Nelle calde estati degli anni 80 trascorse al castello di Santa Severa, ogni tanto c’erano delle giornate diverse dalle altre, non ci si annoiava mai al castello, eppure alcuni giorni erano speciali. Uno di questi giorni era quando la Signora Mirella ed il marito, coppia senza figli, invitava me e mia cugina Roberta a cena sulla torre saracena del castello.
Aspettavo tutto il giorno per andare da lei a cenare sulla torre sul mare. Arrivavamo dalla nostra casa dentro al castello a pochi metri dalla sua verso il tramonto e prima di salire lungo le innumerevoli scale a chiocciola , andavamo alla spiaggia nera a raccogliere i fiori di campo con Mirella. Adorava i fiori e la sua casa era sempre perfetta. Teneva all’ordine e alla pulizia e la sua casa che era divisa in due torri unite da un ponte in legno. Da un lato il salotto e dall’altro la camera da letto e se pioveva dovevi prendere l’ombrello per andare in un’altra stanza!
Così per cena salivamo le rampe di scale e arrivavamo su in cima, su un terrazzo sul mare, la torre era contornata da merli, c’era un silenzio irreale. Durante la cena sul mare Mirella ci raccontava storie, di quando i saraceni gettavano l’olio bollente sui nemici che venivano dal mare. Un giorno ricordo che ci porto’ sul ponte e nell’altra torre per farci vedere un fulmine che era entrato in inverno. Il muro bianco era totalmente nero con una classica bruciatura a zig zag. La cosa mi impressionò molto e ancora oggi quando c’è un temporale ripenso a quel giorno.
Ma gli anni passarono, i tempi cambiarono ed il castello non fu più lo stesso. Il destino si portò via giovane la signora Mirella ed il marito non se la sentì di restare solo nella torre.
Tornai li qualche anno dopo con una visita guidata. Per le scale c’erano calcinacci, mozziconi di sigarette, stavano evidentemente facendo dei lavori di ristrutturazione al castello. La torre era in stato di abbandono. Nessuno ci aveva più abitato dopo Mirella.
La guida che ci portò su mentre salivamo nel degrado disse: vedete qui che caos? Erano gli affittuari che vivevano qui che la tenevano così male.
Quell’offesa, quella menzogna verso chi non c’era più da molti anni fu un colpo al cuore per me, tanto che mentre la guida saliva con i gitanti io tentai di dire agli ultimi della fila che non era così, che la signora Mirella amava i fiori e che la casa sulla torre era tenuta come un gioiello, ma la gente mi guardò un po’ così , forse non credendomi, perché la gente in fondo che ne sa…












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[ Tutte le immagini dell’articolo : Fotografie di Elisabetta Rosetti ]





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