Il 29 aprile 2025 ho avuto il privilegio di incontrare, ancora una volta, gli studenti della Scuola Secondaria di I grado “Paolino Carducci” di Cerignola, in occasione della Giornata Internazionale del Libro e del Diritto d’Autore. L’incontro, dal titolo “Emozioni in versi”, ha rappresentato l’apertura ufficiale delle iniziative dell’istituto all’interno del programma nazionale de “Il Maggio dei Libri 2025”.Ma al di là dell’etichetta e del calendario, quello che si è svolto è stato un vero laboratorio poetico dell’anima. Un tempo scolastico che si è trasformato in spazio di libertà, di ascolto e di esplorazione interiore.
Parliamo ora di questo laboratorio che educa al sentire!
Durante l’incontro, ho accompagnato i ragazzi in un percorso che avevo fortemente voluto: un laboratorio poetico centrato sul verbo “sentire”. Un verbo semplice, ma capace di aprire mondi. Sentire come esperienza interiore, ma anche come atto sensoriale. Sentire come modo di stare nel mondo, con empatia, attenzione e consapevolezza. Insieme alle insegnanti ho contribuito al fatto che i ragazzi si avvicinassero alla poesia non come a un oggetto da studiare, ma come a una possibilità di espressione autentica. La poesia come gesto libero, come atto di connessione tra ciò che si vive dentro e ciò che si vede fuori.
Abbiamo letto e commentato insieme il celebre testo di Alda Merini “Mi piace il verbo sentire”, e da lì abbiamo guidato i ragazzi in un esercizio di riscrittura emozionale. Ho parlato ai ragazzi dell’uso delle figure retoriche come anafora ed epizeusi non come strumenti tecnici, ma come chiavi per dare ritmo e profondità alle loro emozioni. Ho parlato a grandi linee di poesia visiva, immaginazionee dell’importanza della creazione condivisa.
Una parte fondamentale del laboratorio ha riguardato il lavoro visivo guidato. I ragazzi hanno ritagliato parole, titoli, frasi e immagini da giornali e riviste. Hanno dato forma a collage poetici in cui la parola scritta si è fusa con il linguaggio delle immagini. In questo modo, la poesia è uscita dalla pagina e si è fatta corpo, forma, esperienza concreta.
Ogni studente ha completato la frase “Sentire è…” dando vita a una mini-poesia personale, spesso costruita su ripetizioni poetiche, su immagini oniriche e su metafore nate dalla propria interiorità. Ho osservato con emozione la naturalezza con cui si sono lasciati attraversare dalle parole, come se la poesia non fosse qualcosa da imparare, ma qualcosa da riconoscere in sé.
Tra le frasi che mi hanno colpita di più:
- “Sentire è libertà”
- “Sentire è un dono”
- “Sentire è una sfida”
- “Sentire la pace nella guerra”
- “Regalo bellezza”
- “Per oggi no, domani chissà”
- “L’incanto in un sorso di vino”
- “Orgoglio di famiglia”
- “Sentire con l’orecchio le cose”
Quest’ultima, pronunciata con semplicità da uno degli studenti, racchiude secondo me l’intero spirito del laboratorio: imparare ad ascoltare anche ciò che non ha voce. Fornire lo strumento poetico come educazione alla consapevolezza.
Infatti, l’obiettivo pedagogico del laboratorio era chiaro: educare alla consapevolezza emotiva attraverso la poesia. Insegnare ai ragazzi che ogni emozione può essere osservata, vissuta, raccontata, trasfigurata in immagine o suono. Attraverso la lettura, la scrittura e la creazione visiva, i ragazzi hanno potuto dare un nome alle loro sensazioni, imparare a metterle in relazione tra loro e a condividerle con gli altri.
Credo che questo tipo di laboratorio sia in grado di sviluppare nei ragazzi empatia. Infatti i ragazzi si mettono in ascolto delle proprie emozioni e di quelle altrui. Sia in grado di promuovere la creativitàlinguistica, capacità di sintesi, perché vengono trasformate le immagini complesse in parole evocative. Poi in fine sia anche una esperienza importante per incentivare l’autostima, perché con la condivisione i ragazzivedono riconosciuto il valore della loro voce interiore.
In un tempo scolastico spesso legato all’efficienza e alla verifica, questi momenti liberano la parola, e con essa anche la possibilità di comprendere e comprendersi.
Desidero ringraziare di cuore le insegnanti che hanno reso possibile questo incontro, in particolare la prof.ssa Angela Dipasquale, che ha moderato e accompagnato il laboratorio con attenzione e delicatezza, e la Dirigente Scolastica, prof.ssa Tarantino, che ha creduto in questo progetto e lo ha accolto con entusiasmo.
Un grazie immenso va ai ragazzi: per le parole donate, per le immagini composte, per il silenzio che ha ascoltato, per il coraggio di sentire.
Conclusione: poesia come atto educativo
“Sentire è un albero che cresce nel cuore.”
Con questa immagine iniziava una la mia poesia creata per questo laboratorio. E credo che questa frase possa racchiudere l’anima dell’intero progetto. La poesia non è solo letteratura: è educazione alla vita interiore, strumento per ascoltare il mondo, spazio per riconoscersi nell’altro.
Ogni ragazzo che ha incollato un’immagine, che ha lasciato emergere una parola, ha dato forma a una piccola rivoluzione: quella del sentire consapevole. Ed è proprio da qui che la scuola, ogni scuola, può ripartire.
Con affetto e gratitudine,
Yuleisy Cruz Lezcano







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