Mi sono occupato di San Valentino nel libro: “L’amore profuma di rose – editrice Monti” scritto insieme a mia figlia Silvia, per capire perché proprio l’anziano vescovo di Terni fosse universalmente riconosciuto il Santo dell’amore.
La ragione l’ho trovata, infatti, il Vescovo seppe trasformare in sacro l’amore profano del fauno Luperco, indiscusso dio pagano della fertilità, la cui festa ricorreva il 15 febbraio; in quel cupo giorno venivano messi in un’urna i nomi delle vergini del villaggio e in altra quello degli uomini, poi un bimbo bendato sorteggiava le coppie che quell’anno avrebbero avuto il preciso e solo scopo di procreare… rito pagano, delirio dei sensi.
San Valentino, viceversa, diede sacralità all’amore, non più solo carnale, ma benedetto da Dio, disegnò così i contorni della moderna famiglia, arrivando a benedire l’unione fra un centurione romano e una giovane cristiana, e questo, in tempi di persecuzioni, scatenò l’ira dell’imperatore Aureliano e gli costò il martirio il 14 febbraio del 273 d.C.; aveva 98 anni.
Sorprende scoprire che il santo dell’amore sia un arzillo ultra novantenne.
Sorpresa che dura poco poiché dei giovani è la passione mentre l’amore richiede pazienza, dedizione, tempo e matura e si consolida nella coppia dopo anni di vita condivisa nella buona e nella cattiva sorte.
Tempo che potrebbe non bastare per capire l’amore, come diceva bene il poeta irlandese William Butler Yeats nei versi di “Heaven”:
“Ah l’amore è cosa tortuosa, – nessuno è sufficientemente saggio – da scoprire tutto ciò che racchiude, – altrimenti penserebbe all’amore – fino a quando le stelle non siano fuggite – e le ombre non abbiano divorato la luna”.
[ SiteLink : Teresio Bianchessi ]





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