Ciao Félix, grazie per la tua disponibilità.
Nel tuo blog e nei tuoi scritti si parla molto di arte, in tutte le sue forme, si respira arte, personaggi plasmati dall’arte, impregnati d’arte e di storie artistiche.

1) Credi sia più la cultura a dover definire e stabilire cosa sia arte o l’arte con la sua libertà d’espressione a ridisegnare e stabilire cosa sia la cultura?

L’arte viene sempre al primo posto. Ma la cultura è ciò che ci resta, e ci conviene averne molta, affinché l’arte continui ad emergere, sì. È uno di quei bellissimi circoli viziosi di cui amiamo prenderci cura dentro piccole gabbie, come per domarli. Più o meno quello che dici, provo a farlo sul blog. Io li chiamo ‘ritagli’: perforare la cultura finché l’artista (o la mia idea di artista, ovviamente) diventa visibile. Invece di fare una biografia del poeta César Vallejo, di cui ce ne sono già migliaia, amo immaginarlo su una spiaggia con i suoi due migliori amici parigini, mentre spedisce bottiglie nel nulla. E offro quella fantasia a chi mi legge.
[ Qui il link: Vallejo, Huidobro, Georgette, el verano ]

2) C’è quella frase, quel modo di dire; 
“Tutto è già stato detto.”
Ritieni sia veritiero o pensi che invece ci sia ancora qualcosa da dire, messaggi da dover mandare alle nuove generazioni?

Io lo cambierei in questo: ‘Tutto resta da dire’. E mi sento davvero così, perché altrimenti ogni giorno difficilmente riuscirei ad alzarmi e ad andare alla tastiera. Un’altra cosa è che quello che diciamo è già stato detto da altri. Ma in un altro modo, sempre in un altro modo. Sta qui la vera sfida, per ogni scrittore presente o futuro: nello stile, nel modo, nella forma. Lo sfondo ha sempre la consistenza dell’argilla universale, primordiale: morte, amore, odio. L’importante è come modelliamo questa nostra argilla, giorno per giorno, ora per ora. L’Ulisse di Joyce è una nuova configurazione magistrale di quello di Omero.

3) Si parla molto dell’intelligenza artificiale applicata al campo artistico, credi possa avere una qualche positivo risvolto o ritieni, come faccio io, che potrebbe essere un problema più serio e inquietante di quanto si dica?

La cosa non mi preoccupa più di tanto, Simon: pensa che la letteratura o qualsiasi altra espressione artistica ha impiegato millenni per preoccuparci. E l’intelligenza artificiale è una novità in questo mondo. C’è ancora molto, molto da sapere sui dettagli e sui litigi che sono alla base di ciò che scriviamo o creiamo. È una parvenu, oserei dire una dilettante, e può provocarci l’inquietudine di chi comincia ad affrontare insieme a noi qualcosa che ci appassiona. Ma poco più. Chiunque usi il linguaggio o il colore come strumenti artistici sa che una preposizione o un avverbio (o un’ombra e una tonalità) possono decidere cos’è un capolavoro. E ci vorrà molto tempo prima che l’intelligenza artificiale raggiunga quel livello; le occorrerà almeno ripercorrere quello stesso percorso che ha intrapreso l’intelligenza naturale. E a quel punto la tua preoccupazione e la mia non saranno più di questo mondo.

4 risposte a “TR3 – Risponde Félix Molina”

  1. Mi piace l’idea che l’AI sia una dilettante… per ora. Comunque, Artificiale, resterà per sempre, anche senza di noi.

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  2. Lo sfondo ha sempre la consistenza dell’argilla universale, primordiale: morte, amore, odio. L’importante è come modelliamo questa nostra argilla, giorno per giorno, ora per ora… Bravo Félix!

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