La vicenda narrata nel romanzo d’esordio di Fiammetta Palpati, La casa delle orfane bianche (Laurana, 2024), dura il tempo di una Quaresima. Inizia il mercoledì delle ceneri e finisce la domenica di Pasqua. Unità di tempo, quindi, e anche unità di luogo (l’interno di una casa ad Amelia, in Umbria) per questo che viene presentato come “romanzo in due atti e un intervallo galante”. Un testo originalissimo, sia per l’argomento trattato, sia per le caratteristiche delle protagoniste, sia per il modo in cui tutta la storia è sviluppata e narrata dall’autrice. Si tratta di tre donne di mezza età che a un certo momento della loro vita decidono di attuare un curioso tipo di cohousing: si ritirano nella casa di una di loro, appunto ad Amelia, insieme alle loro madri, tre donne anziane, variamente malate, pazze o dementi, in modo da farsi compagnia e aiutarsi nell’accudimento. L’impresa non è facile e tutta una serie di difficoltà (pratiche, caratteriali, filosofiche) vengono a ostacolarla. Si aggiungono successivamente una damigiana piena di una sostanza sospetta, una papera che viene dimenticata in cantina e che finisce per marcire, una cagna nevrotica, un’altra anziana in pessime condizioni che si spaccia per suora e per badante.

Tragico e grottesco insieme (una cifra stilistica che apprezzo particolarmente), il libro tocca temi di grande importanza: i rapporti madre-figlia, i rapporti amicali e solidali tra donne, la vecchiaia, la malattia, la morte. Senza tralasciare niente: le bizze infantili e le bizzarrie di tutte, in diverse gradazioni di età e di follia, il peso della cura, la sporcizia, il marciume, il disgusto. Vivere insieme è difficile, prendersi cura l’una dell’altra è difficile, affrontare i momenti più duri è difficile, ed è quello che le donne fanno, sempre. Non mancano asprezze, non mancano crisi, ma non manca nemmeno un filo di speranza.

Non mi sorprende che questo romanzo sia stato rifiutato, come l’autrice afferma nella nota finale, da molti editori, perché non corrisponde a nessun canone e non ha le caratteristiche della “narrativa di successo”; non mi sorprende nemmeno che sia stato segnalato nelle “Classifica di qualità” della rivista L’indiscreto, perché la qualità c’è, eccome. Un’ispirazione originale, una capacità descrittiva estremamente minuziosa, una lingua raffinata ma non pretenziosa. Congratulazioni e auguri a Fiammetta Palpati e alle sue Orfane bianche.

6 risposte a “La casa delle orfane bianche, di Fiammetta Palpati Recensione di Marisa Salabelle”

  1. […] La casa delle orfane bianche, di Fiammetta Palpati Recensione di Marisa Salabelle […]

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  2. Da questa splendida recensione, è un libro da leggere! Complimenti all’Autrice.

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