Un bellissimo cavallo color miele dalla criniera color panna mi sceglieva, mi chiedeva di cavalcarlo. Io all’inizio avevo paura ma poi salivo e lo cavalcavo senza sella, provando un piacere e una libertà sensuali. Ero un po’ spaventata e incredula per tutto il tempo. Eppure, volevo.

Il giorno successivo scoprivo che avevano portato il mio cavallo al macello perché era troppo libero. Un’assessora mi diceva, in tono deciso e crudo, che era la cosa da fare e io piangevo, urlavo che aveva un nome, non se ne potevano fare polpette, ma sapevo che ciò che doveva accadere era accaduto. Non potevo più fare nulla.

Il giorno prima temevo ancora tutta quella libertà, ora la rimpiangevo.


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3 risposte a “Francesca Di Rosa – Sogni cavallereschi”

  1. […] Sorgente: Francesca Di Rosa – Sogni cavallereschi – MasticadoresItalia // Editori: Simon James Terzo &… […]

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  2. Terribile racconto, vengo da una terra dove si allevano cavalli, belli cavalli di occhi grandi e neri che ti guardano innocenti. Il suo destino…sinistro. Ricordo la canzone di Battiato, Sarcofagia:

    “Come può la vista sopportare l’uccisione di esseri
    Che vengono sgozzati e fatti a pezzi
    Non ripugna il gusto berne gli umori e il sangue
    Le carni agli spiedi crude
    E c’era come un suono di vacche
    Non è mostruoso desiderare di cibarsi
    Di un essere che ancora emette suoni”

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  3. Il rimpianto della libertà espressa da il contatto con un animale come il cavallo che ne è simbolo 🌹🐈‍⬛

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