Di Marco Crestani

Il giardino rinascimentale, la visione politica di Valerio Evangelisti e Il Pendolo di Foucault di Umberto Eco rappresentano tre tematiche apparentemente distanti, che però possono essere intrecciate tra loro essendo ancora in grado di esplorare in modo nuovo quello che oggi sono i rapporti tra storia, politica e cultura.
Da un lato, il giardino rinascimentale dà forma all’aspirazione umana a ordinare e controllare la natura, a creare spazi regolati e geometrici in cui l’uomo esercita il suo dominio. Dall’altro, tanto la narrativa storica e fantascientifica di Evangelisti quanto la demistificazione operata da Eco ruotano attorno a un concetto più astratto e complesso di controllo: il dominio delle narrazioni, la costruzione del potere attraverso il racconto storico, le ideologie e le fantasie del complotto.

Il giardino rinascimentale si presenta come un microcosmo in cui l’uomo organizza la natura secondo principi razionali. Le geometrie dei giardini, i percorsi ordinati e i segreti simbolici che racchiudono riflettono una visione del mondo in cui l’ordine naturale corrisponde all’ordine politico e sociale. Ad esempio, nei giardini delle ville medicee, come quello di Poggio a Caiano o di Castello, l’architettura si fonde con il paesaggio in un dialogo armonico che celebra il dominio dell’uomo sulla natura, ma anche il potere della famiglia Medici sulla Toscana. Simboli di abbondanza, come l’acqua, sono volutamente inseriti per rappresentare l’età dell’oro inaugurata da un governo illuminato.
Questa aspirazione all’ordine non è lontana dall’idea di controllo delle narrative storiche che troviamo in Valerio Evangelisti, dove gli intrecci tra passato e futuro non sono solo avvincenti costrutti letterari, ma anche strumenti per comprendere e svelare i rapporti di potere che governano il mondo. Il giardino, allora, diventa metafora di una costruzione storica: apparentemente pacifica e ordinata, ma il cui disegno è sempre frutto di un atto di potere, di un ordine imposto.

Se il giardino rinascimentale è simbolo di un potere politico manifestato attraverso la bellezza e la natura regolata, i romanzi di Valerio Evangelisti, come quelli del ciclo di Eymerich, affrontano una concezione più oscura e conflittuale della storia e del potere. Eymerich è un inquisitore che, come i Medici, esercita il controllo. Lo fa, però, attraverso la violenza e la repressione, non con la bellezza.
Nei romanzi di Evangelisti, la storia è strumento politico, e chi controlla la storia, e le storie, controlla il presente e il futuro. La linearità che caratterizza il giardino rinascimentale si spezza nei racconti dell’autore, dove il passato e il futuro si intrecciano in un caos di eventi che possono essere letti come una critica alla presunzione umana di poter controllare la complessità della realtà attraverso un racconto unitario.
Evangelisti, come Eco, si muove su una linea critica verso l’idea che il sapere umano, con i suoi sistemi e strutture, possa veramente dominare l’ignoto. Se nei giardini dei Medici si celebra l’unione tra scienza e arte come strumento di potere, nei romanzi di Evangelisti emerge una realtà in cui il potere è sempre violento, e la sua stabilità è illusoria.

Umberto Eco, nel suo ‘Pendolo di Foucault’, smonta con ironia le interpretazioni esoteriche e mistiche della storia, mostrando come la ricerca di significati nascosti possa degenerare in un’irrazionale ossessione per complotti e segreti. Questo processo di decostruzione della Storia è, in un certo senso, l’opposto dell’ordine razionale del giardino rinascimentale. Mentre i Medici e i loro architetti cercano di costruire un mondo ordinato e comprensibile, i protagonisti del romanzo di Eco si perdono nei labirinti del simbolismo esoterico, rivelando come l’eccesso di interpretazione possa portare all’autoinganno.
Tuttavia, c’è un punto di convergenza: tanto i giardini dei Medici quanto le teorie cospirazioniste descritte da Eco cercano di dare un senso al caos. In un caso, il caos è quello naturale, che viene domato dalla geometria e dall’architettura; nell’altro, è il caos della storia umana, che viene forzatamente inserito in schemi di complotto. Il giardino, però, esprime una fiducia razionale nel controllo umano sulla natura, mentre ‘Il Pendolo di Foucault’ esprime una critica disincantata verso ogni tentativo di dare ordine a un mondo che, in fondo, è intrinsecamente caotico.

Un punto di rottura tra queste tre dimensioni si evidenzia proprio nel modo in cui viene rappresentata la storia.
Nei giardini rinascimentali la storia è un monumento, una celebrazione del potere illuminato. In Evangelisti, la Storia è una forza oscura, violenta e imprevedibile. In Eco, la Storia è un gioco di specchi, in cui ogni tentativo di comprenderla può trasformarsi in una trappola mentale. Il giardino ordinato dei Medici e la narrazione strutturata dei romanzi storici di Evangelisti si scontrano con la visione postmoderna e frammentata di Eco, che, attraverso l’ironia, scardina ogni pretesa di verità assoluta.
Così, mentre i Medici con i loro giardini ordinati e monumentali incarnano una fiducia rinascimentale nel progresso e nella scienza, Evangelisti e Eco ci invitano a riflettere sulle ombre che si nascondono dietro ogni tentativo di ordinare il mondo. L’ordine del giardino diventa una maschera per il potere, e la Storia una narrativa sempre parziale e ambigua, pronta a essere riscritta e manipolata.

Combinare questi tre argomenti ci permette di riflettere su come l’uomo cerchi di imporre ordine e controllo tanto sulla natura quanto sulla storia, e come ognuno di questi sforzi sia spesso vano e pericoloso. Se i giardini rinascimentali rappresentano l’apoteosi dell’ordine umano, le narrazioni di Evangelisti e Eco ci ricordano che la Storia, come la natura, sfugge sempre ai nostri tentativi di dominarla. E quando cerchiamo di farlo, rischiamo di cadere in modo più o meno fragoroso nelle trappole dell’ideologia o dell’autoinganno.

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