Stasera aprirei la finestra
per vedere che rumore fa un corpo vuoto sul suolo.
Mio padre mi ha insegnato a non amarmi
A sentirmi rotta
Mi ha divorata. Usata. Uccisa.
Ha ucciso la donna che sarei potuta essere.
Sono un sacchetto vuoto spinto dal vento in mezzo alla piazza.
Presa a calci dai passanti.
Trovo l’arancia marcia del mercato e mi poso sopra
La covo
La divoro proprio come il mondo ha divorato me.
In realtà sono alla ricerca di un nucleo pieno
Che mi riempia
Almeno al centro
Almeno il vuoto rimarrà intorno.
Ma qualcuno mi prende e vede i buchi sulle superfici
Pensa che io non possa contenere
Che non possa servire a nulla neppure a essere riciclata
Ma sono una metastasi di microparticelle velenose
Ho il veleno del padre che mi ha generata
L’arancia non cade mai così lontano dall’albero.
Mi confondo in oggetti. Il mio corpo lo è.
Il mio cuore è stato in vendita per così tanto tempo
Alla bancarella del vuoto a perdere.
Io dimentico tutto. Soffro di uno stress post traumatico di non amore.
E nonostante le persone intorno che mi dicono “sei brava”
E nonostante una donna ieri mi abbia detto “che bello sorridi sempre”
E nonostante io cerchi di farmi casa per chi sta male.
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[ Immagine in evidenza : Fotografia di Francesca Woodman ]





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