“Questo vampiro […] è più astuto di un mortale […] può, nel suo regno, comandare gli elementi. La tempesta, la nebbia, il tuono; può comandare tutte le cose sinistre, il topo, il gufo, il pipistrello, il lupo; può ingrandirsi e rimpicciolirsi, e può scomparire e diventare invisibile.” (Pagina 41 di Dracula, Bram Stoker).
Paura? Ne parliamo? Di quell’emozione umana capace di dominarci o di scomparire. Ci mette in guardia, ci ricorda. I nostri cugini, le grandi scimmie, che conoscevano la paura, ci hanno trasmesso quel gene (e ci deridono alle spalle).
“Sigmund Freud e gli psicoanalisti del suo tempo pensavano che ci piacessero i film horror perché quell’orrore deriva da una misteriosa emersione e identificazione di immagini con pensieri della nostra era più primitiva, che sono stati successivamente repressi dall’ego civilizzato.”
I miti moderni sono carichi della civiltà della paura. Dracula ci sottopone alla possibilità di essere trasformati in qualcosa di diverso da ciò che siamo, di diventare lupi e raggiungere l’immortalità. Siamo antiche scimmie trasformate in umani; forse ciò che ci attrae è la capacità di essere immortali, non tanto la capacità di diventare lupi. In questo mito, la paura è la componente che ci risveglia; è la paura latente di ciò che potrebbe denaturalizzare il nostro presente.
Per milioni di anni, la paura è stata un “sofisticato sistema di sopravvivenza umana, insieme ad altre emozioni come ansia, rabbia, felicità o tristezza” (1). Ma la dieta dei nostri antenati (vecchi milioni di anni) – gli esseri umani preistorici – suggerisce che fossimo ipercarnivori, il che, in parole povere, significava che avevamo sviluppato una complessa pratica di caccia di animali di grossa taglia, che accentuava la nostra paura e il nostro rifiuto di tale compito.
Ma a questo punto: cosa c’entra Dracula con la paura che ci accompagna da milioni di anni? Forse, interrompendo la caccia, abbiamo sostituito la finzione reale della paura con la finzione immaginaria di grandi dosi di terrore che ci piace consumare.
Dracula è un mito premoderno che continua a esistere tra noi. Nella nostra vita quotidiana, abbiamo bisogno di stimolare le nostre emozioni primordiali con dosi di paura artificiale o immaginaria.
(1) Queste prove trovate nella biologia umana sono state integrate da prove archeologiche. Ad esempio, la ricerca sugli isotopi stabili nelle ossa degli esseri umani preistorici, così come le pratiche di caccia uniche degli esseri umani, dimostrano che eravamo specializzati nella caccia di animali di taglia grande e media con un alto contenuto di grassi. Il confronto tra gli esseri umani e i grandi predatori sociali di oggi, che cacciano tutti animali di grandi dimensioni e ricavano oltre il 70% della loro energia dalla carne, ha rafforzato la conclusione che gli esseri umani erano specializzati nella caccia di animali di grandi dimensioni ed erano, di fatto, ipercarnivori.





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