Anatomia della battaglia, di Giacomo Sartori, uscito qualche mese fa per Terrarossa Edizioni, è un romanzo che l’autore in realtà aveva già pubblicato nel 2005 e che Terrarossa ha voluto rieditare a distanza di 20 anni. Una scelta felice, perché si tratta di un libro di grande interesse e di ottima scrittura, che forse molti lettori, me compresa, non avevano avuto occasione di leggere all’epoca. Si tratta di una storia che narra in parallelo, alternando i piani temporali, la storia di una famiglia ed essenzialmente di un padre, le vicende relative all’infanzia e adolescenza del narratore e quelle sue di adulto, e la cronaca durissima della malattia e della morte del padre. Nella postfazione scritta per la nuova edizione del romanzo Sartori ammette espressamente di avere avuto l’intenzione di parlare di suo padre e dei suoi ultimi mesi. Si tratta quindi di una sorta di autofiction, sebbene non sia chiaro al lettore dove finisca l’elemento biografico e dove inizi quello romanzesco. Quel che è certo è che ne vien fuori un romanzo di grande spessore, nel quale le vicende narrate, che riguardano un numero consistente di personaggi, la capacità di analisi dei caratteri e la collocazione di questa vicenda familiare in un ben preciso contesto storico riescono estremamente persuasivi oltre che avvincenti alla lettura.

La storia ha inizio con un’immagine potente: si è appena verificato l’incidente di Chernobyl e il padre del narratore insiste nel mangiare grandi piatti di insalata e radicchio da lui coltivati nell’orto, contro ogni misura precauzionale richiesta. Il padre, un personaggio complesso e ricco di contraddizioni appena celate dietro una maschera di imperturbabilità, a detta del figlio è fascista: la guerra è finita ormai da oltre trent’anni, ma nella famiglia del narratore è una realtà ancora attuale. Marito e moglie esaltano le parole d’ordine del fascismo, il coraggio, il sacrificio, il pericolo, lo stoicismo di fronte alle difficoltà. Sopra ogni cosa, bisogna saper affrontare le asperità della vita, non lamentarsi mai, stringere i denti, andare avanti; i ragazzi non devono essere viziati e lagnosi, negli anni del consumismo è necessario essere parchi e parsimoniosi. C’è anche un’altra ragione per stringere la cinghia: la famiglia, di origini elevate, vive in una grande villa cinquecentesca, ma è in crisi, ridotta praticamente sul lastrico, ma di questa condizione niente deve trapelare all’esterno perché mantenere il decoro è fondamentale. La madre del narratore (mi rendo conto ora che nessun membro della famiglia viene indicato col nome proprio), sebbene convintamente fascista anche lei, è tuttavia volubile e capricciosa e spesso indulge alla lamentele e all’autocommiserazione, espressamente bandite dal capofamiglia. I tre figli, in quell’ambiente, crescono ognuno a modo suo: il narratore è il più giovane, e anche colui che in famiglia è ritenuto il meno dotato, il più inetto. Forse per reagire al clima soffocante che regna in casa, forse per smarcarsi dai genitori, forse perché ha interiorizzato la violenza insita nel fascismo, fin da adolescente si unisce a un gruppo di estrema sinistra e pratica la lotta armata con drammatiche conseguenze. A più riprese lascia l’Italia per sfuggire alla giustizia, coltiva relazioni disastrose con donne che pure sono importanti per lui, aspira a diventare uno scrittore: nel frattempo, a causa di tutta la radioattività assorbita dalle “sane” verdure dell’orto, il padre si ammala e suo figlio l’accompagna lungo il calvario di una malattia devastante, fino alla morte.

Storia familiare, dunque, ma anche cronaca di un’epoca, riflessione sul fascismo eterno in cui sembra cullarsi la nostra nazione (oggi più che mai attuale), sulla violenza, sul patriarcato che non cede. Un romanzo che non lascia indifferenti e che aggiunge un tassello alla comprensione di noi stessi e del nostro difficile Paese.

2 risposte a “Anatomia della battaglia, di Giacomo Sartori (Terrarossa, 2025) by Recensione di Marisa Salabelle”

  1. […] leggere, recensioni Anatomia della battaglia, di Giacomo Sartori (Terrarossa, 2025) by Recensione di Marisa Salabel… […]

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  2. […] Casualmente, nel giro di poche settimane ho letto due libri, molto diversi tra loro, che parlano della morte del padre. Entrambi molto belli, mi hanno toccato, sia pure nella loro diversità, perché mi hanno fatto pensare alla morte di mio padre. Si tratta di Anatomia della battaglia, di Giacomo Sartori, e di Il giardiniere e la morte, di Georgi Gospodinov. La recensione a Sartori l’ho pubblicata si Masticadores Italia, qui. […]

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