I segni del tempo ci dicono tanto di noi e delle nostre vite, se osserviamo le nostre mani, ad esempio, sappiamo come le abbiamo utilizzate, dove abbiamo lavorato, le cose che abbiamo toccato, i legami che abbiamo avuto.
Lena guardava le sue mani, mentre il sole calava verso ovest, oscurando le valli che da tempo erano la sua casa, quanto tempo e quante storie erano accadute? Troppe per raccontarle. Sentiva che da qualche parte in un altro angolo del mondo, qualcun altro stava guardando le proprie mani e ripensando alle cose fatte, chissà forse era accaduto lo stesso anche ai suoi genitori.
Dopotutto, tutti cerchiamo di fare una sintesi di chi siamo stati e delle cose che abbiamo fatto, impegniamo la nostra vita in tante cose diverse, orientati a raggiungere i nostri obiettivi e sogni, dimenticando ogni tanto di fermarci e guardare le cose che abbiamo già fatto. Tale consapevolezza la raggiungiamo con l’età alla fine, quando siamo meno impegnati a criticare noi stessi e gli altri; ma ad accettare le persone che abbiamo scelto di essere.
Lena guardava le sue mani e ripensava alla sua famiglia, ai figli cresciuti e i nipoti che teneva ancora per mano, il mondo un giorno sarebbe stato loro e non poteva che augurarsi di vederli felici delle vite che costruiranno in questo mondo. Non aveva una sfera di cristallo in grado di prevedere il loro destino, la sua era fiducia, per quanto la vita sia in grado di darti delle sberle sonore, come era accaduto a lei per il terremoto che aveva distrutto la sua casa, c’è sempre una luce che ti fa rialzare, una possibilità capace di spingerti oltre un muro di imprevisti.
Le difficoltà lasciano segni, a volte indelebili, ma ricordano a noi stessi il profondo valore che dobbiamo attribuire alla vita, perché un giorno ci ritroveremo a guardarci allo specchio o ad osservare le nostre mani cercando una risposta su noi stessi, che in realtà avremo già davanti.
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[ Immagine in evidenza – Flavio Di Renzo ]





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