Francesca Albanese, relatrice speciale Onu per la situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, è da tempo nell’occhio del mirino, ben prima del 7 ottobre 2023. Ha sempre denunciato le violazioni dei diritti umani, l’apartheid, il colonialismo di Israele, l’illegalità dell’occupazione di Gaza e della Cisgiordania che vige da quasi 60 anni. A fine 2023, pochi mesi dopo l’attentato del 7 ottobre e il successivo attacco israeliano alla Striscia, ha scritto un durissimo pamphlet, intitolato J’accuse, nel quale ricostruiva le vicende che hanno portato alla situazione attuale. Francesca Albanese è molto malvista per le sue posizioni, in diversi paesi europei (Germania, Gran Bretagna) non le è stato consentito tenere relazioni in sedi pubbliche, e recentemente Donald Trump ha chiesto che venisse rimossa dal suo ruolo, al quale invece è stata confermata. Ha pubblicato da pochissimo un rapporto intitolato Dall’economia dell’ occupazione all’ economia del genocidio, che si può scaricare gratuitamente dal sito Bocche scucite (https://bocchescucite.org/il-rapporto-integrale-tradotto-in-italiano/). Proprio in seguito a quest’ultima relazione gli Stati Uniti e Israele si sono scatenati contro di lei: Donald Trump ha annunciato sanzioni contro di lei, mentre il governo israeliano sta comprando spazi su Google attraverso i quali screditarla.

Il suo ultimo libro, Quando il mondo dorme, è articolato in dieci capitoli, ognuno dedicato a una persona che ha incontrato e dalla quale ha imparato qualcosa riguardo alla questione che le sta tanto a cuore, quella che riguarda la Palestina. Quindi ci sono Hind, una bambina morta a sei anni, dopo aver assistito alla strage di tutta la sua famiglia, che la porta a riflettere su cosa voglia dire essere bambini in Palestina; George, dal quale apprende cosa significhi vivere a Gerusalemme essendo palestinesi; Alon, un professore universitario che l’aiuta a comprendere in profondità il concetto di antisemitismo; Malak, la giovane pittrice, autrice della bellissima immagine di copertina, che la illumina sull’importanza dell’arte per esprimere il dolore di un popolo oppresso ma anche la sua vitalità. E altri ancora. Un libro che affronta tematiche impegnative ma che ha anche un piglio narrativo e personale che lo rende accattivante.

Francesca Albanese non è antisemita: tutt’altro. Nonostante tutto ha uno sguardo aperto anche sulla sofferenza israeliana, sa che lo Stato di Israele è stato fin dall’inizio un progetto coloniale che si è affermato sulla cacciata dei palestinesi ma conosce anche le ragioni che hanno spinto tanti ebrei a considerare la Palestina la loro Terra promessa. Riconosce la complessità della situazione e se non ha remore nel denunciare il genocidio in atto, sa comprendere le ragioni per cui, negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, lo Stato di Israele ha rappresentato un baluardo in grado di proteggere gli ebrei dopo l’orrore della Shoah. E comprendere, anche se non giustificare, è il compito dello storico, o comunque di chi si sforza di capire i processi storici, anche quelli in atto, sebbene quest’ultima cosa sia molto più difficile.

Una replica a “Quando il mondo dorme, di Francesca Albanese (Rizzoli, 2025) Recensione di Marisa Salabelle”

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