1889 – 1966
Alto, elegante, dotato di humor tipicamente inglese, si distinse nella pur breve carriera cinematografica attraverso un suo stile personale, tale da trasformare i suoi ruoli in veri e propri personaggi, dotati di caratteristiche proprie e originali. L’amore per il teatro e lo spettacolo in generale gli fu trasmesso dalla madre, che ebbe una grandissima influenza su di lui, al punto da separarsi dal padre, che era un semplice bigliettaio ferroviario, perché questi non amava il teatro. Dopo la sua nascita, si trasferì con lui a New York, e non volle mai più parlare del marito.
Prima ballerino, poi attore nel teatro di rivista e nella commedia brillante, dove mise in luce le sue doti mimiche e umoristiche, Webb interpretava l’uomo qualunque, ma infondendo sempre in ogni suo personaggio eleganza, raffinatezza, umorismo e saggezza.

Il suo vero nome era Webb Parmelee Hollenbeck, nato il 19 novembre 1889, in una famiglia della contea di Marion, nell’Indiana, di modeste condizioni. La sua infanzia fu tutta in salita: ricevette lezioni private in casa, non frequentò la scuola, prese lezioni di canto e ballo sin dall’età di cinque anni. A sette, esordì a teatro presso la Carnegie Hall e fu un successo; tutti lo notarono e capirono che aveva un talento precoce, tanto da indurlo a iniziare una tournée in cui gli furono affidati vari ruoli, da Oliver Twist a Tom Sawyer. La madre era entusiasta del suo “piccolo Webb”, come lo chiamò per tutta la vita. A diciassette anni recitava già in ruoli principali di commedie teatrali, a diciannove divenne definitivamente Clifton Webb e iniziò la carriera di ballerino professionista, facendo rimanere tutti sbalorditi per come riusciva a incantare il pubblico.

Naturalmente Hollywood lo notò, ma con notevole difficoltà riuscì a portarlo dall’altra parte degli Stati Uniti. Negli anni ‘30 la Metro Goldwyn Mayer gli fece un contatto di 3 mila dollari la settimana, ma non girò mai un film e per 18 mesi vagò da una festa ad un ricevimento con persone importanti. Quando parlava di Hollywood, la descriveva come “una terra di vacanze privilegiate”. Fu solo nel 1944, a più di 50 anni di età, che finalmente si fece notare sul grande schermo in Vertigine, di Otto Preminger, nel ruolo del mellifluo giornalista Waldo, che gli valse la candidatura all’Oscar. Il successo ottenuto lo associò per il resto della sua carriera al personaggio del gentiluomo sarcastico e pungente, a cui seppe però aggiungere un lato comico molto gradevole.

Nel 1946 vinse il Golden Globe come miglior attore non protagonista ne Il filo del rasoio, accanto a Tyrone Power e Gene Tierney, e poi gli fu assegnata per lo stesso motivo anche la seconda nomination all’Oscar, che però non vinse. Poi fu la volta di Grattacielo tragico del 1946, altro film drammatico che ottenne il consenso di critica e pubblico. La grande popolarità arrivò con l’interpretazione di Governante rubacuori, del 1948, in cui Webb è un maggiordomo-baby sitter capace di riorganizzare una famiglia intera con educazione, stile, calma e raffinatezza, il tutto condito con dosi massicce di humour.

Il successo del personaggio fu tale, che vi furono due seguiti: Il signor Belvedere va in collegio (1949) e Mr. Belvedere suona la campana (1951). In mezzo, nel 1950, girò la commedia Dodici lo chiamano papà, accanto a Myrna Loy, nel ruolo del coraggioso padre di dodici figli, alle prese con i problemi quotidiani della famiglia. Nel 1953, invece, rivelò vigorose doti drammatiche in Titanic, accanto a Barbara Stanwyck, antesignano del film di Cameron con notevoli imprecisioni storiche.

Il regista Jean Negulesco lo richiamò successivamente in ruoli di elegante nobiluomo in due suoi film: la commedia sentimentale Tre soldi nella fontana (1954), girato a Roma, e Il mondo è delle donne. Il suo periodo migliore era però tramontato, e dalla metà degli anni ‘50 gli furono offerti soltanto film di scarso rilievo, come lo spionistico L’uomo che non è mai esistito (1955), e Il ragazzo sul delfino (1957) ancora di Negulesco, con Sophia Loren. Agli antipodi delle sue eleganti caratterizzazioni, il suo ultimo ruolo fu quello, melodrammatico e un po’ stereotipato, di un anziano missionario vessato dai comunisti nella Cina degli anni ’40, nel film Storia cinese (1962) di Leo McCarey, accanto a William Holden.

Webb visse insieme alla madre, a cui era legatissimo, fino alla sua morte, avvenuta all’età di 91 anni, e non si riprese mai dalla sua scomparsa, portando il lutto in maniera ossessiva per ben oltre un anno. Trascorse il resto della sua vita in cattiva salute e isolamento, vivendo in completa solitudine fin quando morì d’infarto il 13 ottobre 1966.
Nel corso degli anni Webb non si era mai sposato, né aveva avuto relazioni di alcun tipo, e questo fece nascere delle dubbie e quanto mai fantasiose ipotesi sul fatto che fosse gay, che mai hanno trovato riscontro durante l’arco della sua vita. Che lo fosse o meno, la sua vita, scrupolosamente riservata, è stata in linea con la sua personalità di vero gentiluomo: nell’ambiente hollywoodiano, caratterizzato spesso da scandali e cattivo gusto, la sua personalità discreta lo ha tenuto lontano da ogni scalpore, e la sua classe raffinata lo ha mantenuto per decenni tra le icone di eleganza.

«Lo stile è la cosa più importante, nella danza come nella recitazione, e in ogni altra cosa della vita»
FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – cinekolossal – IMDb





Lascia un commento