Rose Royal, di Nicolas Mathieu, Marsilio 2025, traduzione dal francese di Margherita Botto, pp. 128

Era orgogliosa di essere capace di squadrarsi, di non raccontarsi storie, di non essere come tante altre donnette che aveva intorno, che passavano la vita a far finta, a negare l’evidenza, a inventarsi consolazioni. La sequela di batoste le aveva offerto il regalo definitivo della solidità. Rose era forte ormai. Bastava vedere con gli uomini, come si difendeva.Pag. 20

Nicolas Mathieu pubblica un incisivo romanzo breve – una novella – diviso in tre parti come i tre atti di una tragedia classica. Perché c’è davvero un fato che incombe sul destino di Rose, l’eroina.
Al centro, Rose, un’eroina moderna segnata da un destino ineluttabile. Cinquantenne, divorziata, madre di due figli lontani, Rose conduce una vita indipendente e dignitosa. Il suo rifugio serale è il Royal, un locale dall’atmosfera avvolgente, con le pareti scure, il lungo bancone, le birre alla spina e le vetrine polverose, dove trova conforto nelle chiacchiere con l’amica Marie-Jeanne e il barista.

Rose è una donna che ha imparato a convivere con una sorta di quieta infelicità, un’esistenza costellata di avventure effimere, dove l’amore ha perso il suo smalto. Quando la incontriamo, un dettaglio inaspettato rivela la sua vulnerabilità: nella borsa, custodisce una calibro .38. Un’arma, frutto di una paura sorda, nata da un luccichio sinistro negli occhi dell’ultimo uomo con cui ha condiviso qualche mese. Un litigio, una rabbia trattenuta, una fuga senza violenza fisica, ma con la certezza di un pericolo incombente. Rose conosce bene quel brivido, quel presagio di violenza, echi di un passato che non smette di tormentarla. Sa riconoscere l’ombra della paura, la sua ineluttabile manifestazione.

La rivoltella, oggetto tanto magico quanto sinistro, è il fulcro di questa tragedia moderna. Un’arma che pulsa di tensione, ora nascosta nella borsa di Rose, ora celata in una cassaforte la cui combinazione è gelosamente custodita. Un simbolo di potere e pericolo, che il suo nuovo compagno tenta di neutralizzare, cambiando la combinazione, convinto di agire per il suo bene. Ma la rivoltella non è solo minaccia. Nella prima parte del romanzo, si trasforma in strumento di liberazione. Quando un uomo irrompe nel bar Royal con il suo cane agonizzante, investito da un’auto, Rose, senza esitazione, estrae la calibro .38 e pone fine alla sofferenza dell’animale. Un atto di pietà, che rivela la sua natura ambivalente: donna armata e disarmata. Disarmata, perché. poco dopo, l’incontro con l’uomo del cane innesca un’attrazione irresistibile, l’illusione di un ultimo, appassionato amore.

Nicolas Mathieu traccia con precisione chirurgica la parabola di una donna risucchiata in una spirale che aveva giurato di evitare. I passaggi, tristemente familiari, si susseguono inesorabili: l’abbandono del proprio appartamento per trasferirsi nella dimora isolata dell’uomo; la rinuncia al suo impiego per un lavoro inutile e mal retribuito al suo fianco; l’isolamento dagli amici, la lenta metamorfosi delle abitudini, l’approdo in luoghi esclusivi, lontani dalla propria essenza. La consapevolezza che al primo schiaffo dovrebbe fuggire, ma la paralisi, l’incapacità di rompere il cerchio, la tentazione di tornare sui propri passi. Mathieu esplora con maestria le dinamiche perverse della dipendenza affettiva, l’erosione dell’autonomia, il lento scivolamento verso l’abisso.

In un’opera di tale concisione, ogni dettaglio deve essere cesellato con precisione chirurgica, e Mathieu rispetta questa regola, conducendo il lettore lungo una traiettoria implacabile. La narrazione si concentra unicamente sulla relazione tossica tra Rose e Luc, tralasciando volutamente i contorni della sua esistenza: il lavoro, le amicizie, i figli, l’ex marito, i genitori.
Un vuoto che amplifica il senso di isolamento della protagonista. I suoi pensieri, la percezione del tempo che scolpisce il suo corpo, emergono in superficie, senza mai affondare nelle profondità dell’anima. Rose, insoddisfatta della passione di Luc, si rifugia in promesse vane, sussurrando menzogne di un futuro appagamento.
La storia, come una tragedia greca, segue il suo corso ineluttabile, fino alla catarsi finale. La rivoltella, presagio di violenza, riappare, ora in mani diverse da quelle del suo proprietario, innescando il tragico epilogo.

Nicolas Mathieu conduce la sua eroina in un viaggio simbolico, da un Royal all’altro: dall’atmosfera polverosa di un locale di Nancy all’opulenza dell’ Hotel Royal di Evian. L’alcol gioca un ruolo importante nel rapporto tra Rose e il suo compagno, il che rende l’ultimo atto, a Evian – città termale dell’acqua per eccellenza – paradossale e inevitabile.
L’alcol è prima di tutto un modo per stare bene insieme, poi diventa un palliativo del sesso, un lenimento per la virilità incerta di Luc. Quest’ultimo, incapace di offrire autentica intimità, compensa con una parvenza di vita agiata: ristoranti raffinati, auto di lusso, ostentazione di ricchezza. Rose, inizialmente sedotta da questo miraggio, si lascia trascinare in una spirale che crede ascendente, ma che la priva di ogni autonomia.
Luc, lungi dall’essere un archetipo di perversione narcisistica, si rivela un uomo comune, un lavoratore, o almeno così suggeriscono le scarne informazioni che Mathieu concede. La sua vita interiore, i suoi legami affettivi precedenti, restano avvolti nel mistero. Il divorzio, i quadri dell’ex moglie che incombono nell’appartamento, creano un senso di estraneità in Rose, un presagio di fallimento.

Una volta Luc le faceva paura. Le faceva male. Ora era peggio. La faceva sentire appesa a un filo. La sua dipendenza era tale, gli si era sottomessa così tanto ormai, che bastava una sua parola per rispedirla nel nulla.Pag. 107

Rose Royal si radica nel realismo più crudo, dipingendo una relazione banale eppure devastante. Mathieu ci mostra l’ordinario che diventa straordinariamente distruttivo.
Rose Royal di Nicolas Mathieu è un romanzo che si divora con un senso di urgenza (l’ho letto in due ore), un thriller essenziale che ti lascia senza fiato. In questo romanzo breve l’autore ci immerge in una realtà cruda e spietata, un ritratto vivido della violenza di genere che dilania la nostra società.
La storia di Rose è la storia di una donna che uccide un cane per pietà e che verrà soppressa come un cane, è un’eco straziante dei tanti femminicidi che riempiono le pagine di cronaca. Mathieu demolisce la retorica del “delitto passionale”, smascherando la sua ipocrisia e la sua capacità di minimizzare la violenza.
Con una scrittura asciutta e potente, l’autore ci costringe a confrontarci con una verità scomoda, immergendoci in un’attualità sociale e politica che non possiamo più ignorare.

Nicolas Mathieu (1978) vive a Nancy. Dopo aver studiato storia e cinema, si è trasferito a Parigi, dove ha svolto i mestieri più disparati, quasi tutti mal retribuiti. Con il suo secondo romanzo, E i figli dopo di loro (Marsilio 2019), ha vinto il Premio Goncourt ed è stato tradotto in venti paesi. Come una guerra, la sua opera d’esordio, premiata dalla critica e osannata dai lettori, ha ispirato una serie tv andata in onda su France 3.

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