Stesa a terra, il legno freddo mi schiaccia il naso. I miei piedi sanno esattamente dove siamo. Hanno attraversato ogni centimetro di questo borghetto. Piedi scalzi, piedi bambini, piedi levigati dalle onde, piedi scoordinati. Piedi che conoscono la posizione più giusta per fermarsi e dove nascondersi per battere i bambini più grandi a guardie e ladri. Piedi che sanno dove aspettare chi torna a casa dal mare.
Le ho prese le medicine stamattina?
Lo vedete? È là in fondo. È sempre stato riservato, certo non il tipo che si mette in prima fila ai funerali. Si è fatto la barba oggi. Per me. Forse è andato anche dal parrucchiere. Con quel suo passo traballante, ha aperto la porta e ha detto: “Togli via tutto, Antonio.” ed è bastato poco per ritrovare una macchia di capelli scuri a terra. Mi ha dato una mano in sartoria gli ultimi anni qui: recuperava i tessuti dai venditori, accoglieva i clienti quando io non me la sentivo, andava a comprarmi le medicine e poi mi raccontava le storie di quando eravamo bambini, che ormai io non ricordavo più. Oggi indossa una camicia di lino. Non gliel’ho mai vista addosso. Forse, è il regalo di una delle sue ultime donne: una di quelle che non mi ha mai presentato. Chissà perché, non me ne facevo andare bene nemmeno una.
Non credevo, sapete, che sarebbe venuta anche Lucia. Insomma, che senso ha prendere un aereo dal capo opposto del mondo solo per un’inutile cerimonia? Sì, effettivamente è sempre stata la mia amica del cuore. Forse qualche anno fa, anche io l’avrei fatto per lei, ma non ora. Alla mia età non si è più abituati a certe cose: allacciarsi le cinture di sicurezza, svuotare la bottiglietta d’acqua ai controlli e poi schiacciare tutto in valigia per non dover pagare di più. Non sono mai andata a trovarla laggiù. Indossa una delle ultime farfalle che le ho regalato, è spostata un po’ a sinistra, appena sopra alle costole. Sorride, sfoglia l’album di foto che mio figlio ha lasciato su un tavolino di faggio. Mi abbraccia a modo nostro.
Loro tre sono nascoste. Lo so benissimo che non si vogliono far vedere, con il viso pieno di lacrime. Sono così belle nei loro vestiti colorati. Gliel’ho chiesto io di indossarli: non voglio vedere nulla di nero. Almeno oggi. Clara, Sofia e Maddalena sono le uniche nipoti che ho. O forse le uniche nipoti che conoscerò mai. Vivono anche loro qui. Mio figlio Luca non lo smuovi da Varigotti neanche se fosse sommersa dal mare. “La nonna non vorrebbe vederci piangere” sento Clara da lontano. È la più grande delle tre e anche l’unica che ha imparato a cucire le farfalle come faccio io. Maddalena piange comunque. L’ha sempre fatto, quello che voleva. Sofia, in mezzo, si avvicina alle mani delle sorelle e vorrei alzarmi da questo pavimento gelido per dirle: “prenditi tutto l’amore che c’è!”. Si scosta dalla mano di Clara, che per non piangere si stringe nelle spalle.
Ci muoviamo trasportate da una litania che ci scaraventa sulle mattonelle rosse della Piazzetta. Avete trovato tutti posto? Se no, corro subito da quel tipo che ha organizzato la faccenda e gli faccio capire che ognuno di noi deve starci, tassativamente. Hanno abbassato le saracinesche dei negozi e dei bar. Chiuso per lutto: è magnifico, non trovate? Mettere in pausa un’attività commerciale per piangere qualcuno.
Forse, ci siamo tutti. O magari l’amore funziona così e non l’ho mai capito: sai dove aspettarlo quando torna a casa dal mare ma non sa dove trovarti quando il mare è in tempesta.
Ora, indossate tutti il vostro vestito preferito e andiamo a ballare.
[ BlogLink: Federica Mangano ]





Scrivi una risposta a luisa zambrotta Cancella risposta