– Hai combinato un bel casino. Ma ti ringrazio, sei riuscito a far parlare quei due…roba grossa… materiale da terapia e per il libro che sto scrivendo.

– Per me è stato un piacere aiutarti, tu però Giuliano… dovresti smettere di bere. Prima della morte di tua moglie, secondo me eri un dottore migliore.

– Non sei autorizzato a psicoanalizzarmi, non te lo consento.

– Hai ragione, ho esagerato. Credo però tu abbia bisogno di aiuto collega.

– Quello di cui ho bisogno non è roba che ti riguarda.

Il dottore prende il cellulare dalla tasca, da una rapida occhiata e lo posa sulla scrivania.

– Controllavi se Brooke ti ha cercato?

– Mia figlia… non mi risponde da qualche giorno, ma sono abituato.

– Non angustiarti, sei un buon padre.

– Non mi conosci.

– Neanche tu, ti ho raccontato così poco di me… ma la mia storia, non vuoi conoscerla? Magari potrebbe essere l’ultimo capitolo del tuo libro.

– Le nostre sedute sono state strane. Alla fine ti dovrei pagare io, mi hai ascoltato così tanto… se ci fossimo conosciuti allo stadio potevamo diventare amici.

– Se non fosse che sei della Lazio! Comunque è giunto il momento di dirti di me, se non vorrai i soldi va bene… magari poi ti contatto quando esce il libro.

– Aspetta che prendo il quaderno…

Claudio tira a sé una delle sedie di pelle e acciaio e si siede di fronte al dottore

– Non c’è bisogno… ci ascoltano… ci guardano.

– Le telecamere vero…

– Sì, le telecamere. Allora comincio. Okay. Un professore d’arte che si reinventa come psicologo per gli animali, insomma…. la fantasia non mi manca… ma giuro che questa è la verità. Insomma, mi chiedo da una vita cosa non vada in me. All’università tutte mi volevano, forse solo perché dopo il sesso regalavo voti? Perché non sopporto che le donne mi rifiutino? Perché mi rifiutano ora? Non sono mica brutto. Allora io sai che faccio Giuliano? Le ammazzo. Lo faccio perché mi tentano con le loro mani, sorrisi e fianchi rotondi per poi dirmi di no. Amo gli animali. Non farei mai del male a un cane e non sopporto che le cagne vengano associate alle troie. Le donne sono troie. Le cagne sono le femmine dei cani. E io ai miei animali do da mangiare i resti delle donne, mentre contempliamo un Monet. Che bella la terapia che ho attutato negli ultimi mesi: gli animali li curo con l’arte. Poi ammazzo le ragazze e gli cucino carne e ossa. Sono forti e sani i miei animali… li riporto allo stato di natura! Io caccio per loro e loro mangiano.

Giuliano interrompe brusco il monologo di Claudio:

– Hai finito? Vuoi farmi credere che dopo lo scandalo sessuale dell’università sei diventato un serial killer? Ma fammi il piacere… se così fosse prendo laurea, master e premi e tutte le altre stronzate e le butto al cesso. Magari le tue sono fantasie… e penso che avresti bisogno di uno barra due anni di terapia per venirne fuori.

– Libero di non credermi Giuliano. E di non trovare questa storia divertente. Questa però è la nostra ultima seduta.

– Ribadisco Claudio, non hai affrontato il nocciolo della questione. Per esempio, della ragazza che ti ha denunciato so soltanto che si chiamava Elisa…sai che la migliore amica di mia figlia si chiama Elisa? Scusa…ma sono giorni che non si sforza nemmeno di rispondere al cellulare.

– Che vuoi farci, le ragazze sono tutte così… non vorrei essere volgare dottore ma magari è troppo presa da altro, sa… tirare calci, graffiare…

– Sono un padre moderno io. Puoi chiamare il sesso con il suo nome.

– Già, il sesso… guarda adesso vado ma alla proposta di continuare la terapia magari ci penso.

– Sei un personaggio curioso Claudio, saresti perfetto come protagonista di un libro… se buono o cattivo giuro che non saprei. Mi metti in difficoltà. Sarà mica perché siamo colleghi?

– Non farmi ridere, il vero dottore sei tu. Adesso devo andare, la bella signora ti aspetta, ma tu chiama Greta… sia mai che risponda.

Claudio saluta e esce in fretta. Giuliano non può fare a meno di chiedersi se avesse accennato nelle precedenti sedute al nome di sua figlia. Decide di mettere a posto le sedie nella sala d’aspetto e quando sta per prendere la via della porta, per raggiungere Adalgisa si accorge di un quaderno lasciato accanto alla porta: in copertina c’è spillata una foto proprio di Greta.

Giuliano è seduto scompostamente su una delle sedie in sala, tiene in mano il quaderno lasciato da Claudio e fuma nervosamente.

– Me l’ha fatta bella ‘sto grandissimo bastardo. A quanto pare è davvero un assassino. Stupido, stupido, stupido Giuliano! Ti ha ammazzato una figlia e tu invece di chiamare la polizia stai continuando a leggere questi abomini? Ricette, foto di crani, di cani che mangiano dita e pezzi di cosce… tra cui quelli della tua bambina.

