La biblioteca del censore di libridi Bothayna Al-EssaAstoria 2025, traduzione di Serena Daniele, pp. 320

Immaginiamo un futuro perturbante e vicino, confinato nei rigidi confini di una nazione senza nome dove l’eco della libertà è stata soffocata. In questo scenario oppressivo, facciamo la conoscenza di un protagonista silente, un uomo privato persino della sua identità. Ogni scintilla di espressione individuale, ogni sussurro di interpretazione personale è bandito. L’esistenza gravita attorno a un’unica, soffocante triade: Dio, il Governo, e un sesso ridotto alla sua mera funzione procreativa. Sfidare il potere è impensabile, il patriottismo un dogma indiscutibile, e il “Vecchio Mondo” – l’era in cui la libertà personale osava fiorire – è relegato nell’oblio, ogni suo ricordo ferocemente represso.

In questo cupo orizzonte distopico si staglia La biblioteca del censore di libri di Bothayna Al-Essa, un vibrante omaggio ai maestri del genere novecentesco. Tra le sue pagine risuonano echi familiari, da 1984 al rogo di Fahrenheit 451. Ma l’autrice kuwaitiana affonda il bisturi su un tema di bruciante attualità: la censura letteraria, una piaga che muta forma ma non scompare, insinuandosi subdolamente nel nostro presente. Ecco cosa sta accadendo negli Stati Uniti, il paese delle libertà.

Via i libri e i materiali didattici che affrontano temi «potenzialmente legati all’ideologia di genere o ad argomenti discriminatori che propongono l’ideologia dell’equità». Basta titoli su empowerment delle donne, persone di colore, migranti, transgender, parità, sessualità. Come nella peggiore delle distopie, la disposizione è stata recapitata a bibliotecari, sovrintendenti e presidi dalla divisione educazione del Dipartimento della Difesa statunitense, che gestisce 67mila studenti in 161 scuole del Paese.

Addentrandoci nelle cupe atmosfere del romanzo, seguiamo il percorso di un uomo inizialmente ligio alle ferree leggi dello Stato. Un mondo di uniformità opprimente lo circonda: case indistinguibili l’una dall’altra, il silenzio forzato dall’assenza di elettricità oltre un’ora stabilita, la disconnessione dal mondo tramite l’annientamento di internet e, soprattutto, la morsa soffocante del controllo e della censura sui libri. Privato del lavoro, quando si presenta l’opportunità, seppur inattesa, di diventare Censore, la coglie senza esitazione. Un compito gravoso e denso di responsabilità, a tratti perfino insidioso, poiché in quel regime totalitario si credeva che “i libri potevano ascoltare, mordere, moltiplicarsi, fare sesso. Disponevano di sinistre procedure per impadronirsi del mondo, per colonizzare e conquistare, parola per parola, riga per riga, avvelenando il mondo di significato. Ma a lui era richiesto solo di sfiorare la superficie del linguaggio”. Tuttavia, è proprio questa inaspettata mansione, anzi, l’obbligo stesso di immergersi nella lettura dei volumi da epurare, a schiudere per il protagonista le porte di universi inesplorati, seminando i primi germi di un risveglio interiore.

La struttura narrativa de La biblioteca del censore di libri si rivela un ingegnoso labirinto di rimandi letterari, articolandosi in cinque sezioni che dialogano apertamente con capolavori iconici: l’ebbrezza vitale di Zorba il Greco, la surreale meraviglia di Alice nel Paese delle Meraviglie, l’oppressione totalitaria di 1984, la ricerca di autenticità di Pinocchio e la fiammante ribellione di Fahrenheit 451. Ogni sezione non è un mero omaggio, bensì un tassello fondamentale nel mosaico evolutivo del protagonista, che compie una metamorfosi sorprendente da zelante censore a lettore appassionato. Attraverso le pagine, egli riscopre la passione e la libertà vibrante di Zorba, si smarrisce nel caos fertile dell’immaginazione con Alice, percepisce l’agghiacciante morsa del fascismo e della repressione al fianco di Winston, insegue sogni e verità con il burattino di legno, e infine, abbraccia la fiamma della resistenza e della ribellione con Guy Montag. Ma è quando l’incubo totalitario irrompe nella sua sfera personale, con la figlia deportata in un sinistro “centro di riabilitazione” – una prigione di torture e lavaggio del cervello mascherata – che la sua fragile aderenza al sistema si incrina definitivamente.

Il Censore vacilla, si smarrisce in un labirinto di dubbi inediti e, per la prima volta, inizia a pensare, a sondare le profondità del linguaggio oltre la sua “piatta superficie”. Inesorabilmente, si trasforma in un lettore vorace, un convertito alla sacra arte della lettura che rinnega con sdegno il suo Stato e le sue leggi oppressive. Diventa un ladro di storie, sottraendo furtivamente romanzi per custodirli come tesori proibiti nel suo armadio. Per noi, che conosciamo il potere delle parole, è un ribelle; per il mondo cieco in cui vive, un pericoloso fuorilegge. Ed è qui che Bothayna Al-Essa sferra un colpo di scena intrigante: e se il protagonista non fosse solo nella sua ritrovata sete di conoscenza? E se nell’ombra si celasse una società segreta, un baluardo silenzioso votato alla protezione e alla salvaguardia dei libri e della memoria storica, pronta a sfidare l’oblio imposto dal regime?

