Ricordate “Nero del Ghana”? ( Lo trovate qui )
Ora so il suo vero nome: Joseph Kumi e so anche che ha 44 anni; l’ho ritrovato al solito posto dopo la mia lunga assenza estiva.
“Non dovevi partire?”.
Scatta in piedi: “Ciao papà – mi risponde – si si papà ma problemi vedi con passaporto rinnovo soggiorno mia famiglia mandato da Ghana 300 euro per avocato ora tutto a posto parto lunedì”.
Sorpreso, dopo tanto tempo ho voglia di stare con lui, mi siedo accanto, facciamo due chiacchiere.
“Quando sei arrivato in Italia?”
“2004 poi andato in Germania là no buono tornato qui città Verona Brescia Genova ora Milano ma sempre dormire capannoni case abbandonate no acqua no luce tanto freddo basta”.
“Perché hai deciso di andartene dal Ghana?”.
“Papà là no soldi bastanza per famiglia figli capito? Alora fato raccolto venduto grano così soldi per viaggio”.
Nei suoi occhi un tardivo doloroso rimpianto.
“E come sei arrivato”.
“Prima Libia…fermo in Libia…tanto – subito capisco che ricordare gli fa male molto male, fa una pausa poi riprende – barcone… barcone – non dice altro ma con le mani inizia a gesticolare nervosamente mima le onde del mare – mare brutto nessuno vuol partire onde alte paura ma uomini con fucile tu pagato tu parti (i libici non li vogliono avere tra i piedi dopo che hanno intascato i soldi). Milecinquecento – mi dice – si – ribadisce con le lacrime soffocate in gola – milecinquecento papà anche donne bambini – e nel suo gesticolare doloroso convulso intravedo nitidamente tutti gli annegati nel “cimitero” del mare libico dove di certo avvengono tragedie tenute nascoste.
Soffro ad ascoltarlo, davanti mi scorrono le immagini di “Io capitano” che sono nulla rispetto alla reale tangibile sofferenza di “Nero del Ghana” che ho davanti;non voglio più sapere altro.
“Come ti chiami?”
“Joseph nato a Kumasi”.
“Joseph?”
“Si papà, Joseph Kumasi”
Rifletto…Joseph?
Mi aspettavo un altro nome, lui si accorge che sono sorpreso.
“Io cristiano mia famiglia cristiana tutte domeniche a messa in Ghana”.
Restiamo in silenzio, ognuno prova ad elaborare la propria amara riflessione.
“Quando torni cosa farai?”.
“Mio padre tanta terra, li terra costa mio papà ha terra io lavorare terra pomodori buoni li pomodori cipolle campi orto”.
Sono provato.
“Joseph ci facciamo un caffè?”
“Si papà”.
Il suo lo richiede nel bicchiere da asporto, resto stupito.
“Grazie torno là perché oggi signori danno qualcosa”.
Mi fa capire che vuole raggranellare anche le ultime monete; lavoratore diligente, vien da dire.
Bevo il mio poi lo raggiungo nell’atrio.
“Anche in Ghana festeggiate il Natale?”.
“Certo papà grande festa piccoli regali a figlie moglie tanto mangiare in tavola”.
Azzardo.
“Anche il presepe?”.
“Certo capanna Gesù come da voi …come da voi” e lo sottolinea con ardore, con tanta fierezza.
Quanto somiglia Joseph a Giuseppe e Maria; anche per lui, ancora, le stesse porte chiuse, come capitò loro obbligati in una stalla, anche se, proprio in quella povera dimora è nato il Salvatore.
Buon Natale Joseph Kumasi a te e a tutta la tua famiglia.
[ BlogLink : Teresio Bianchessi ]





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