Ciao Pina, grazie per la tua disponilità.
Spesso dico, anche in maniera provocatoria, che il lettore è forse più importante dello scrittore stesso.
1) Quanto impegno e quali attenzioni richiede questo splendido “mestiere di leggere”?
La lettura è prima di tutto un piacere, nasce dalla curiosità, dalla voglia di conoscere e dal piacere della scoperta. Io uso spesso due espressioni, che riassumono cosa significa per me leggere: viaggiare con i libri e leggere senza confini. Perché credo che leggere non sia solo (ma sarebbe già molto) godersi una storia, ma anche conoscere per esempio culture diverse, punti vista diversi e magari anche distanti dal nostro, uscire un po’ dalla propria comfort zone.
Per me leggere è una passione che mi caratterizza fin da bambina: amavo leggere e raccontare le storie che leggevo. Quando ero bambina non c’era la tv di adesso, se volevi immaginare storie fantastiche, eroi e avventure, le potevi trovare solo nei libri, e mi viene da dire per fortuna! Pensa che il mio soprannome era “Millestorie”…
Ho scelto di chiamare il blog “Il mestiere di leggere” per due motivi: il primo, per richiamare lo scrittore Cesare Pavese e il suo diario “Il mestiere di vivere”, autore per me fondamentale nella mia formazione letteraria; il secondo motivo è che credo appunto che leggere sia “un mestiere”, al pari dello scrivere, richiede tempo e dedizione, molta cura nella scelta dei contenuti da proporre e nella scrittura
Col tempo ho capito che se vuoi davvero condividere con gli altri quello che leggi devi diventare più rigoroso e onesto, devi sì esprimere il tuo gusto personale ma devi anche argomentare le scelte e le valutazioni che esprimi, insomma devi usare dei criteri più oggettivi del mi piace/non mi piace se vuoi coinvolgere gli altri e rispettare l’autore/autrice.
2) In un libro, in uno scritto, entri in rigoroso silenzio come spettatrice della storia o con la passione rumorosa dei protagonisti?
Quando leggo un libro mi faccio coinvolgere del tutto! Mentre leggo, visualizzo i luoghi attraverso le descrizioni dell’autore, cerco di figurarmi le atmosfere, di pensare a come i personaggi si muovono negli ambienti. I personaggi mi coinvolgono molto: durante la lettura prendo degli appunti e cerco di comporre il loro identikit psicologico, riassumo le loro esperienze, provo a immaginare i loro sentimenti, insomma li rendo vivi. Di solito faccio due letture: la prima è veloce perché mi lascio trasportare dalla trama e dai suoi sviluppi. La seconda lettura è più lenta, è quella in cui prendo appunti, sottolineo i passaggi che ritengo importanti, traccio una mappa schematica della trama e ci inserisco i profili dei protagonisti. Un lavoro di analisi attento e minuzioso che mi serve poi nel processo di scrittura della recensione. Anche questa parte richiede tempo e cura, proprio perché cerco di esprimere la mia opinione ma basandomi sull’oggettività e il metodo, un procedere che mi porto dietro dagli studi universitari in ambito di critica letteraria.
3) C’è una storia narrata in un libro che, per qualsiasi ragione, avresti voluto vivere realmente sulla tua pelle?
Potrei dirtene molte, a partire dai romanzi di avventure che leggevo da adolescente (Salgari, Stevenson, Dumas, Verne… solo per citarne alcuni): quanto avrei voluto essere sul Nautilus insieme al capitano Nemo, o essere Marianna, la perla di Labuan… Mi facevano impazzire queste avventure, naturalmente seppure pericolose finivano tutte bene, gli eroi buoni si salvavano e da bambini/ragazzi questo fa bene al morale.Poi crescendo mi sono innamorata di altri personaggi più complessi e tormentati, e in alcune delle loro storie mi sarei volentieri calata. Tra i romanzi letti più recentemente mi sono immaginata nei panni di Violetta, la protagonista del romanzo “Cambiare l’acqua ai fiori” di Valérie Perrin. E’ un personaggio atipico e la sua storia, seppure dolorosa, mi ha molto colpita (però non avrei voluto vivere il lutto che la colpisce…). In generale mi succede di immedesimarmi in qualche personaggio ma sempre con il distacco di chi osserva da fuori.





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