La parola femminista è un saggio di Vanessa Roghi, storica, autrice di documentari, studiosa delle principali figure di educatori italiani del Novecento, come don Lorenzo Milani e Gianni Rodari. Vanessa Roghi è nata nel 1971 e la parola femminista l’ha sentita in casa, sua madre infatti era femminista. Per Vanessa bambina, essere femminista significava indossare gonne ampie e colorate, disegnarsi fiori e simboli sul viso col rossetto, usare con disinvoltura certe parole relative alle parti intime del corpo. Nel giro di qualche anno, però, la parola femminista ha subito una trasformazione: da termine usato per definire una certa posizione della donna in merito a emancipazione, autodeterminazione, libertà di scelta, si è trasformata quasi in un insulto, è diventata qualcosa che le donne e le ragazze degli anni ’80 non volevano più essere, addirittura schifavano.

In questo libro, Vanessa Roghi ripercorre i diversi significati che la parola femminista, l’essere femminista assume nei decenni, la diversa percezione che nella società si ha del movimento femminista, l’avanzamento e la retrocessione dei diritti della donna nella società. Il cammino non è stato affatto lineare: a partire dagli anni Settanta del Novecento, anni in cui grazie a numerose intellettuali e attiviste si discute, tramite assemblee, collettivi, riviste, libri, ma anche tra semplici gruppi spontanei, di che cosa significhi essere femministe, su quali e quanti significati abbia la parola femminista. Quello che a certe donne e a certe ragazze vissute in quegli anni sembra sacrosanto viene messo in discussione negli anni subito successivi, gli Ottanta e i Novanta, quando essere femminista è considerato non più di moda. Le donne hanno già conquistato tutti i diritti, no? E quindi a che cosa serve mettersi i gonnelloni e bruciare i reggiseni? La donna così si trova incoraggiata ad aderire a nuovi standard, in gran parte veicolati dalla televisione commerciale, che in quegli anni spopola.

Tra riferimenti alla sua esperienza personale, interviste rivolte a molte donne comuni, incursioni nelle opere di autrici più o meno note, Vanessa Roghi segue la parola femminista fino ai nostri giorni, analizzando il femminismo dell’uguaglianza e quello della differenza e affrontando via via diverse tematiche importanti, dall’estetica all’uso del corpo della donna da parte di media e pubblicità, dalla maternità all’aborto alla cosiddetta “teoria gender”: un testo ricco, documentato, coinvolgente e di piacevole lettura.

3 risposte a “La parola femminista, di Vanessa Roghi (Mondadori, 2024) by Marisa Salabelle”

  1. […] La parola femminista, di Vanessa Roghi (Mondadori, 2024) by Marisa Salabelle […]

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  2. Che libro interessante! Mi fa riflettere su quanto sia potente, ma anche fragile, il significato delle parole. ‘Femminista’ è passata da bandiera di lotte fondamentali a insulto, e questo dice tanto su come la società tenti di svuotare di forza i movimenti che fanno paura. È assurdo pensare che negli anni ’80 si dicesse che ‘i diritti erano già stati conquistati’… spoiler: non è mai così semplice, e oggi lo vediamo più che mai. Questo libro sembra una lettura perfetta per ricordarci che il femminismo è ancora necessario, e che la strada è lunga, ma non ci fermiamo. Me lo segno, grazie!

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  3. Il libro è davvero interessante, molto documentato ma anche gradevole a leggersi. Vanessa Roghi è molto brava e ha scritto diversi libri interessanti.

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