Domenico Cipriano, La grazia dei frammenti. Poesie scelte 2000–2020

Giuliano Ladolfi Editore, 2020

 

Con “La grazia dei frammenti”, Domenico Cipriano offre al lettore un compendio di vent’anni di ricerca poetica: un percorso che attraversa l’intera parabola della sua scrittura, dall’esordio de “Il continente perso” (2000) sino ai testi più recenti e inediti, componendo una sorta di autobiografia lirica in cui il tempo personale e quello collettivo s’intrecciano in modo indissolubile.

 

Sin dalle prime pagine emerge il tratto più riconoscibile del poeta irpino: una voce che unisce la memoria della terra alla tensione verso una dimensione universale dell’esperienza. La sua poesia si radica nell’Irpinia, nella ferita ancora viva del terremoto del 1980, nella vita minuta dei paesi e delle relazioni umane, ma sa anche spingersi verso un’indagine filosofica dell’essere, in dialogo costante con la musica, la pittura, la memoria storica. Non a caso ogni sezione della silloge reca un’indicazione di “guida all’ascolto”: un ponte fra suono e parola che testimonia l’indole sinestetica e interdisciplinare dell’autore, già attivo da anni in progetti di jazz-poetry.

 

Il titolo “La grazia dei frammenti” non è solo una dichiarazione estetica ma una precisa postura esistenziale: il frammento come forma di sopravvivenza, la grazia come gesto di ricomposizione. Cipriano non costruisce un discorso lirico unitario, ma una costellazione di voci, memorie, immagini che si corrispondono nel tempo. Da “Novembre” — la raccolta dedicata al trauma del sisma — fino a “Il centro del mondo” e “L’origine”, il poeta disegna una mappa dell’anima, dove ogni verso è un atto di resistenza alla dispersione.

 

La poesia di Cipriano è sorvegliata e musicale, mai gratuita nella sua densità. L’andamento dei versi è spesso narrativo ma interrotto da illuminazioni improvvise, da tagli netti e sospensioni che rivelano un orecchio finissimo per il ritmo interiore. Come ha notato Luigi Fontanella nella prefazione, la poesia di Cipriano è “matura ed esistenzialista, dolce e amara con i suoi squarci d’improvvisa tenerezza”, frutto di “un sapiente confronto con i valori essenziali della vita”.

 

In questa antologia, la voce del poeta raggiunge un equilibrio raro fra empatia e lucidità. Il dolore del passato, la perdita, la precarietà della condizione umana trovano forma in un dettato che non indulge mai nel patetico, ma cerca nella precisione dell’immagine — “il cuore spoglio tutto l’anno del geranio disarma”, “la neve ci zittiva dopo che si era risvegliata la paura” — una verità tangibile, quasi tattile.

 

Temi centrali come la paternità, la memoria familiare, la trasformazione del paesaggio e la persistenza della bellezza attraversano l’opera con una coerenza intima. Il poeta registra il passaggio del tempo come un lento mutare di luce, ma anche come un continuo atto di rifondazione: “Esistiamo perché mutiamo… questo morire eternamente è il volto stesso che la vita ci consente”.

 

Nel panorama della poesia contemporanea italiana, “La grazia dei frammenti” si impone come una delle raccolte più compiute e consapevoli nella tensione fra identità e frammentazione, memoria e futuro, parola e suono. È una raccolta poetica, che chiede ascolto e tempo, che non concede scorciatoie ma restituisce, a chi lo attraversa, la sensazione di una grazia fragile e necessaria: quella che nasce solo dal contatto diretto con la vita, con la storia, con la propria terra.

 

Cipriano conferma così la sua posizione di rilievo nella generazione di poeti italiani maturata fra gli anni Novanta e Duemila: una voce fedele a sé stessa, ma capace di rinnovarsi, tesa a mantenere, nei frammenti, la continuità di una grazia che salva.


Domenico Cipriano, nato nel 1970 a Guardia Lombardi (AV), vive e lavora in Irpinia.

Vincitore del premio Lerici-Pea 1999 per l’inedito, ha pubblicato: Il continente perso (Fermenti, Roma 2000, premio Camaiore opera prima), Novembre (Transeuropa, Massa 2010, rosa finalista premio Viareggio), Il centro del mondo (Transeuropa 2014, premio G. Pisano), November (edizione bilingue a cura di Barbara Carle, Gradiva Publications, New York 2015), L’Origine (L’arcolaio, Forlimpopoli 2017, “Collana ɸ) e La grazia dei frammenti (poesie scelte 2000-2020) (Ladolfi 2020).

Ha collaborato con vari artisti, realizzando libricini da collezione e progetti specifici di incontro tra le arti, in particolare, con la musica. Ha realizzato il CD di jazz e poesia JPband: Le note richiamano versi (Abeatrecords 2004) e guida la formazione di musica e poesia “e.Versi jazz-poetry”. Ha scritto i testi di #Hirpiniafelix Pecore, zappa, scalpello e computer a cura del Festival internazionale di media art FlussiTalk Rurality 2.0, video-performance presentata a EXPO 2015.

Sue poesie sono presenti in riviste e antologie ed è redattore della rivista «Sinestesie».


[ SiteLink : www.domenicocipriano.it ]


Rosa Bianco, nata a Napoli nel 1965, è insegnante, critica letteraria e giornalista. Da sempre dedita alla ricerca culturale e al dialogo tra pensiero e umanità, ha condotto studi approfonditi sulla libertà di coscienza, intesa come spazio privilegiato di incontro con l’altro. Relatrice e moderatrice in convegni culturali, letterari, filosofici, storici e politici, caratterizzati da un elevato profilo qualitativo, presenta libri, progetta e realizza eventi, mostre e rassegne, distinguendosi per un approccio insieme rigoroso e appassionato all’esegesi e all’approfondimento. Con il suo lavoro, intreccia riflessione e divulgazione, contribuendo in modo significativo a mantenere viva la dimensione pubblica del pensiero critico.


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