Ricordo come fosse ieri la prima volta.
Quel foglio stracciato dal quaderno di scuola, l’aspettare la notte impaziente che scendesse perchè nessuno in casa potesse vedere, testimoniare quell’atto osceno, liberatorio, lenitivo. La faccia smunta, i vitrei occhi sotto le lenzuola, nel buio gettarmi sulla carta alla cieca quasi con sdegno, ferocia, estrema ma amorevole passione, crollare nel sonno subito dopo, come di schianto. Scoprire poi, con la luce del mattino seguente, che non c’era alcun tratto d’inchiostro, la biro asciutta eppure, leggere chiaramente ogni singola parola.






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