Lo sciabordio delle onde, il suono che Preston ascoltava quella mattina del 4 giugno, mentre si preparava a imbarcarsi col resto della sua divisione per la Normandia. Quel suono era così rassicurante e benevolo, lo faceva pensare al passato, più precisamente a un giorno dell’estate del ’40, poco prima che partisse per l’addestramento. Si trovava a Bodega in California, con degli amici e quel giorno aveva dato il suo ultimo bacio alla persona che avrebbe amato per sempre: Roy.
Lo aveva conosciuto a uno spettacolo teatrale, dove era l’attore protagonista, lo aveva notato subito; era bello, slanciato con gli occhi verdi e un sorriso che scaldava il cuore. Qualche giorno dopo lo rivide seduto sulla scogliera, con gli occhi chiusi e in ascolto; Preston si avvicinò e gli chiese se andasse tutto bene e l’altro, accortosi del ragazzo, rispose con un sorriso: – Oh si, ti ringrazio, ascolto la voce del mare. Vuoi sentirla con me? –
Preston sentì dentro di sé una gioia mai provata e si sedette accanto a lui, Roy gli disse di chiudere gli occhi e di tendere l’orecchio e fu allora che sentì lo sciabordio delle onde, la spuma infrangersi sulle roccie, era una voce forte e sicura, di qualcosa che non provava paura: la voce del mare.
Si videro quella sera stessa in una spiaggia nascosta, accesero un fuoco, si raccontarono le loro storie, bevendo delle birre; mentre il mare davanti a loro sussurrava quieto. Roy accarezzava i suoi capelli biondi, i loro sguardi si incrociarono e si diedero un bacio; per un momento si fermarono entrambi, come se avessero paura di andare oltre, ma poi si lasciarono andare, totalmente appassionati l’uno dall’altro.
Era l’alba, quando le onde del mare accarezzarono i loro piedi sulla riva, stavano seduti uno a fianco all’altro a fissare l’orizzonte, senza dire una parola, perché non ne avevano bisogno.
La sirena risvegliò Preston da quel sogno ad occhi aperti, distolse lo sguardo da quell’orizzonte marino, pronto a imbarcarsi per l’inizio dell’operazione Overlord nel cuore dell’Europa.
Uomini da tutti gli Stati Uniti si erano imbarcati, per uno dei più importanti momenti della Seconda Guerra Mondiale, Preston come molti suoi commilitoni percepiva sentimenti contrastanti sui giorni, che lo attendevano. La paura l’aveva provata poche volte, ma in quei momenti sentiva che quella sensazione si faceva soverchiante e cercava di dominarla.
Il tenente Budd, il suo ufficiale superiore organizzò un breifing per spiegare i dettagli dell’operazione, era presente tutta la compagnia B della 29ª divisione di fanteria inclusi il Sergente Malandrino, i suoi amici: Biggs, Kelsky, Cooper, Giardino.
L’obiettivo era aprire una testa di ponte sulla spiaggia di Omaha Beach, per consentire lo sbarco alleato in Francia. L’operazione prevedeva una serie di bombardamenti navali che avrebbero colpito le difese tedesche e una serie di lanci notturni pre sbarco delle divisioni aviotrasportate, per colpire le retrovie. La 29ª divisione avrebbe dovuto cominciare un assalto anfibio alle prime luci del 6 giugno, assieme ai ranger e alla Big Red One.
La sostanza era semplice, l’esecuzione incerta, perché i tedeschi sapevano di un attacco anfibio. Il tenente Budd ribadì un punto importante: – Proteggete i genieri, senza di loro i carri armati non potranno sbarcare sulla spiaggia, è importante liberare la spiaggia dagli ostacoli e dalle difese tedesche. Seguite gli ordini e non perdete la testa! –
Quella mattina del 6 il cuore batteva a mille, gli amici si calavano lentamente sui mezzi da sbarco, qualcuno non riusciva a smettere di battere i denti; Ryan continuava a guardare la foto dei suoi fratelli, Palombo continuava a imprecare, era il più giovane di tutti, alla sua prima missione ed era terrorizzato. Il Sergente Malandrino gli mise la sua manona sulla spalla e gli disse: – Te resta attaccato a me e ce la farai. –
Cooper faceva dei respiri controllati, Preston preferiva accendersi una sigaretta, fumare lo rilassava, diede qualche boccata, poi la lasciò a Biggs che aveva finito le sue.
Arrivò il segnale, le imbarcazioni da sbarco iniziarono il tragitto verso la riva, l’unico suono udibile a tutti era quello che sentivano nel proprio cuore, mentre cominciavano a distinguere la spiaggia; eppure fu allora che si ricordarono di essere non solo uomini, ma soldati pronti alla battaglia. I colpi di mortaio cominciarono a esplodere attorno a loro, uno colpì il mezzo anfibio accanto , uccidendo tutti gli occupanti; i proiettili delle mitragliatrici iniziavano a fischiare nell’acqua e a colpire la barra di sbarco.
-200 metri!!- urlò il navigatore.
– Non restate vicini! Avanzate e fate spazio per gli altri! Ci vediamo sulla spiaggia! – gridò il tenente Budd.
-30 secondi!-
I proiettili e le granate venivano sparati a volontà, era impossibile capire se anche uno solo di loro sarebbe sbarcato.
In quel momento, la barra si abbassò, ma prima ancora che potessero scendere una pioggia di proiettili li investì: Kelsky, Cooper, Giardino, Wyatt, il caporale Shin, Porcati e Segugio furono i primi a cadere; il tenente Budd ordinò di gettarsi in mare fuori bordo, gli uomini si tuffarono così dai lati, l’acqua arrivava fino alle ginocchia, era difficile muoversi con tutto il peso dell’equipaggiamento, Bowman e Stevens caddero prima di arrivare alla spiaggia. I soldati cercarono riparo negli ostacoli anticarro e dietro le palizzate, ma il tenente Budd li rimproverò: – Non fermatevi! Raggiungete i bunker! Muoversi! –
Preston andò in avanti dalla sua posizione, ma una scarica di mitragliatrice lo colpì in pieno petto e crollò a terra; Biggs venne verso di lui, ma il tenente lo tirò via, non poteva aiutarlo.
Preston restò a terra, cercando inutilmente di respirare, mentre attorno a lui vedeva morte e distruzione, guardò verso l’oceano, divenuto rosso per il sangue e chiuse gli occhi, voleva ascoltare il suono gentile della spuma delle onde, tornare a quel giorno d’estate con Roy a quel suo sorriso che lo aveva fatto innamorare.
Lo avrebbe aspettato…tutto il tempo necessario.
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