Il 14 giugno 1837, Giacomo Leopardi giace su un letto di morte che somiglia solo a quello del dipinto di Ferrazzi, come se la morte di quel momento fosse falsa e il pittore lo avesse trattenuto in una delle tante morti patite in vita. Ma, dico: lui è lì, disteso, maschera di se stesso, mentre indovina il fumo che sale sotto la porta della modesta dimora in cui si è rifugiato, forse per nascondere pudicamente agli occhi del mondo quella morte, che resta bella e infinita.
Fa un gesto per alzarsi e, infatti, si alza. L’aria densa del fumo sale fino agli occhi, e per questo cade sulla porta. Lo apre. Pensate, come idea poetica, che in questo modo si sfugge anche alla fine, alla morte. Poi scopre che la porta non si apre sulla strada, ma su un giardino, e che il giardino è intrecciato con peristili e portici.
Non chiede, non può chiedere a nessuno, perché è solo, come la scopa, ma va avanti. Seguono corridoi lenti e altre colonne. Ci sono affreschi colorati e profumati di terra sulle pareti e vasi con fiori che lei non riconosce. I cani gli abbaiano dalle strette strade acciottolate. Alza lo sguardo e comincia a vedere donne con garze sulle braccia, tuniche e veli leggeri come il mattino.
Alla fine dell’ultimo corridoio sente la detonazione. Le fiamme, l’orrore, la lava. È il Vesuvio che ruggisce sullo sfondo, come se fosse l’impostura di un altro dipinto. Ma non è così. Quando la febbre sembra placarsi, gli abitanti di Pompei hanno già iniziato a fuggire verso il loro letto di morte del diciannovesimo secolo.
L’Infinito di Giacomo Leopardi
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
Bio di Giacomo Leopardi (1798-1837); è il genio solitario dell’Ottocento, capace di scrivere poesie cupe come La scopa o sognanti come L’infinito. A metà strada tra il razionalismo della sua infanzia e adolescenza classica e il romanticismo che sembra germogliare da ogni suo verso come l’erba selvatica che cresce tra due mattoni, le sue poesie ci avvicinano anche a quel concetto ottocentesco di sincerità poetica (oggi ci sarebbe difficile chiarire cosa sia la sincerità nella poesia…). Leopardi si cimentò anche nella saggistica e come filosofo (le enciclopedie non cessano di presentarlo come tale) nei suoi Opuscoli morali (1827), di un pessimismo che a tratti oscura quello di Cioran. Aveva le sue ragioni per quella visione del mondo: l’uomo decide di uscire dalla gabbia dorata della sua Recanati e il Vesuvio, con suo rammarico e dei suoi polmoni, erutta… A mio parere, il suo miglior biografo è il poeta spagnolo Antonio Colinas, autore di una delle più belle biografie mai scritte, Verso il naufragio infinito.
Bio di Félix Molina
Félix Molina (Siviglia, 1975) si è laureato in Filologia inglese presso l’Università di Siviglia. È traduttore e traduttore letterario. Durante gli anni dell’università, lui e i suoi compagni di corso fondarono il Círculo de Traducción (Circolo della Traduzione), che pubblicò la prima rivista di traduzione letteraria del Paese, Hermes. Ha pubblicato recensioni, principalmente di letteratura inglese e americana, nel Diario de Sevilla e nel El Correo de Andalucía (supplemento letterario Umbrales). Nel 2013 ha iniziato a pubblicare il blog fm|al (Félix Molina | arte e letteratura). Autore di tre serie di Contemas (un progetto di sviluppo organico, attraverso la vita, della prosa poetica) e Los malditos poetas (una raccolta di poesie quasi contro la poesia). Sono in preparazione altre due raccolte di poesie (Museum of Fine Arts e An Uncertain Meaning), due libri di racconti (Sacred Scriptures e Prepositional Stories) e alcune altre ossessioni (Almost Peace). Tra il 2019 e il 2020 ha pubblicato la serie Poe is not dead in Masticadores.





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