Di Teresio Bianchessi

Ero in macchina lunedì, ascoltavo la radio ma non capivo, parlavano di un Papa indomito, che sino all’ultimo ha adempiuto al suo mandato…dubbioso chiamo mia moglie che nulla sapeva ma che dalla TV ha subito conferma di quanto temevo, erano circa le 10 di mattina.
Da quell’ora la Tv, le tv, le radio, i media, i social hanno iniziato una maratona celebrativa senza respiro, esagerata, bavosa, ripetitiva, competitiva di certo sgradita a PapaFrancesco che in vita abitava in Santa Marta, a Roma girava con una utilitaria, a Buenos Ayres in metro, predicava una Chiesa di periferia, che voleva disarmare non solo gli arsenali bellici ma soprattutto i cuori, ma ancor più le parole, il chiacchiericcio pettegolo, divisivo.
Invece… bla…bla…bla e questo, infine fastidioso bombardamento mediatico che snatura il suo pontificato, mi ha riportato ad altro lontano tragico evento: “La strage di piazza fontana” anche allora, pur con una realtà dei media  non paragonabile all’attuale,  la notizia invase le radio i telegiornali, i quotidiani che con lo stesso maldestro intento degli indici di ascolto e a scapito anche della stessa verità, lasciarono davvero poco spazio al profondo dolore.
Quel fastidio, l‘insofferenza di quel dicembre 1969 mi ispirò questi versi:

“ Comprò la notizia / STRAGE / Per averla sentita per primo / per averla vista da vicino / per averla discussa / per averla interpretata / la cronaca supera / la strage / Raccogliamoci.”

La cronaca supera la strage!
Quant’è amara la riflessione, il pensare che quei versi di oltre cinquant’anni fa riflettono anche il fastidio di oggi!
Basta, infatti,  sostituire  “STRAGE” con “MORTE”, la morte di un Papa e il testo ancora regge così come il mio accorato invito finale: “Raccogliamoci” ritorna e risulta essere attualissimo grido di sopravvivenza.
Raccogliamoci in silenzio, ritroviamoci, ritorniamo individui, unici, facciamo nostre non le roboanti parole che sentiremo dai potenti capi di stato che saranno presenti in San Pietro, ma le umili parole di Francesco spesso, subdolamente ignorate o incomprese, che viceversa hanno attecchito nel cuore degli ultimi, che sono miliardi, loro piangeranno per davvero, in loro è la speranza.

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