Nell’ombra di questo regime oppressivo, serpeggia un sussurro, un nome in codice per la resistenza: i “Cancri”. Sono ovunque, una rete clandestina di spiriti liberi che lottano contro la marea di conformità. Il nostro Censore, inizialmente titubante, viene introdotto in questo gruppo enigmatico dall’uomo a cui ha inaspettatamente sottratto il posto al Ministero. Una figura singolare, un vecchio con la fama di pazzo, scoperto con un libro tra le mani! Ma il destino, con un suo ironico guizzo, lo ha risparmiato dalla prigione, relegandolo al ruolo di Segretario del Capo Dipartimento. Quest’uomo, un bizzarro incrocio tra un Geppetto saggio e un Cappellaio Matto illuminato, si rivela la chiave per scuotere il Censore dal suo torpore ideologico, spingendolo oltre la mera contemplazione: non basta più leggere e custodire segretamente le parole, ora è tempo di agire, di impugnare le armi della conoscenza per una causa più grande, di ergersi contro il Potere.

Si apre così una seconda, vibrante sezione del romanzo, intrisa di emozioni palpabili e un’eccitante scarica di adrenalina. Pagina dopo pagina, veniamo condotti nei meandri più reconditi di questo mondo immaginario – un’eco inquietante della nostra stessa realtà – svelando l’esistenza di un labirinto segreto, un santuario silenzioso che custodisce gelosamente ogni singolo libro bandito dalla pubblica lettura. Dai tormenti filosofici de I fratelli Karamazov di Dostoevskij alle angoscianti metamorfosi di Kafka, dalle illuminate Lezioni di Bertrand Russell alle oscure creazioni di Frankenstein di Mary Shelley, ogni voce soffocata attende di essere liberata. E il Censore, ora investito del doppio ruolo di Guardiano, si trova di fronte a una missione cruciale: sottrarre preziosi manoscritti dalle grinfie del regime prima che il temuto “Giorno della Purificazione” cancelli per sempre la loro esistenza.

Con un tono meno cupo e più venato di speranza rispetto ai pilastri distopici del passato, La biblioteca del censore di libri si configura come un omaggio sentito e, al contempo, un audace rinnovamento del genere. È un appassionato inno alla lettura e alla libertà – due facce della stessa medaglia – che, attraverso la figura di un eroe riluttante, quasi un antieroe, infonde nel lettore una sottile ma tenace fiducia nella forza delle parole e nella capacità di resistenza dello spirito umano.

L’intelligenza satirica di Bothayna Al-Essa intesse l’intera narrazione de La biblioteca del censore di libri, sorretta da un umorismo nero e sottilmente inquietante che alleggerisce la cupezza del contesto senza sminuirne la gravità. Sebbene il cuore pulsante della trama siano i libri, l’opera trascende la semplice celebrazione della letteratura. Essa si addentra con acume nel territorio del pensiero critico, elevando la creatività a potente atto di ribellione. L’autrice esplora la sottile ma cruciale linea di demarcazione tra la resistenza silenziosa e la rivoluzione aperta, ponendo al lettore una domanda universale e profondamente umana: fino a che punto siamo disposti a spingerci per proteggere coloro che amiamo? Significato stratificato, metafore incisive e un’oppressione claustrofobica si fondono in questa astuta e illuminante parabola di un futuro prossimo, un mondo insidiosamente conquistato da censori che non si limitano a proscrivere i libri, ma mirano a soffocare la stessa scintilla dell’immaginazione, a bandire i sogni e a estirpare il desiderio.

Si tratta di un’opera potente e attuale, capace di intrattenere e al contempo di stimolare una profonda riflessione sul valore inestimabile della libertà di pensiero e sull’importanza vitale della letteratura come strumento di conoscenza e di resistenza.

Questo romanzo si rivelerà particolarmente coinvolgente per i lettori che apprezzano le distopie che vanno oltre la semplice narrazione di un futuro cupo, offrendo spunti di riflessione sul presente e sulle fragili fondamenta delle nostre libertà. Gli amanti dei riferimenti letterari troveranno un ulteriore livello di piacere nel decifrare i richiami ai classici del genere, mentre coloro che sono sensibili alle tematiche della censura, del potere totalitario e della resilienza dello spirito umano saranno profondamente toccati dalla vicenda del protagonista e dalla lotta clandestina dei Cancri. La biblioteca del censore di libri è, in definitiva, una lettura consigliata a chi cerca una storia avvincente, scritta con intelligenza e passione.

foto credits: Yousef Alabdullah

Bothayna Al-Essa è nata e vive in Kuwait, dove lavora come libraia, editrice e insegnante di scrittura creativa. Autrice bestseller e vincitrice di diversi premi letterari, è stata in prima linea per l’abolizione della censura nel suo Paese, un obiettivo finalmente raggiunto nel 2020. La biblioteca del Censore di Libri è stato candidato ai prestigiosi National Book Awards per la traduzione e Time l’ha definito uno dei libri più importanti dell’anno.

Una replica a “Bothayna Al-Essa, La biblioteca del censore di libri by Pina Bertoli”

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