Sembra ieri che mi rincorrevi sui viali alberati che portavano al mare, mentre, invece, il tempo è trascorso inesorabile, ed io sono invecchiato e tu non sei null’altro che una donna anziana curva mentre cammini, dalla pelle bianca, a tratti emaciata, e dalle labbra spaccate dal tempo che nulla perdona. Sembra ieri che ridevamo seduti, stretti in un abbraccio, che in quel momento significava poco o nulla, ma che ha acquistato valore con il tempo. Perché, vedi, le cose, col tempo, acquistano importanza, almeno fino a quando non si rompono. E il nostro abbraccio, a un certo punto si è rotto e non abbiamo più saputo aggiustarlo. Avevamo il mondo nelle nostre mani e non lo sapevamo. Eravamo più forti delle nostre insicurezze, ed ora siamo pieni di fragilità. Eravamo giovani e certi come solo i giovani sanno essere, ed ora siamo solo un involucro che contiene sangue, piscio ed escrementi. 
Siamo stati la vita, il rimorso, la distanza, la vicinanza, l’infinità. Ora siamo gli stessi di sempre, mischiati ad un elemento in più che si chiama fragilità. I calici si toccano ancora. Abbiamo novant’anni, il viale alberato che portava al mare, è diventato il viale del tramonto, alla fine del quale corriamo il rischio di vedere ancora il sole sorgere. 

Fotografia di Giuseppe Tecce 

[ SiteLink : GiuseppeTecce.com ]

2 risposte a “Giuseppe Tecce – Sembra ieri”

  1. Certamente da correre il “..rischio di vedere ancora il sole sorgere” perché anche essere quel faticoso “involucro” che lei descrive con realismo spietato è…compimento di vita.

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  2. bellissimo e toccante. Diamo per scontato tutto finché la clessidra termina lo scorrere della sabbia e del vento

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