Sbatto le uova.
Guardo la mano afferrata alla forchetta
salgo verso il polso che rotea in maniera
minima e rapida, trasmettendo il movimento
alla forchetta e quindi alle uova
dal polso risalgo verso l’avambraccio
e lì fermo lo sguardo.
È sottile
alcune vene sporgono sotto la pelle
brunita dalle lunghe camminate.
È l’avambraccio di una ragazza giovane, annoto,
se non discendo verso il dorso della mano
dove la pelle è molto più segnata.
Di questo si costituiscono ora i giorni:
cucinare, pulire, lavare, stendere, piegare,
riordinare e riassettare, rispondere, spolverare,
mettere via, spostare, gettare.
La vita a volte sosta in un sacchetto che muoviamo
da un ambiente all’altro, senza più fare caso
al contenuto.
Che sia un concerto di sera
una bambina tenuta per mano
o un vuoto nello stomaco
che non sai più dire
se sia buono o cattivo.
[ BlogLink: Greta Rosso ]





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