Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno
gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce il nero sul bianco
e i puntini sulle “i” piuttosto che
un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.
Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità
Martha Medeiros
Questa poesia è da molti erroneamente citata come opera del poeta cileno Pablo Neruda e come tale fu letta nel 2008 al Senato italiano da Clemente Mastella, nell’annunciare il suo voto negativo alla fiducia al secondo governo Prodi (che poi cadde). Tale attribuzione suscitò l’immediata smentita della casa editrice fiorentina che pubblica l’intera opera di Neruda.
Al contrario, Lentamente muore (A Morte Devagar) è una poesia della scrittrice brasiliana Martha Medeiros, nata a Porto Alegre nel 1961 e pubblicata per la prima volta nel 2000 sul quotidiano Zero Hora per cui lavora.
È una poesia semplice, dal messaggio estremamente chiaro. Si si muore ogni giorno, lentamente, se non si ha il coraggio di osare e di cambiare. Allora si muore per noia, per abitudine, per l’incapacità di rischiare o di ritrovare se stessi, per mancanza di curiosità, perché adagiati nel conformismo, perché ci si isola senza chiedere mai aiuto.
Bisogna invece ricordarsi che per essere vivi non è sufficiente respirare.
Luisa Zambrotta
A Morte Devagar





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