Non ci ho capito niente. Pensavo che il problema fosse il sesso, lo scandalo, l’aver perso il posto all’università… e invece questo è un mostro. Ho preso appunti sulle sue fantasie morbose per il mio libro fino all’ultimo giorno. Pensavo mi prendesse in giro, come ho fatto a non riconoscere nel ritratto minuzioso la faccia della mia Greta? E che padre di merda sono se non ho pensato di chiamare un amico o la polizia in questi due giorni che non mi ha risposto… Troppo preso da Adalgisa… che ancora morde e graffia come una ragazzina. Parole mie e lo stronzo me le ha restituite con un sorriso un’ora fa. Che stupido Giuliano. E adesso che faccio??? Dovrei chiamare la polizia… dovrei sedermi e respirare… Ho raccontato, per far aprire quello psicopatico, delle notti con Ada… senza mai dire che fosse lei… perché il segreto professionale insomma è tutto. E ora realizzo che valgo due soldi come psicanalista e anche meno come padre. Questa frase continua a girarmi in testa:

La bambina gridava mentre la strangolavo papà papà

papà… io le ho sussurrato dentro l’orecchio che il padre non sarebbe arrivato

Ho la nausea. Che parlasse di Greta in quel punto? Bambina mia… sono stato un padre pessimo e un dottore anche peggiore. Come ho fatto a non capire? Certo che però… lo stronzo scriveva benissimo. Ecco, qui scrive di come le smembra, dopo la violenza… Dio quanto materiale, di ricerca e narrativo…ma che dico? Ha ammazzato mia figlia e con ogni probabilità un pitbull ne starà spolpando

le ossa… Dio che schifo. Bambina perdonami ma devo continuare a leggere…

Devo saperne di più, della sua testa e della tua fine. Questa foto è impietosa per la mia piccola, dovrei nasconderla… ma quanto materiale c’è qui dentro?

In alcuni punti è persino divertente. Irriverente. Ma io chi cazzo sono se mi divertono le memorie macabre di un assassino? Cosa c’è di sbagliato in me…

Giuliano posa il quaderno e prende il cellulare, una notifica dell’ANSA dice: “Trovato il cadavere di un uomo sul litorale di Ostia, prima ipotesi visto il colpo alla testa è quella di suicidio. Nei pressi del cadavere è stato ritrovato un gruppo di cani; si pensa al proprietario della clinica di via delle Baleniere”.

– Cazzo si è sparato in testa… ma allora questo quaderno me l’ha lasciato per un motivo…? Aveva intenzione di suicidarsi e mi ha lasciato il suo diario degli orrori. Adesso… che ne faccio? Chiamo la polizia. Anzi no… ormai Greta è morta, non posso più salvarla, né lei né nessuno posso salvare. Se non me stesso. Pensaci Giuliano… sono decenni che vorresti scrivere questo romanzo… forse le memorie dell’assassino sono un segno. Un segno che dalla morte potresti ottenere la tua rinascita… la tua gloria? Rifletti, rifletti, rifletti… (batte i pugni sulla fronte) c’è così tanta roba qui dentro che rielaborata con qualche appunto, inserendo nuovi personaggi… il romanzo si potrebbe quasi scrivere da solo. Ho deciso. Di fare lo psicanalista ormai ne ho piene le scatole. Claudio mi ha sbattuto in faccia che il mio lavoro non lo so fare… Adalgisa e Alberto hanno parlato con lui per un motivo, mica con me. Aveva un che di luciferino quel tipo, l’ha capito anche Ada… “c’è un’aria strana da quando è entrato lui”… magari ho incrociato il demonio e sono stato tanto stupido e supponente. Non ho saputo guardargli dietro gli occhi e nemmeno dentro la testa. Sono un incapace ma lui mi ha lasciato il quaderno per un motivo. Devo continuare a leggere… sono all’ultima pagina e… Claudio mi ha scritto.

Dottor Mari io non so di queste pagine cosa ne farai… mi hai detto un giorno che nella vita volevi

essere uno scrittore… per questo dopo il nostro ultimo incontro ti lascio questo bel malloppo.

Denunciarmi sarà inutile, sono morte tutte, Greta compresa. Prendi il buono da questa storia, scrivi

il tuo romanzo, vai via da Roma o restaci… fai ciò che credi, io ti ho dato le parole a te il destino,

cari saluti da un collega… e mi spiace salutarti così, in altre circostanze potevamo essere amici, ma

sai com’è sei della Lazio.

Irriverente. Macabro. Assassino. Eppure, ha ragione, mi ha strappato un tesoro regalandomi un nuovo figlio… una è morta nel sangue questo potrebbe nascere dall’inchiostro. Non sto forse impazzendo? E se questo quaderno lo tenessi, ma la polizia la chiamo… una volta che è morto Claudio il segreto professionale non conta più: farò visionare la registrazione delle telecamere agli agenti, non dovrò

fingere orrore perché il mio cuore è realmente spezzato in due… ma posso tirarne fuori qualcosa di buono, posso portare via qualcosa di buono da questa tragedia…

Faranno le indagini. Troveranno i resti di Greta e potrò farle un funerale ma non dovrò morire con lei. Potrò rinascere, scrivere una storia prendendo tutto quello che c’è da prendere da questo quaderno… sarà una storia di lacrime e inchiostro. Sarà la storia che mi permetterà di essere finalmente chi ho sempre voluto.

Giuliano mette il quaderno nella valigetta di cuoio pesante e accartoccia la foto della figlia.

– Grazie bambina… ovunque tu sia spero possa perdonare l’egoismo del tuo padre tremendo: ti ho dato la vita e dalla tua morte da domani, ne sono certo: risorgo.

Giuliano chiude la luce della sala d’aspetto, tira fuori le chiavi per uscire dallo studio: in scena resta soltanto buio, un tonfo di lui che casca in terra e il suono di un pianto misto a nevrotiche risate.


[ Atto I – Qui ]

[ Atto II – Qui ]

[ BlogLink : Aurelienne ]

2 risposte a “Atto III – Claudio. By Aurelienne”

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