partono troppo presto. Una sigaretta che sa di poche ore di sonno. Le cascate danno adrenalina se le attraversi a piedi scalzi. I nostri piedi sono fatti per aggrapparsi a tutto, sì, anche alle persone. Così non scivoliamo giù, che il lago è sempre più freddo e l’acqua è sempre più nera, se non siamo insieme.

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