Chi come me ha insegnato storia negli istituti secondari e, forse, qualche alunno studioso fresco di interrogazione, sa cosa siano gli accordi di Plombières. Si tratta di un patto sancito tra Cavour e Napoleone III nel 1858, in base al quale la Francia si impegnava a venire in aiuto del Regno di Sardegna nel caso che questo fosse stato attaccato dall’Austria, in previsione di un riassetto dell’Italia sotto la supervisione francese e in cambio di alcuni territori che la Francia avrebbe ottenuto: la Savoia, da cui prendeva nome la casa regnante piemontese, e Nizza, città natale di Garibaldi che così, dopo aver contribuito all’unificazione dell’Italia, scoprì che la sua città non era italiana… scherzi della politica! Pochi sanno, però, che negli accordi di Plombières era compreso anche un matrimonio: è nota l’importanza, ai tempi in cui le grandi e piccole dinastie regnavano in Europa, della cosiddetta politica matrimoniale, che consolidava alleanze, univa regni e creava parentele. In questo caso il re di Sardegna, Vittorio Emanuele II, avrebbe consentito al matrimonio della figlia primogenita Maria Clotilde col principe Jerôme Napoleon, cugino dell’imperatore francese.
È proprio Maria Clotilde la protagonista del nuovo romanzo di Patrizia Debicke van der Noot, Figlia di re, edito da Ali Ribelli. Patrizia Debicke, per chi ama il romanzo storico, è una garanzia: ha scritto molto sui Medici, ma ultimamente ha tentato altre strade, altri periodi storici e altre ambientazioni, sempre con la stessa accuratezza che le deriva dalla ricerca approfondita che sempre precede i suoi lavori. Amante dei dettagli, fluida nella narrazione, Patrizia Debicke si legge sempre con piacere e Figlia di re non fa eccezione.
In questo romanzo l’autrice si è impegnata su due piani, quello relativo alle vicende che precedettero e accompagnarono la nascita del Regno d’Italia, e quello privato, dedicato alla figura della giovane Clotilde, al suo precoce matrimonio, ai suoi sentimenti nei confronti del marito molto più grande di lei. «Maria Clotilde non fu, come certa storiografia la dipinge, una vittima sacrificale, una povera creatura immolata sull’altare della realpolitik», dice Debicke durante la presentazione del romanzo, e lo dice forte della ricca documentazione di cui si è servita per tracciare il ritratto della sua giovane eroina. E in effetti, a leggere il libro, l’impressione che si ricava è quella di una ragazza giovanissima (deve ancora compiere sedici anni il giorno del suo matrimonio con Napoleon, che ne ha 37), inesperta del mondo, forse un po’ ingenua, ma dotata di carattere e determinazione, una ragazza che matura in fretta, che acconsente a un matrimonio precoce per amor di patria ma che ben presto sviluppa un grande attaccamento verso il marito, del quale diventa alleata e consigliera. Una sposina fresca fresca, capace di inserirsi e di farsi benvolere nell’alta società parigina, dedita in egual misura alla preghiera e all’equitazione, abbastanza sveglia da rendersi conto delle infedeltà del marito, che tollera a malincuore, così come a malincuore accetta di rimanere spesso sola, a causa delle numerose missioni e dei viaggi di Napoleon, eppure capace di ritagliarsi un suo ruolo e una sua influenza nella vita di lui, ma anche di divertirsi senza troppe malinconie nelle occasioni mondane che la vita di corte le riserva. Parallelamente il romanzo segue e racconta, con ricchezza di particolari, le schermaglie diplomatiche tra potenze europee, la seconda guerra d’indipendenza che valse ai Savoia la conquista della Lombardia, le circostanze che portarono all’annessione dei ducati dell’Italia centrale e alla conquista del Regno delle Due Sicilie.

Imagen. Patrizia Debicke van der Noot
Una lettura interessante e piacevole, che permette di rinfrescare le conoscenze su un periodo breve ma intenso della nostra storia e nello stesso tempo di far conoscenza con la piccola Clotilde e intrattenersi con le sue avventure, sentimentali e no.





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