“Il piacere è un falso dio. La ricerca dimostra che le persone che concentrano le proprie energie su piaceri superficiali finiscono per essere più ansiose, più instabili emotivamente e più depresse” (p. 98, The Subtle Art of… Mark Manson)

Ci sono aziende che vendono piacere quasi 24 ore al giorno. I social media sono una di queste. Costruiti come una scatola magica, nulla ferma la loro inarrestabile cascata di risposte auto-rinforzanti.

Il passare del tempo ha permesso ad alcuni di noi di regolarne l’uso. Ma milioni di persone cercano lì quel livello istantaneo di felicità o piacere.

Immagino – non sono un esperto – che al nostro lato ominide (di stare appesi agli alberi, grattarci il mento per ore e ore e vivere in clan) si sovrapponga questo volto culturale che abbiamo sviluppato, di consumismo esplosivo, di orari regolati affinché la produttività non svanisca, di vite successive in una, e lì sopportiamo una grande contraddizione. Forse, una grande, una grandissima.

Dobbiamo delle spiegazioni ai falsi dei. Ma non dovrebbe essere così. Al contrario, dovrebbero essere soggetti alla nostra valutazione critica. Il nostro lato scimmiesco richiede più ore di pigrizia. E così fanno gli umani, che amano la ragione, l’arte, l’occhio critico, e praticarlo ci dà un piacere meno istantaneo e più duraturo.

Il mondo civilizzato è sempre più diviso tra coloro che cercano il piacere immediato e coloro che moltiplicano scienza e cultura, perché questa attività li guida su percorsi diversi verso il piacere.

Raccoglitori o cacciatori?

Nota:

Mentre scrivo stamattina, osservo l’uccello nel cortile andare e venire a preparare il nido in un immenso cespuglio di gelsomino che cresce fino a due piani. Altri umani osservano i loro uccelli domestici nelle loro gabbie, e altri ancora cercano il piacere cacciando uccelli nello stagno.

Tregua si compone di cinque articoli, e potete leggerli in spagnolo su Barcelona/j re crivello

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