È uscito da pochissimo, per la prestigiosa casa editrice Nottetempo, l’ultimo libro di Francesca Matteoni, Animali, custodi di storie. Sulla copertina di un brillante color fucsia una foca in posizione eretta, i grandi occhi circondati da lunghe ciglia. E di foche parla il libro, di orsi, di lupi, di volpi e conigli, di lontre, di gatti, cervi e passeri, di animali di ogni sorta, selvatici e domestici, fieri e umiliati, liberi nel loro ambiente o imprigionati in modi più o meno evidenti. Si tratta di un testo ibrido, in parte narrativo, in parte saggistico: l’autrice racconta principalmente sue esperienze di incontri con animali, sia nell’ambito domestico, nella vita di tutti i giorni, che in contesti più esotici: i suoi gatti amatissimi, gli uccellini salvati, il cane di suo padre, le volpi e i cervi e i cinghiali che si incontrano di frequente dalle sue parti, nell’Appennino pistoiese, gli scoiattoli dei parchi londinesi e i ghiri nel sottotetto. In alcuni capitoli si limita a raccontare episodi legati a questi animali così familiari per lei, altre volte prende spunto per approfondire, per riflettere e per far riflettere il lettore.

Ci sono dei capitoli, poi, che sono dedicati a viaggi che Francesca Matteoni ha compiuto per incontrare determinati animali in contesti diversi dal quotidiano. Il lungo capitolo dedicato alle foche affronta tra gli altri il tema della caccia: ciò che la caccia è stata nei secoli per gli esseri umani, la tradizione dei popoli cacciatori, la caccia che le stesse foche esercitano nei confronti dei pesci di cui si nutrono, la violenza che è insita nella natura e dalla quale non è possibile prescindere. L’importante sarebbe riuscire a riconoscere che anche noi umani siamo animali solo un po’ diversi dagli altri, che facciamo parte della natura e la natura fa parte di noi, che possiamo essere predatori e prede, che possiamo nascere e morire come qualsiasi altra creatura.

Il capitolo sul lupo ci fa pensare alla coesistenza, in noi, del selvatico e del domestico, dell’umano e del ferino: basta indossare una pelle di lupo perché una ragazza, a volte anche un uomo, possa trasformarsi in lupa o lupo e appropriarsi della dimensione selvatica, libera e nascosta.

Ma la parte che mi ha coinvolto di più, in questo libro, che è veramente una miniera di aneddoti, informazioni, spunti di riflessione, è quella dedicata all’orso: il re delle foreste europee che il cristianesimo detronizza, che nel Medioevo e nell’età moderna viene catturato, addestrato, umiliato fino a farlo ballare per il divertimento degli umani, che non gli perdonano di essersi appropriato della stazione eretta, caratteristica troppo umana per concederla a un altro animale. Francesca Matteoni si reca a Zarnesti, in Romania, al Libearty Bear Sanctuary, dove in grandi spazi protetti sono accolti gli orsi ammaestrarti per esibirsi in circhi e spettacoli vari, un’usanza che sembra tanto lontana nel tempo ma che fino a non molti anni fa era ancora viva in certe regioni europee: sopravvissuti a vessazioni e vere e proprie torture, privati della libertà, castrati, questi animali superstiti vivono gli anni che gli restano come dei grandi malati.

Lo sguardo di Matteoni è sempre di grande pietas nei confronti degli animali ma anche degli “altri animali” umani, creature tutte sulle quali aleggia il mistero della vita e dell’identità, identità che spesso sfuma, al punto che donne, orse e foche, ragazzi e cigni possono mutarsi l’uno nell’altro solo grazie a una pelliccia o a un’ala piumata. La lingua dei suoi libri, che siano saggi o fiabe o poesie, è sempre limpida, acuminata, evocativa, ricca di echi e riferimenti letterari che la rendono più che mai preziosa.

Una replica a “Animali, custodi di storie, di Francesca Matteoni (Nottetempo, 2025) Recensione di Marisa Salabelle”

  1. […] Animali, custodi di storie, di Francesca Matteoni (Nottetempo, 2025) Recensione di Marisa Salab… […]

    "Mi piace"

Lascia un commento

arcipelago di cultura

Scopri di più da MasticadoresItalia

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere