– 01 –

I loro nomi ritmati
le moine inesperte che si scambiano a metà pomeriggio
quei volti gonfi che mai vedono la luce del sole


– 02 –

Dove sono i tuoi sintomi?
dove sono le tue vene migliori?
dove posso scavare in te per trovare l’organo che merito?


– 03 –

Mi sono toccato molto in questi giorni
con le ore a sfidare certi arrivi mai mantenuti
e le mani a smascherare i fallimenti.


– 04 –

Discutiamo della mia femmina.
nervosa, inquieta, maschia.
la mia femmina inasprita.


– 05 –

Non possiamo disconoscerci
per sviscerare il dramma occorrono
braccia inesperte ineducate svogliate.


– 06 –

Nel frattempo mi preparo ai lutti e
mi scopro addosso l’invidia.
così mi preparo, così m’alleno.


– 07 –

Sono esseri spaventosi, tremendissimi
anche ora, nonostante siano lontani,
al pensarli sbianco e ammutolisco.


– 08 –

Tutto deraglia, scompare su binari inconsistenti, cade
come i cieli d’agosto
come gli amori che credevamo insondabili.


– 09 –

L’osso del giorno
il lavaggio protratto di occhi e polpastrelli
l’attesa della mia nuca irrequietissima


– 10 –

Quanto siamo privati
con i nostri nomi incondividibili
le parole aspre che teniamo chiuse in scatole di poco conto.


– 11 –

Questi uomini
scavano o non scavano trincee?
scavano o non scavano fosse?


– 12 –

Gli impraticabili protocolli della tua presenza
i ferri del camino perlopiù inutilizzati
quante parole ripetute sulla patina delle ore.


– 13 –

Le statue dei giorni-
il loro calarsi nella luce
come pietre efficaci.


– 14 –

Le linee pesanti che non disegno
ma mi si impongono come gambe.
non dovevo dire nulla, nemmeno tentare.


– 15 –

È una rifrazione errata della memoria
uno schianto in bozze, un crollo mutissimo.
le mie mani fra le tue. una cosa impossibile.


– 16 –

Non meritavi tutto questo
questa fenice escoriata e vendicativa
i suoi artigli senza pietà


– 17 –

(a Valerio)


Le finestre buie sono lupi
le finestre accese sono finestre accese.
Io e la vita – cose meravigliosamente inammissibili.


– 18 –

Prendiamoci cura della mia ingenuità.
lasciamo che si mescoli ai giorni come
pellicole dimenticate.


– 19 –

Nelle stanze chiuse sempre partoriscono con dolore
utilizzando parole come petto, grembo, figlio.
niente placenta. poi tutto passa.


– 20 –

Tracciare l’impalcatura ossea della finzione, le
sceneggiature deliranti dove il cuore può, non visto,
prendersi qualche momento di pace.


– 21 –

Un volto quasi francese, il suo specchiarsi
in fronde ottuse. scarica lo sguardo
indifferentemente, dovremmo ignorarlo.


– 22 –

Ti insegno delle mani fredde, a cono,
volte a scrutare nella luce un qualche
movimento, o una parentela ragionevole.


– 23 –

Non troppo moderna, amore,
quando sgusci via fra i lampadari,
nella luce, gialla come una novella.


– SiteLink : Strepitio –

– Immagine in evidenza : Jim Golden –

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