Cari amici:
Non tutti abbiamo avuto la stessa fortuna da piccoli. Nel momento del passaggio all’ adolescenza – quante gioie e quante pene vissute !- le cose, di nuovo, sono andate nei modi più diversi.
Mi dicono che devo parlare dei miei ricordi dell’epoca del Liceo. Non l’ho mai fatto, per scritto, cioè ad alta voce e pubblicamente. Voglio dire che in tutti questi anni ho visto incarnarsi quei ricordi soltanto nelle conversazioni con qualcuno dei vecchi compagni e compagne. In realtà le esperienze giovanili erano immagazzinate nella memoria e, quelle più profonde, giacevano dentro l’animo. Ma erano lì, senza che nessuno le rimuovesse. E ben si sa come vanno le cose. Si trova per strada qualche vecchio amico ed inevitabilmente la conversazione finisce là: ricordi quando…, ti ricordi di…C’è anche un altro meccanismo che fa scattare il ricordo, che è un tanto più sottile ed inevitabile. Nel caso uno abbia dei figli, cosa fino a poco tempo fa non del tutto rara nel mio paese – sono nato a Barcellona, capitale della Catalogna e città attraverso la quale guardano il futuro i catalani, uno degli antichi popoli della penisola Iberica, la vecchia Hispania romana. Allora, quando uno vede i propri figli, o quelli degli amici entrare nell’età dell’adolescenza, è quando ricorda, per analogia, i suoi anni da liceale.
Il Liceo per me è stato come un poema – fatica alla quale (scrivere dei poemi, o meglio ancora, lasciare che i poemi si scrivessero tramite il mio aiuto) mi sono dedicato fin da piccolo. E posso aggiungere, non solo un sonetto, ma anche un distico alla fine. Voglio precisare che i quattordici versi sono stati quelli del Lycée Français de Barcellona, tutto il liceo scientifico, ma nell’ultimo anno ho deciso di spostarmi e fare la maturità in lettere, cioè la maturità classica. E sono andato a farlo, il distico di cui accennavo prima, in un liceo di grande tradizione nella città, il Jaime Balmes, chiamato così all’epoca. Adesso, in piena normalità democratica ( il dittatore, il generale Francisco Franco, è morto nel 1975) ha assunto la sua denominazione in lingua catalana: Institut de Batxillerat “Jaume Balmes”.
Non vi parlerò di fatti concreti, né di aneddoti che sarebbero forse molto divertenti o invece molto tragici. Non bisogna scordare che vivere in una dittatura è sempre qualcosa che segna la vita. Influisce nella formazione personale, in quanto fa diventare “naturale” il filtro della mancanza di libertà, di senso critico, della possibilità di ascoltare voci diverse, opinioni contrastanti. Mentre invece imposta come quotidiano il senso “tautologico” delle affermazioni: “ si fa così perché è così!”. Diventa evidente che in questo modo si va configurando un immaginario ben preciso: quello della persona senza un criterio autonomo, individuale, razionale e solidale. Soltanto il tempo, un grande lavoro di autostima ed una normalizzazione civica e democratica, potranno cancellare dal volto di un giovane liceale gli occhi del sonno e della morte. Occhi, nel mio caso, che hanno visto e sentito tante di quelle piccole o grandi tragedie di cui vi parlavo prima. Ma anche delle belle affermazioni di libertà, sia personale che collettive.
Cercherò di parlarvi, invece, di quelle facoltà o attività dello spirito che viste oggi, alla distanza, credo essere state la genesi dello sviluppo della mia vita posteriore.
In primo luogo, la curiosità. Curiosità per quasi tutto. Una grande voglia di sapere, di conoscere, di chiedere, di leggere, di vedere film, di ascoltare musica, di sentire le radio estere di nascosto. Forse che nel fomentare questa voglia di sapere abbiano avuto un grande effetto la sapienza di molte professoresse – caso normale nel Lycée ( scuola privata) ma non nelle scuole religiose che erano una grande maggioranza nella Spagna della mia gioventù, e nemmeno nelle pubbliche. Tante grazie a loro, anche ai professori, ovviamente.
Dopo la scoperta della bellezza dello sport, gioco inteso non tanto come competizione ma come momento di socializzazione, tout court. Atletica, pallacanestro, calcio, nuoto, tennis, tennis da tavolo. Tutto , e di più.
Finalmente, l’innamoramento – e le grandi sofferenze! – per le cause grandi: la religiosità, Dio, l’aldilà, la vita e la morte, la politica. E l’altro sesso: le meravigliose ragazze. Mi scordavo: da noi, a quell’epoca, si pensava soltanto, si speculava mentalmente con “la prima volta” . In questo si vede che i tempi sono diversi. Come complemento: l’amicizia con i propri compagni, le avventure, le sventure.
Per finire vorrei soltanto dirvi che da quei sette anni passati nei due licei ( sei in uno, la maturità nel classico) si sono visti i miei risultati scritti soltanto in un sonetto Lycée Français, dedicato al mitico direttore del Liceo, lo storico Pere Ribera, sonetto che sarà pubblicato in aprile 2003, nel libro Or Verd ( Oro Verde), ed in queste righe che state finendo di leggere.
Molti invece sono i ricordi che mi assalgono ogniqualvolta, passeggiando per Barcellona, passo davanti all’Istituto Balmes. Inevitabilmente penso ai compagni di quei giorni che oramai non sono più fra di noi, come il mio miglior amico d’infanzia M.R., morto da poco tempo.
Ma se i ricordi liceali sono sempre lì, “davanti” a noi, immobili, nella pianura della memoria, anche loro ci possono aiutare a pensare ed immaginare l’avvenire, quel tempo inesistente che giace adesso “dietro” di noi. Tempo “inesistente” che non aspetta altro che impadronirsi del nostro oggi, del nostro istante vissuto e diventare, a sua volta, appena attraversata la finestra del “presente” immediato , il ricordo del liceo di tutta la nostra vita.
Valentí Gómez i Oliver
poeta, scrittore, docente Univ.Roma III





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