Nacha insegnò a Tita tutti i segreti della cucina. Ciò che nessuna delle due sapeva era che Tita aveva un talento naturale nel trasmettere i suoi sentimenti nei piatti che preparava.
Se esiste un romanzo in cui le ricette non mancano, questo è senza dubbio Como agua para chocolate (Come l’acqua per il cioccolato) di Laura Esquivel.
Nell’edizione italiana, il titolo è stato tradotto come Dolce come il cioccolato, scelta che, a mio avviso, smarrisce la forza evocativa e la valenza simbolica dell’originale. L’espressione spagnola como agua para chocolate è infatti un modo di dire messicano che allude a uno stato di intensa passione: l’acqua “per il cioccolato” deve infatti essere bollente, proprio come l’animo di chi è travolto dall’amore o dal desiderio.

Il sottotitolo — Romanzo piccante in dodici puntate con ricette, amori e rimedi casalinghi — richiama la struttura del feuilleton ottocentesco. La narrazione segue il ritmo dei mesi e delle stagioni, e ogni capitolo si apre con una ricetta, che funge da preludio agli eventi del racconto.
Non stupisce che la letteratura sudamericana intrecci così spesso la parola scritta con l’amore e con il piacere dei sensi: basti pensare all’indimenticabile Dona Flor e i suoi due mariti di Jorge Amado, dove l’arte culinaria diventa metafora della vita stessa, o ad Afrodita di Isabel Allende, un libro-ricettario in cui le storie si mescolano ai sapori, dando vita a un autentico inno alla sensualità e al gusto.
Il libro – esordio narrativo dell’autrice – uscì nel 1989; nel 1992 ne fu tratto un film dal regista Alfonso Arau, marito della scrittrice. Più recentemente, è stata realizzata anche una serie televisiva che vanta la presenza dell’attrice Salma Hayek come produttrice esecutiva, incorpora le vicende anche di un altra opera della Esquivel, Il Diario di Tita.
In Come l’acqua per il cioccolato, la Esquivel ci conduce in un universo che è insieme almanacco, diario e libro di cucina: un anno di vita, di amore e di lotta per la libertà di amare. La protagonista, Tita, eredita dalla nonna l’arte del cucinare, e ogni ricetta diventa la testimonianza di un frammento della sua esistenza.

La cucina è il cuore pulsante del romanzo: spazio sacro e misterioso, luogo dove convivono realtà e prodigio, corpo e spirito. È lì che Tita trasforma i propri sentimenti in sapori, e che l’incantesimo dell’amore prende forma, piatto dopo piatto, in un rituale tanto magico quanto umano.
Così, in questo almanacco di passioni e di aromi, ogni pietanza diventa un gesto d’amore destinato a conquistare Pedro, lo sposo della sorella, e a rivelare la forza vitale che solo il cibo — e il cuore — sanno evocare.
Siamo nel Messico del 1910, in piena Rivoluzione, e seguiamo le vicende della famiglia De la Garza e dei suoi domestici, ma soprattutto la storia di Tita, la più giovane delle tre sorelle. Fin dal loro primo incontro, quando sono poco più che adolescenti, Tita e Pedro vengono travolti da un sentimento assoluto, impossibile da contenere.
Eppure, un’antica e crudele consuetudine familiare nega a Tita la possibilità di sposarsi: in quanto figlia minore, è destinata a rimanere nubile per accudire la madre fino alla sua morte. Così, per un capriccio del destino e per volontà degli uomini, Pedro sposa la sorella maggiore di Tita, entrando nella stessa casa in cui vive la donna che ama.
Costretti alla vicinanza e alla castità, i due condividono un amore clandestino e ardente, fatto di sguardi, di silenzi e di sapori. In questa storia di desiderio trattenuto e di passioni taciute, il cibo diventa linguaggio e metafora, rito e invenzione, promessa e appagamento. Attraverso la cucina, Tita esprime ciò che le è proibito dire: ogni piatto diventa un atto d’amore, un incantesimo capace di trasformare la sofferenza in piacere, e la materia in emozione pura.
Le ricette che scandiscono i capitoli sono appunto dodici: si parte da gennaio con la torta natalizia e via scorrendo le pagine a marzo ci si imbatte in un secondo di quaglie ai petali di rosa, a maggio nel chorizo norteño, a luglio in un primo a base di brodo di coda di bue, a settembre la torta al cioccolato dei re (magi)…
A febbraio troviamo il Pastel Chabela, un pan di spagna elaborato con numerose uova e zucchero, arricchito da un vasetto di confettura di chabacano (un frutto simile alla pesca) e decorato con glassa. Il Pastel Chabela è la torta nuziale che viene preparata per il matrimonio di Rosaura, da Tita aiutata dalla domestica Nacha, tra molte lacrime: una torta così grande e carica di tristezza che gli invitati provano un forte senso di malinconia.

A ottobre invece troviamo la ricetta dei Torrejas de nata, che sono dei toast/frittelle dolci alla crema.
Tita affronta una serie di intense emozioni mentre prepara questo delizioso dessert, il preferito della sorella Gertrude. Questi toast sono una sorta di incantesimo emotivo che ha un profondo impatto su chi le assaggia. Tutto si fonde con un tocco di magia che si percepisce in ogni boccone!
Se volete cimentarvi, ecco la ricetta.
Ingredienti per le torrejas:
1 pagnotta di pane raffermo
1/2 litro di panna
5 uova
230 grammi di zucchero
230 grammi di burro o olio
1 cucchiaino di vaniglia
2 cucchiai di vino secco
1 cucchiaino di cannella
Ingredienti per preparare lo sciroppo:
460 grammi di zucchero bianco
1 limone
1 stecca di cannella
1 cucchiaino di vaniglia
1/4 di litro d’acqua
Preparazione:
- Tagliare il pane: iniziare tagliando la pagnotta in fette spesse circa un centimetro.
- Preparare l’impasto per il pane: in una ciotola, mescolare la panna, tre tuorli d’uovo, lo zucchero, la vaniglia, il vino e la cannella. Le fette di pane devono essere ben imbevute di questo composto.
- Sbattere gli albumi: in un’altra ciotola, sbattere i tre albumi e le due uova rimanenti. Le fette di pane devono essere immerse in questo composto di albumi dopo essere state immerse nella crema.
- Friggere il pane: scaldare l’olio in una padella e friggere le fette di pane fino a quando non saranno dorate e croccanti.
- Preparate lo sciroppo: in un pentolino, aggiungete l’acqua, lo zucchero, qualche goccia di succo di limone e la stecca di cannella. Quando inizia a bollire, abbassate la fiamma e aggiungete la vaniglia.
- Presentazione: Una volta fritte, ricoprite le fette di pane con lo sciroppo caldo e lasciate che assorbano quel tocco dolce e aromatico.
Per una consistenza extra croccante, aggiungete un pizzico di amido di mais alla farina prima di impanare il toast. Questo aiuterà lo strato esterno a diventare più dorato e croccante senza assorbire troppo olio. In questo modo, otterrete il perfetto equilibrio tra croccantezza e cremosità!






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