In una giornata di autunno un bambino domandò al suo mentore: – Maestro ma perché sei sempre fermo? –
– La Natura ha stabilito per me questa forma, ma io non sono fermo, ho semplicemente raggiunto il mio scopo. –
Il bambino chiese allora: – Quale è il tuo scopo maestro? –
Il maestro non rispose subito, come se cercasse di trovare le parole giuste, poi esordì: – Tutta la vita cerchiamo di comprendere appieno ciò che ci sta intorno, ecco io ho raggiunto questa consapevolezza, dove il mondo non sembra più grande; ma più chiaro, sono uno spettatore del mondo e del tempo. –
– Allora posso stare fermo anche io ed essere come te? –
– Temo di no, non sei nato per stare fermo, ma per scoprire il mondo, vederlo in lungo e in largo, ascoltare i canti e i dolori di altri popoli. Io ho raggiunto la consapevolezza della Natura, tu devi raggiungere quella dell’uomo e probabilmente avrai bisogno di tutta la tua vita per farlo. –
Il bambino guardò in basso, cominciò a piangere e il maestro fece cadere una foglia e gli disse: – Prendila, asciuga le tue lacrime. –
Il bambino obbedì e guardando il maestro disse: – Io non voglio lasciarti, voglio restare qui. –
– Anche io lo vorrei, ma la tua natura non ti farà restare, come è giusto che sia, devi scoprire il mondo. –
Il bambino corse verso il grande Saggio e lo abbracciò, le sue braccia erano piccole e gracili e non riuscivano a stringere il suo maestro, guardando verso di lui gli domandò dunque: – Potrò tornare a trovarti? –
– Tu potrai sempre venire da me. –
Il bambino si allontanò, di tanto in tanto guardava indietro verso il saggio maestro, assicurandosi che restasse fermo; una folata di vento lo investì, il bambino chiuse gli occhi per evitare la polvere sollevata da terra e quando li riaprì si ritrovò sulla testa una ghianda, un dono del maestro. Osservò il piccolo frutto secco e sorrise, sapeva che il saggio maestro sarebbe stato sempre con lui.
Il maestro ascoltò i suoi passi allontanarsi e poi disse tristemente: – Un giorno tornerai, ma non mi riconoscerai più, spero che tu cresca meglio degli altri e altre che mi hanno dimenticato. –
Il saggio albero si chiuse nel silenzio, in attesa del ritorno del suo discepolo.
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