Uno dei miei registi preferiti parlava dell’odore delle case dei vecchi. Questa casa era di mio nonno che è morto dieci giorni fa. Odora di mare, tufo e lacrime… e va liberata prima della fine del mese. La sto svuotando da solo. In famiglia gli altri non sono abbastanza forti.
– Fallo tu Lellù
L’ha detto la mamma disperata al funerale del nonno.
Io lo sto facendo, perché lo so fare… essere forte intendo. Mi è sempre piaciuto pensare al mio vecchio come a un alchimista che conosceva il rimedio per tutto. Adesso che è morto e la casa è quasi del tutto vuota, io mi sento incapace di respirare.
Mi sento solo. Apro buste, svuoto armadi e riempio scatoloni. Ricordi, segreti e bugie delle nostra esistenza familiare si manifestano attraverso gli oggetti davanti ai miei occhi da ragazzo, così simili a quelli del nonno.
Io sono vivo ma mi sento morto.
Ci sono milioni di fotografie stipate nella valigia che era di mia nonna. Le butto tutte per terra e rido… e mi rotolo… e rido… tra la polvere e la celluloide mi sembra di poter percepire l’odore del mio adorato vecchio.
Rido e rotolo e mi sento come abbracciato.
Deliro forse? La smetto. Mi alzo. Bisogna mettere ordine. Io servo a questo, a mettere in ordine… risolvere problemi. Una fotografia mi si appiccica sotto la scarpa. Me ne accorgo quando termino il mio gioco di fanciullo per andare alla finestra a fumare.
Sotto la suola c’è la mia faccia, una vecchia foto tra le braccia di un lui allora giovane… e io sorridevo.
Dietro una scritta: Il mio bambino, bellissimo e coraggioso.
Il nonno ha fatto ancora una magia: sto piangendo, da solo, coraggioso e bellissimo nel mio dolore… sto finalmente piangendo!
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